Cruciale storicamente tanto nei processi identitari e sociali quanto in forme sempre più aggiornate di sorveglianza dell’individuo, l’immagine fotografica del volto rappresenta oggi un territorio quanto mai controverso. La trasformazione del concetto di identità operata dai nuovi metodi di profilazione digitale – dei quali il riconoscimento facciale costituisce il punto di arrivo – nasconde infatti meccanismi di “cattura” del soggetto che si fondano su un’asimmetria senza precedenti tra la massima esposizione dell’individuo e l’opposta imperscrutabilità dell’apparato. A fronte di questa transizione della visibilità da strumento di autodeterminazione a fattore di vulnerabilità, l’articolo propone una valutazione critica del ruolo che la fotografia può svolgere entro un orizzonte di tattiche di resistenza alla disgregazione sociale e ai meccanismi coercitivi prodotti dalle nuove forme di monitoraggio. Progetti artistici recenti quali Capture (2020) di Paolo Cirio, Facial Weaponization Suite (2012) di Zach Blas e Lend Me Your Face! (2020) di Tamiko Thiel e /p sono assunti come esempi di una tendenza verso una radicale riconfigurazione del paradigma espositivo del soggetto, operata a partire da un’introduzione di istanze partecipative all’interno del medium fotografico. L’ambizione di queste opere a un ribilanciamento dei rapporti tra le funzioni repressive e civiche della fotografia apre così alla possibilità di creare piattaforme alternative di discussione, scambio e appartenenza sociale al riparo dalle predazioni del potere.
Facing Power. Fotografia, partecipazione e tattiche di resistenza artistica nella sorveglianza contemporanea / Daniel Borselli; Giorgia Ravaioli. - In: VISUAL CULTURE STUDIES. - ISSN 2724-2307. - STAMPA. - 5:(2023), pp. 115-132.
Facing Power. Fotografia, partecipazione e tattiche di resistenza artistica nella sorveglianza contemporanea
Daniel Borselli;
2023
Abstract
Cruciale storicamente tanto nei processi identitari e sociali quanto in forme sempre più aggiornate di sorveglianza dell’individuo, l’immagine fotografica del volto rappresenta oggi un territorio quanto mai controverso. La trasformazione del concetto di identità operata dai nuovi metodi di profilazione digitale – dei quali il riconoscimento facciale costituisce il punto di arrivo – nasconde infatti meccanismi di “cattura” del soggetto che si fondano su un’asimmetria senza precedenti tra la massima esposizione dell’individuo e l’opposta imperscrutabilità dell’apparato. A fronte di questa transizione della visibilità da strumento di autodeterminazione a fattore di vulnerabilità, l’articolo propone una valutazione critica del ruolo che la fotografia può svolgere entro un orizzonte di tattiche di resistenza alla disgregazione sociale e ai meccanismi coercitivi prodotti dalle nuove forme di monitoraggio. Progetti artistici recenti quali Capture (2020) di Paolo Cirio, Facial Weaponization Suite (2012) di Zach Blas e Lend Me Your Face! (2020) di Tamiko Thiel e /p sono assunti come esempi di una tendenza verso una radicale riconfigurazione del paradigma espositivo del soggetto, operata a partire da un’introduzione di istanze partecipative all’interno del medium fotografico. L’ambizione di queste opere a un ribilanciamento dei rapporti tra le funzioni repressive e civiche della fotografia apre così alla possibilità di creare piattaforme alternative di discussione, scambio e appartenenza sociale al riparo dalle predazioni del potere.File | Dimensione | Formato | |
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