The article analyses the right to social security of prisoners working for prison administration, in the light of the recent reforms and case law. It focuses on the consequences produced on the social security protection system by the traditional doctrine of the “specialty” of prison labour that excluded the application of the labour law discipline. Despite the formal recognition to prisoners of almost the same rights of free workers, there still exist today significant administrative obstacles that prevent prisoners from enjoying important social insurances such as the unemployment benefit called “Naspi”. The prison administration and the National Institute for Social Security, ignoring the most recent reforms, have recently decided to deny the prisoners’ right to “Naspi”, recalling the peculiar organizational methods of prison work. The article analyses the litigation that arose from this decision, decided by labour judge competent after the important decision of the Constitutional Court 341/2006. This is a particularly relevant case law since the labour judges, for the first time in such an extensive way, have been called to deal with prison labour’s cases and with issues such as those related to the nature of prison labour and the rights of prisoners. L’articolo analizza il diritto alla previdenza sociale dei detenuti che lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria alla luce delle più recenti riforme del lavoro carcerario e della giurisprudenza. In particolare, si sofferma sulle conseguenze prodotte sul sistema delle tutele previdenziali dal superamento della tesi della “specialità” del lavoro carcerario che lo voleva estraneo alla comune disciplina giuslavoristica. A dispetto del formale riconoscimento ai detenuti di diritti equipollenti a quelli dei lavoratori liberi, sussistono ancora oggi rilevanti ostacoli di natura amministrativa che impediscono loro di godere di importanti tutele quali quelle contro la disoccupazione involontaria. Le peculiari modalità organizzative del lavoro carcerario, unita a una inappropriata resistenza ad accettare le innovazioni imposte dalle riforme, hanno indotto l’amministrazione penitenziaria e l’Inps a negare l’esistenza del diritto dei detenuti alla Naspi. L’articolo analizza il nutrito contenzioso che è derivato da tale decisione del quale si è occupato il giudice del lavoro, competente in materia dopo l’importante decisione della Corte Cost. 341/2006. Si tratta di un caso particolarmente rilevante dal momento che i giudici del lavoro, per la prima volta in maniera così estesa, sono stati chiamati a confrontarsi con tematiche per loro nuove, anche se molto familiari alla dottrina penitenziaristica, quali quelle relative alla natura del lavoro penitenziario e alle tutele spettanti ai lavoratori detenuti.

Lavoro, previdenza sociale, tutela contro la disoccupazione dei lavoratori detenuti nella giurisprudenza del giudice del lavoro / caputo. - In: LA LEGISLAZIONE PENALE. - ISSN 2421-552X. - ELETTRONICO. - (2023), pp. 1-18.

Lavoro, previdenza sociale, tutela contro la disoccupazione dei lavoratori detenuti nella giurisprudenza del giudice del lavoro

caputo
2023

Abstract

The article analyses the right to social security of prisoners working for prison administration, in the light of the recent reforms and case law. It focuses on the consequences produced on the social security protection system by the traditional doctrine of the “specialty” of prison labour that excluded the application of the labour law discipline. Despite the formal recognition to prisoners of almost the same rights of free workers, there still exist today significant administrative obstacles that prevent prisoners from enjoying important social insurances such as the unemployment benefit called “Naspi”. The prison administration and the National Institute for Social Security, ignoring the most recent reforms, have recently decided to deny the prisoners’ right to “Naspi”, recalling the peculiar organizational methods of prison work. The article analyses the litigation that arose from this decision, decided by labour judge competent after the important decision of the Constitutional Court 341/2006. This is a particularly relevant case law since the labour judges, for the first time in such an extensive way, have been called to deal with prison labour’s cases and with issues such as those related to the nature of prison labour and the rights of prisoners. L’articolo analizza il diritto alla previdenza sociale dei detenuti che lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria alla luce delle più recenti riforme del lavoro carcerario e della giurisprudenza. In particolare, si sofferma sulle conseguenze prodotte sul sistema delle tutele previdenziali dal superamento della tesi della “specialità” del lavoro carcerario che lo voleva estraneo alla comune disciplina giuslavoristica. A dispetto del formale riconoscimento ai detenuti di diritti equipollenti a quelli dei lavoratori liberi, sussistono ancora oggi rilevanti ostacoli di natura amministrativa che impediscono loro di godere di importanti tutele quali quelle contro la disoccupazione involontaria. Le peculiari modalità organizzative del lavoro carcerario, unita a una inappropriata resistenza ad accettare le innovazioni imposte dalle riforme, hanno indotto l’amministrazione penitenziaria e l’Inps a negare l’esistenza del diritto dei detenuti alla Naspi. L’articolo analizza il nutrito contenzioso che è derivato da tale decisione del quale si è occupato il giudice del lavoro, competente in materia dopo l’importante decisione della Corte Cost. 341/2006. Si tratta di un caso particolarmente rilevante dal momento che i giudici del lavoro, per la prima volta in maniera così estesa, sono stati chiamati a confrontarsi con tematiche per loro nuove, anche se molto familiari alla dottrina penitenziaristica, quali quelle relative alla natura del lavoro penitenziario e alle tutele spettanti ai lavoratori detenuti.
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18
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