Pensato e scritto per il numero monografico Amore/Love della rivista «Fata Morgana», l’articolo propone l’analisi della scena d’amore e di sesso tra Ricky e Marina, i protagonisti di ¡Átame! (Legami!) di Pedro Almodóvar (1990). Una scena significativamente condannata dai censori nel contesto distributivo statunitense che ci aiuta a riflettere – come forse tutto il lavoro del regista spagnolo – sulle molteplici implicazioni della presenza dell’amore nel cinema. Innanzitutto, il modo in cui la scena è preparata dalle sequenze precedenti consente di evidenziare come spesso la sensibilità contemporanea di Almodóvar implichi, nell’affrontare “l’amore nel cinema”, uno scavalcamento dei confini tra melodramma e commedia. Un superamento che nel suo cinema diventa necessario per proporre una riflessione su di un tipo di amore, fuori o dentro la coppia, che non risponde ai canoni della “normalità” e che può assumere, reagendo al discorso sulla sessualità proprio dell’occidente borghese, un valore quasi utopico. In secondo luogo, l’immagine prismatica che riflette l’intreccio dei corpi dei due protagonisti mentre si amano, consente una riflessione più ampia sulla natura della rappresentazione cinematografica tout court (“l’amore per il cinema”) e sembra dirci che, malgrado l’utilizzo di un mezzo che appartiene in pieno all’epoca della riproducibilità tecnica, ogni creazione è una riproduzione (come quella dell’essere umano?) non meccanica e sempre e comunque originale.

Amore e rappresentazione in Légami! di Pedro Almodóvar / MASECCHIA, ANNA. - In: FATA MORGANA. - ISSN 1970-5786. - IX:(2015), pp. 215-220.

Amore e rappresentazione in Légami! di Pedro Almodóvar

MASECCHIA, ANNA
2015

Abstract

Pensato e scritto per il numero monografico Amore/Love della rivista «Fata Morgana», l’articolo propone l’analisi della scena d’amore e di sesso tra Ricky e Marina, i protagonisti di ¡Átame! (Legami!) di Pedro Almodóvar (1990). Una scena significativamente condannata dai censori nel contesto distributivo statunitense che ci aiuta a riflettere – come forse tutto il lavoro del regista spagnolo – sulle molteplici implicazioni della presenza dell’amore nel cinema. Innanzitutto, il modo in cui la scena è preparata dalle sequenze precedenti consente di evidenziare come spesso la sensibilità contemporanea di Almodóvar implichi, nell’affrontare “l’amore nel cinema”, uno scavalcamento dei confini tra melodramma e commedia. Un superamento che nel suo cinema diventa necessario per proporre una riflessione su di un tipo di amore, fuori o dentro la coppia, che non risponde ai canoni della “normalità” e che può assumere, reagendo al discorso sulla sessualità proprio dell’occidente borghese, un valore quasi utopico. In secondo luogo, l’immagine prismatica che riflette l’intreccio dei corpi dei due protagonisti mentre si amano, consente una riflessione più ampia sulla natura della rappresentazione cinematografica tout court (“l’amore per il cinema”) e sembra dirci che, malgrado l’utilizzo di un mezzo che appartiene in pieno all’epoca della riproducibilità tecnica, ogni creazione è una riproduzione (come quella dell’essere umano?) non meccanica e sempre e comunque originale.
2015
IX
215
220
MASECCHIA, ANNA
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