La figura di Orfeo, amante imprudente e poeta saggio, può essere vista come sintesi degli aspetti portanti dell’ideologia del Canzoniere petrarchesco. L’immagine ricorrente del volgersi indietro e l’idea della poesia come unione di eloquentia e sapientia nei testi politici indicano che Orfeo assume il ruolo di controfigura del protagonista sul piano della storia d’amore, della creazione poetica e dell’impegno civile. Tuttavia, se si tiene conto della diacronia del racconto autobiografico, si può constatare che la riformulazione del mito di Orfeo sfuma progressivamente nel superamento dell’idea di una poesia erede del canto civilizzatore dei poeti teologi per approdare a una visione esclusivamente soggettiva e interiore, individuale. Nello stesso tempo, questa riformulazione non è compatibile né con la sorte tragica e senza appello descritta da Virgilio nelle Georgiche e neppure con l’epilogo idilliaco aggiunto da Ovidio nelle Metamorfosi, in cui Orfeo abbraccia Euridice spinto ancora dal desiderio («cupidis ulnis»). Dopo la morte dell’amata, ormai libero dall’urgenza di un contatto sensoriale, l’amante finisce per aspirare a una forma di ricongiungimento oltre la vita terrena che consiste nella contemplazione facie ad faciem attraverso l’oculus mentis, dimostrando la distanza dell’escatologia cristiana dalla cultura pagana.
«Orpheus alter». La riformulazione del mito di Orfeo nel Canzoniere di Petrarca / Maria Sofia Lannutti. - In: GIORNALE STORICO DELLA LETTERATURA ITALIANA. - ISSN 0017-0496. - STAMPA. - 141:(2024), pp. 161-201.
«Orpheus alter». La riformulazione del mito di Orfeo nel Canzoniere di Petrarca
Maria Sofia Lannutti
2024
Abstract
La figura di Orfeo, amante imprudente e poeta saggio, può essere vista come sintesi degli aspetti portanti dell’ideologia del Canzoniere petrarchesco. L’immagine ricorrente del volgersi indietro e l’idea della poesia come unione di eloquentia e sapientia nei testi politici indicano che Orfeo assume il ruolo di controfigura del protagonista sul piano della storia d’amore, della creazione poetica e dell’impegno civile. Tuttavia, se si tiene conto della diacronia del racconto autobiografico, si può constatare che la riformulazione del mito di Orfeo sfuma progressivamente nel superamento dell’idea di una poesia erede del canto civilizzatore dei poeti teologi per approdare a una visione esclusivamente soggettiva e interiore, individuale. Nello stesso tempo, questa riformulazione non è compatibile né con la sorte tragica e senza appello descritta da Virgilio nelle Georgiche e neppure con l’epilogo idilliaco aggiunto da Ovidio nelle Metamorfosi, in cui Orfeo abbraccia Euridice spinto ancora dal desiderio («cupidis ulnis»). Dopo la morte dell’amata, ormai libero dall’urgenza di un contatto sensoriale, l’amante finisce per aspirare a una forma di ricongiungimento oltre la vita terrena che consiste nella contemplazione facie ad faciem attraverso l’oculus mentis, dimostrando la distanza dell’escatologia cristiana dalla cultura pagana.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.