FUNGORUM MORE. Il fatto e il valore dell’interdipendenza

Abstract Lo stato di natura hobbesiano ruota intorno alla metafora degli uomini venuti su come funghi, fungorum more, che oblitera il potere generativo della madre e, con esso, la condizione umana della dipendenza. Fare i conti con questo immaginario fantasmatico e individuare un’alternativa ad esso, che rimetta al centro la questione dell’interdipendenza tra umani e tra umano e non umano, è uno degli obiettivi fondamentali di una parte del pensiero femminista contemporaneo, come bene mostra soprattutto Judith Butler. Concorrono a facilitare il compito di costruire un diverso immaginario gli studi  della micologia contemporanea sulla reale vita fungina e la capacità dei funghi di costruire un vero e proprio wood-wide web. L’articolo s’interroga, tuttavia, su potenzialità e limiti di un pensiero che continui a partire dal fatto biologico per arrivare a ricavarne implicazioni in termini di riconoscimento del valore dell’interdipendenza. The Hobbesian state of nature revolves around the metaphor of men having grown mushroom like, fungorum more. This metaphor removes form sight the generative power of the mother and, with it, the human condition of dependence. Confronting this phantasmatic imaginary and identifying an alternative to it is one of the fundamental aims of a part of contemporary feminist thought, as exemplified, in particular, by Judith Butler’s political philosophy. Studies in contemporary mycology on the real life of fungi and their ability to construct a true wood-wide web contribute to facilitating the task of building a different imaginary, centering on the issue of interdependence among humans and between human and non-human. The article, however, questions potentialities and limits of a political thought that turns the biological fact of interdependence into a value.