Il saggio si concentra sulla letteratura come dispositivo metadiscorsivo per il cinema. Nel caso del cinema d'autore, l'istanza di uno sguardo autoriale sembra essere stata sollecitata dalla scrittura letteraria, ben al di là delle pratiche più o meno consuete dell'adattamento. Se già il romanzo realista, come suggeriva Barthes, ha utilizzato il “modello della pittura” per definire il suo statuto e il suo orizzonte rappresentativo, il cinema ha spesso ripreso questo particolare rapporto intermedio per interrogare e sollecitare i confini del visibile, tra realtà e immaginazione, illusionismo mimetico e trasfigurazione espressiva. Nello specifico, questo nodo teorico viene declinato in una situazione-tipo, messa in scena dalla letteratura e poi dal cinema, che ha al centro il rapporto tra il pittore e la modella. Due film lontani nel tempo ma frutto di una stessa istanza fortemente autoriale vengono quindi indagati nei “due tempi” del saggio: da un lato Michael di Carl Th. Dreyer (1924), con le sue soluzioni visive innovative per il cinema del periodo, dall'altro La Belle Noiseuse di Jacques Rivette (1991), che fa i conti con l'eredità della Nouvelle vague e si misura con Il capolavoro sconosciuto di Balzac, per proporre una riflessione sulla creazione artistica e su alcune questioni centrali dell'estetica occidentale.

La bella scontrosa. La letteratura incarnata e il cinema d'autore / Anna Masecchia. - In: MODERNA. - ISSN 1128-6326. - XXIII:(2021), pp. 167-181.

La bella scontrosa. La letteratura incarnata e il cinema d'autore

Anna Masecchia
2021

Abstract

Il saggio si concentra sulla letteratura come dispositivo metadiscorsivo per il cinema. Nel caso del cinema d'autore, l'istanza di uno sguardo autoriale sembra essere stata sollecitata dalla scrittura letteraria, ben al di là delle pratiche più o meno consuete dell'adattamento. Se già il romanzo realista, come suggeriva Barthes, ha utilizzato il “modello della pittura” per definire il suo statuto e il suo orizzonte rappresentativo, il cinema ha spesso ripreso questo particolare rapporto intermedio per interrogare e sollecitare i confini del visibile, tra realtà e immaginazione, illusionismo mimetico e trasfigurazione espressiva. Nello specifico, questo nodo teorico viene declinato in una situazione-tipo, messa in scena dalla letteratura e poi dal cinema, che ha al centro il rapporto tra il pittore e la modella. Due film lontani nel tempo ma frutto di una stessa istanza fortemente autoriale vengono quindi indagati nei “due tempi” del saggio: da un lato Michael di Carl Th. Dreyer (1924), con le sue soluzioni visive innovative per il cinema del periodo, dall'altro La Belle Noiseuse di Jacques Rivette (1991), che fa i conti con l'eredità della Nouvelle vague e si misura con Il capolavoro sconosciuto di Balzac, per proporre una riflessione sulla creazione artistica e su alcune questioni centrali dell'estetica occidentale.
2021
XXIII
167
181
Anna Masecchia
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