In un articolo del 2001, Daniela del Pesco ipotizzava un possibile intervento di Giuliano da Sangallo nel Succorpo del Duomo di Napoli, dove si trova la cappella voluta dal cardinale Oliviero Carafa (1430-1511) come suo luogo di sepoltura, artefice della traslazione delle reliquie di San Gennaro nel Duomo. Tramite il cardinale, giunto alla corte napoletana tra il 1479 e il 1480, Lorenzo il Magnifico si assumeva il ruolo di mediatore tra la Chiesa e la casa d’Aragona. Se la maggior parte della critica promuove il nome di Bramante, si sono proposte alcune alternative: dal Filangeri più portato ad immaginare un’attribuzione toscana della cappella, di Giuliano da Maiano, di Pontano come dello stesso Sangallo a C. L. Frommel che propone Baccio Pontelli, ad un più improbabile Fra Giocondo, secondo A. Pane. Molteplici invece le prove di Daniela Del Pesco, portate a suffragare l’ipotesi della presenza di Giuliano Sangallo nell’ideazione della cappella. Un particolare fino ad oggi trascurato, e che potrebbe costituire un nuovo elemento a favore di un intervento sangallesco, è costituito dal soffitto in cassettoni di marmo. La tipologia è classica dell’architettura greca, come nei Propilei di Mnesicle, la cui conoscenza era già nota grazie alle descrizioni e i disegni di Ciriaco de’ Pizzicolli, d’Ancona. Tasos Tanoulas li aveva già ritrovati, nel loro adattamento rinascimentale nel palazzo degli Acciaioli sull’Acropoli, per la costruzione della Villa medicea di Poggio a Caiano (1482?), di Giuliano da Sangallo. La Firenze laurenziana si era progressivamente “ellenizzata”. Chastel aveva già osservato come, nel momento in cui la cultura italiana si avvicinava impazientemente alle forme e alle idee dell’antichità, il genio dei Fiorentini era attratto dalla chiarezza e dall’eleganza dei Greci.
NOTE INTORNO ALLA CAPPELLA DEL SUCCORPO A NAPOLI, GIULIANO DA SANGALLO E I PROPILEI DI ATENE / Olimpia Ratto Vaquer. - In: HORTI HESPERIDUM. - ISSN 2239-4141. - STAMPA. - (2021), pp. 141-172.
NOTE INTORNO ALLA CAPPELLA DEL SUCCORPO A NAPOLI, GIULIANO DA SANGALLO E I PROPILEI DI ATENE
Olimpia Ratto Vaquer
2021
Abstract
In un articolo del 2001, Daniela del Pesco ipotizzava un possibile intervento di Giuliano da Sangallo nel Succorpo del Duomo di Napoli, dove si trova la cappella voluta dal cardinale Oliviero Carafa (1430-1511) come suo luogo di sepoltura, artefice della traslazione delle reliquie di San Gennaro nel Duomo. Tramite il cardinale, giunto alla corte napoletana tra il 1479 e il 1480, Lorenzo il Magnifico si assumeva il ruolo di mediatore tra la Chiesa e la casa d’Aragona. Se la maggior parte della critica promuove il nome di Bramante, si sono proposte alcune alternative: dal Filangeri più portato ad immaginare un’attribuzione toscana della cappella, di Giuliano da Maiano, di Pontano come dello stesso Sangallo a C. L. Frommel che propone Baccio Pontelli, ad un più improbabile Fra Giocondo, secondo A. Pane. Molteplici invece le prove di Daniela Del Pesco, portate a suffragare l’ipotesi della presenza di Giuliano Sangallo nell’ideazione della cappella. Un particolare fino ad oggi trascurato, e che potrebbe costituire un nuovo elemento a favore di un intervento sangallesco, è costituito dal soffitto in cassettoni di marmo. La tipologia è classica dell’architettura greca, come nei Propilei di Mnesicle, la cui conoscenza era già nota grazie alle descrizioni e i disegni di Ciriaco de’ Pizzicolli, d’Ancona. Tasos Tanoulas li aveva già ritrovati, nel loro adattamento rinascimentale nel palazzo degli Acciaioli sull’Acropoli, per la costruzione della Villa medicea di Poggio a Caiano (1482?), di Giuliano da Sangallo. La Firenze laurenziana si era progressivamente “ellenizzata”. Chastel aveva già osservato come, nel momento in cui la cultura italiana si avvicinava impazientemente alle forme e alle idee dell’antichità, il genio dei Fiorentini era attratto dalla chiarezza e dall’eleganza dei Greci.File | Dimensione | Formato | |
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