Nell’articolo propongo una lettura incrociata di alcuni saggi e racconti della scrittrice ungherese Zsófia Bán che si sviluppano attorno allo stesso nucleo di ricerca tematica e formale: la memoria della Shoah così come viene a configurarsi nella complessa relazione tra memoria individuale e collettiva, nonché la questione della sua rappresentabilità e narrabilità. Mostrerò come i concetti di narrazione negata e proiezione, proposti e approfonditi nella saggistica partendo in particolare dalle riflessioni teoriche di Marianne Hirsch, hanno ripercussioni sulle strategie narrative proposte da Bán. Queste ultime possono produrre un interessante effetto di mimesis della memoria, oppure mettere in discussione la reale corrispondenza tra memoria e realtà, o ancora proporre un uso degli elementi visivi con funzione metonimica con l’obiettivo di superare i limiti del dicibile. In this article, I propose a cross-reading of some essays and short stories by the Hungarian writer Zsófia Bán that revolve around the same thematic and formal research core: the memory of the Shoah as it is configured in the complex relationship between individual and collective memory, as well as in the question of its representability and narratability. I will show how the concepts of denied narration and projection, proposed and explored by Bán in her non-fiction reflections inspired in particular by the theoretical work of Marianne Hirsch, have repercussions on the narrative strategies implemented by Bán. These narrative strategies may produce an interesting effect of mimesis of memory, as well as question the actual correspondence between memory and reality, or propose the use of visual elements with a metonymic function to overcome the limits of the sayable.
L’elemento visivo come strumento per narrare la Shoah. Su alcuni saggi e racconti di Zsófia Bán / Claudia Tatasciore. - In: ANNALI DELL'ISTITUTO UNIVERSITARIO ORIENTALE DI NAPOLI. STUDI FINNO-UGRICI. - ISSN 1826-753X. - ELETTRONICO. - 2:(2022), pp. 0-0. [10.6093/1826-753X/9869]
L’elemento visivo come strumento per narrare la Shoah. Su alcuni saggi e racconti di Zsófia Bán
Claudia Tatasciore
2022
Abstract
Nell’articolo propongo una lettura incrociata di alcuni saggi e racconti della scrittrice ungherese Zsófia Bán che si sviluppano attorno allo stesso nucleo di ricerca tematica e formale: la memoria della Shoah così come viene a configurarsi nella complessa relazione tra memoria individuale e collettiva, nonché la questione della sua rappresentabilità e narrabilità. Mostrerò come i concetti di narrazione negata e proiezione, proposti e approfonditi nella saggistica partendo in particolare dalle riflessioni teoriche di Marianne Hirsch, hanno ripercussioni sulle strategie narrative proposte da Bán. Queste ultime possono produrre un interessante effetto di mimesis della memoria, oppure mettere in discussione la reale corrispondenza tra memoria e realtà, o ancora proporre un uso degli elementi visivi con funzione metonimica con l’obiettivo di superare i limiti del dicibile. In this article, I propose a cross-reading of some essays and short stories by the Hungarian writer Zsófia Bán that revolve around the same thematic and formal research core: the memory of the Shoah as it is configured in the complex relationship between individual and collective memory, as well as in the question of its representability and narratability. I will show how the concepts of denied narration and projection, proposed and explored by Bán in her non-fiction reflections inspired in particular by the theoretical work of Marianne Hirsch, have repercussions on the narrative strategies implemented by Bán. These narrative strategies may produce an interesting effect of mimesis of memory, as well as question the actual correspondence between memory and reality, or propose the use of visual elements with a metonymic function to overcome the limits of the sayable.| File | Dimensione | Formato | |
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