L’articolo presenta un caso di studio particolare: prendendo le mosse da un celebre testo latino (949-954), il De ortu et tempore Antichristo, se ne analizzano sia le fonti, sia la diffusione, fino a scoprire che il nucleo generatore di un processo culturale ampio e articolato quale fu la sacralizzazione messianica della figura dell’imperatore occidentale risiede, in definitiva, nell’appassionata invenzione di un monaco siriano melchita che si trovò a vivere l’avanzata delle truppe islamiche nel suo territorio. Paradossalmente, insomma, si potrebbe affermare che nell’ambiente melchita siriaco del tardo VII secolo furono distillate le linee portanti dell’outillage chiliastico che attecchirono, con straordinario successo, nella pars Occidentis generando l’identificazione del kathecon con l’Impero, attribuendo agli imperatori il ruolo messianico di Ultimo Imperatore, sostanziando l’equivalenza tra cristiano e romano in senso oramai del tutto latino e, infine, dando una precisa identità etnica alla figura dell’anticristo e dei suoi precursori. Il nucleo narrativo originale, rimbalzando di testo in testo, di contesto in contesto, finì infatti per sganciarsi dalla memoria della propria nascita e, a sua volta, determinò l’insorgere e l’affermarsi degli stereotipi appena ricordati e che ebbero un enorme impatto culturale e una lunghissima vita. La portata di una simile elaborazione retorica non rischia di essere esagerata: basti ricordare che la demonologia politica novecentesca ha giudicato Stalin e Lenin “come personificazioni dell’Anticristo”. The article presents a particular case study: starting from a famous Latin text (949-954), the De ortu et tempore Antichristo, both its sources and dissemination are analyzed, until discover that the generating nucleus of a broad and articulated cultural process such as was the messianic sacralization of the figure of the Western emperor resides, ultimately, in the passionate invention of a Melkite Syrian monk who found himself experiencing the advance of the Islamic troops in his territory. Paradoxically, in short, it could be argued that. in the Melkite Syriac milieu of the late 7th century were distilled the mainlines of the outillage chiliastic that took root, with extraordinary success, in the pars Occidentis generating the identification of the kathecon with the Empire, attributing to the emperors the messianic role of the Last Emperor, substantiating the equivalence of Christian and Roman in a sense now entirely Latin and, finally, giving a precise ethnic identity to the figure of the antichrist and his precursors. The original narrative core, bouncing from text to text, from context to context, ended up in fact disengage itself from the memory of its own birth and, in turn, determined the emergence and establishment of the stereotypes just recalled and which had an enormous cultural impact and a very long life. The scope of such rhetorical elaboration is not in danger of being exaggerated: suffice it to recall that the twentieth-century political demonology judged Stalin and Lenin "as personifications of the Antichrist".
L'uomo della Provvidenza: eziologia di un mito dalla Siria all'Impero occidentale / isabella gagliardi. - In: RSSM RIVISTA DI STUDI STORICI DEL MEDITERRANEO. - ISSN 3034-9613. - STAMPA. - anno 1:(2024), pp. 189-202.
L'uomo della Provvidenza: eziologia di un mito dalla Siria all'Impero occidentale
isabella gagliardi
2024
Abstract
L’articolo presenta un caso di studio particolare: prendendo le mosse da un celebre testo latino (949-954), il De ortu et tempore Antichristo, se ne analizzano sia le fonti, sia la diffusione, fino a scoprire che il nucleo generatore di un processo culturale ampio e articolato quale fu la sacralizzazione messianica della figura dell’imperatore occidentale risiede, in definitiva, nell’appassionata invenzione di un monaco siriano melchita che si trovò a vivere l’avanzata delle truppe islamiche nel suo territorio. Paradossalmente, insomma, si potrebbe affermare che nell’ambiente melchita siriaco del tardo VII secolo furono distillate le linee portanti dell’outillage chiliastico che attecchirono, con straordinario successo, nella pars Occidentis generando l’identificazione del kathecon con l’Impero, attribuendo agli imperatori il ruolo messianico di Ultimo Imperatore, sostanziando l’equivalenza tra cristiano e romano in senso oramai del tutto latino e, infine, dando una precisa identità etnica alla figura dell’anticristo e dei suoi precursori. Il nucleo narrativo originale, rimbalzando di testo in testo, di contesto in contesto, finì infatti per sganciarsi dalla memoria della propria nascita e, a sua volta, determinò l’insorgere e l’affermarsi degli stereotipi appena ricordati e che ebbero un enorme impatto culturale e una lunghissima vita. La portata di una simile elaborazione retorica non rischia di essere esagerata: basti ricordare che la demonologia politica novecentesca ha giudicato Stalin e Lenin “come personificazioni dell’Anticristo”. The article presents a particular case study: starting from a famous Latin text (949-954), the De ortu et tempore Antichristo, both its sources and dissemination are analyzed, until discover that the generating nucleus of a broad and articulated cultural process such as was the messianic sacralization of the figure of the Western emperor resides, ultimately, in the passionate invention of a Melkite Syrian monk who found himself experiencing the advance of the Islamic troops in his territory. Paradoxically, in short, it could be argued that. in the Melkite Syriac milieu of the late 7th century were distilled the mainlines of the outillage chiliastic that took root, with extraordinary success, in the pars Occidentis generating the identification of the kathecon with the Empire, attributing to the emperors the messianic role of the Last Emperor, substantiating the equivalence of Christian and Roman in a sense now entirely Latin and, finally, giving a precise ethnic identity to the figure of the antichrist and his precursors. The original narrative core, bouncing from text to text, from context to context, ended up in fact disengage itself from the memory of its own birth and, in turn, determined the emergence and establishment of the stereotypes just recalled and which had an enormous cultural impact and a very long life. The scope of such rhetorical elaboration is not in danger of being exaggerated: suffice it to recall that the twentieth-century political demonology judged Stalin and Lenin "as personifications of the Antichrist".File | Dimensione | Formato | |
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