Le soluzioni congegnate dall’Inclusive Framework per rispondere alle sfide dell’economica digitale stanno imprimendo un’accelerazione senza precedenti al processo di adeguamento del diritto internazionale tributario all’evoluzione degli scambi e della tecnologia. Sullo sfondo comune di un’inedita considerazione unitaria del gruppo multinazionale, i Pillar, da un lato, redistribuiscono i poteri impositivi a favore degli Stati della fonte affiancando il criterio delle vendite a quello tradizionale della stabile organizzazione (Pillar 1) e, dall’altro, introducono un’imposta minima globale che, grazie ad un meccanismo di riscossione multilivello, elimina l’incentivo per gli Stati a ridurre l’imposizione societaria al di sotto di una certa soglia nel quadro della concorrenza fiscale dannosa (Pillar 2). Entrambi i congegni mirano a porre rimedio a prassi di BEPS di cui le multinazionali americane sono state le campionesse indiscusse: esse, grazie alla sostanziale disattivazione della legislazione CFC negli USA, hanno potuto sfruttare indisturbatamente, sia le deficienze della nozione tradizionale di stabile organizzazione, che i regimi impositivi privilegiati offerti dai paradisi fiscali e da taluni Stati europei. Non sorprende, quindi, che il processo di implementazione dei Pillar incontri la resistenza del Congresso americano mettendone a rischio (in specie per il Pillar 1) il successo. The solutions devised by the Inclusive Framework to address the challenges arising from the digitalisation of the economy are granting an unprecedented acceleration to international tax law progress. Against the backdrop of a unitary tax approach to multinationals, the Pillars reallocate taxing powers to Source States through the criterion of sales, alongside that of permanent establishment (Pillar 1), and introduce a Global Minimum Tax and a multi-level collection mechanism thereof which reduce the incentive for States to cut corporate taxation below a certain level in the context of harmful tax competition (Pillar 2). Both devices aim to stop certain BEPS practices of which American multinationals have been the undisputed champions: by making its CFC legislation toothless, the USA allowed its multinationals o exploit both the permanent establishment limits in scope and the preferential tax regimes offered by tax havens and certain EU states. It is therefore not surprising that the Pillars’ implementation process is facing the American Congress opposition, putting its success at risk (especially for Pillar 1).
La posizione USA sui Pilllar: il bacio della morte? / philip laroma jezzi. - In: GIURISPRUDENZA DELLE IMPOSTE. - ISSN 1826-2430. - ELETTRONICO. - XCVI:(2024), pp. 2.115-2.147.
La posizione USA sui Pilllar: il bacio della morte?
philip laroma jezzi
2024
Abstract
Le soluzioni congegnate dall’Inclusive Framework per rispondere alle sfide dell’economica digitale stanno imprimendo un’accelerazione senza precedenti al processo di adeguamento del diritto internazionale tributario all’evoluzione degli scambi e della tecnologia. Sullo sfondo comune di un’inedita considerazione unitaria del gruppo multinazionale, i Pillar, da un lato, redistribuiscono i poteri impositivi a favore degli Stati della fonte affiancando il criterio delle vendite a quello tradizionale della stabile organizzazione (Pillar 1) e, dall’altro, introducono un’imposta minima globale che, grazie ad un meccanismo di riscossione multilivello, elimina l’incentivo per gli Stati a ridurre l’imposizione societaria al di sotto di una certa soglia nel quadro della concorrenza fiscale dannosa (Pillar 2). Entrambi i congegni mirano a porre rimedio a prassi di BEPS di cui le multinazionali americane sono state le campionesse indiscusse: esse, grazie alla sostanziale disattivazione della legislazione CFC negli USA, hanno potuto sfruttare indisturbatamente, sia le deficienze della nozione tradizionale di stabile organizzazione, che i regimi impositivi privilegiati offerti dai paradisi fiscali e da taluni Stati europei. Non sorprende, quindi, che il processo di implementazione dei Pillar incontri la resistenza del Congresso americano mettendone a rischio (in specie per il Pillar 1) il successo. The solutions devised by the Inclusive Framework to address the challenges arising from the digitalisation of the economy are granting an unprecedented acceleration to international tax law progress. Against the backdrop of a unitary tax approach to multinationals, the Pillars reallocate taxing powers to Source States through the criterion of sales, alongside that of permanent establishment (Pillar 1), and introduce a Global Minimum Tax and a multi-level collection mechanism thereof which reduce the incentive for States to cut corporate taxation below a certain level in the context of harmful tax competition (Pillar 2). Both devices aim to stop certain BEPS practices of which American multinationals have been the undisputed champions: by making its CFC legislation toothless, the USA allowed its multinationals o exploit both the permanent establishment limits in scope and the preferential tax regimes offered by tax havens and certain EU states. It is therefore not surprising that the Pillars’ implementation process is facing the American Congress opposition, putting its success at risk (especially for Pillar 1).File | Dimensione | Formato | |
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