Le società contemporanee si affidano in misura crescente alle opportunità create dalle tecnologie che rendono possibile la produzione, raccolta, elaborazione e riutilizzo di enormi dataset per ricavare inferenze spendibili negli ambiti più disparati. Fra questi vi è anche quello medico-sanitario, che ha visto un’accelerazione inusitata dei processi di digitalizzazione in coincidenza con l’avvento della pandemia di COVID-19. Tali processi hanno contribuito al consolidamento di quella che può essere definita come informational medicine, ovvero un paradigma che si basa in misura progressivamente crescente sulla raccolta e l’analisi di dati tratti dal corpo umano. In questo contesto va inquadrata l’emersione del digital phenotyping, ovvero la quantificazione di caratteristiche fenotipiche umane attraverso l’analisi dei dati offerti dai dispositivi digitali. Come evidenziato dalla letteratura specializzata in materia, il digital phenotyping può rivoluzionare il processo diagnostico-terapeutico, soprattutto nell’ambito della salute mentale, garantendo maggiore accuratezza e tempestività d’intervento. Tuttavia, l’emersione di questa innovativa dimensione rischia di sfumare i confini tra prevenzione e sorveglianza, rappresentando una minaccia concreta non solo per la sfera personale, ma anche, più in generale, sul piano della cybersecurity. All’interno di questo lavoro si descrivono in maniera più dettagliata i rischi che possono derivare dalla diffusione del digital phenotyping attraverso un raffronto costante tra i riscontri offerti dalla letteratura e il contesto giuridico di riferimento, tra cui, in particolare, la disciplina offerta dal Regolamento UE 2016/679.

Tra dataveillance e cybersecurity: il digital phenotyping alla prova del Regolamento UE 2016/679 / Botrugno, C. - In: RIVISTA ITALIANA DI INFORMATICA E DIRITTO. - ISSN 2704-7318. - ELETTRONICO. - 1:(2023), pp. 177-190.

Tra dataveillance e cybersecurity: il digital phenotyping alla prova del Regolamento UE 2016/679

Botrugno, C
2023

Abstract

Le società contemporanee si affidano in misura crescente alle opportunità create dalle tecnologie che rendono possibile la produzione, raccolta, elaborazione e riutilizzo di enormi dataset per ricavare inferenze spendibili negli ambiti più disparati. Fra questi vi è anche quello medico-sanitario, che ha visto un’accelerazione inusitata dei processi di digitalizzazione in coincidenza con l’avvento della pandemia di COVID-19. Tali processi hanno contribuito al consolidamento di quella che può essere definita come informational medicine, ovvero un paradigma che si basa in misura progressivamente crescente sulla raccolta e l’analisi di dati tratti dal corpo umano. In questo contesto va inquadrata l’emersione del digital phenotyping, ovvero la quantificazione di caratteristiche fenotipiche umane attraverso l’analisi dei dati offerti dai dispositivi digitali. Come evidenziato dalla letteratura specializzata in materia, il digital phenotyping può rivoluzionare il processo diagnostico-terapeutico, soprattutto nell’ambito della salute mentale, garantendo maggiore accuratezza e tempestività d’intervento. Tuttavia, l’emersione di questa innovativa dimensione rischia di sfumare i confini tra prevenzione e sorveglianza, rappresentando una minaccia concreta non solo per la sfera personale, ma anche, più in generale, sul piano della cybersecurity. All’interno di questo lavoro si descrivono in maniera più dettagliata i rischi che possono derivare dalla diffusione del digital phenotyping attraverso un raffronto costante tra i riscontri offerti dalla letteratura e il contesto giuridico di riferimento, tra cui, in particolare, la disciplina offerta dal Regolamento UE 2016/679.
2023
1
177
190
Botrugno, C
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