Il contributo intende fornire un inquadramento e una sintesi delle più recenti acquisizioni inerenti ai modi insediativi che hanno caratterizzato le diverse realtà istituzionali della Sardegna nel Basso Medioevo, in stretta correlazione all’evoluzione del contesto demografico, politico e socio-economico. Fra gli anni ’70 e ’90 del secolo scorso, lo sviluppo della demografia storica ha dato avvio a numerose ricerche e pubblicazioni sul popolamento delle città e delle campagne della Sardegna medievale. Al contempo, il progresso della storia economica e delle indagini sulla cultura materiale ha fatto convergere l’attenzione sul tema dell’insediamento e, in particolare, sul fenomeno dell’abbandono dei villaggi, mentre il parallelo consolidamento disciplinare dell’archeologia medievale ha contribuito a rafforzare una fruttuosa collaborazione interdisciplinare tra ricerca storica e archeologica. Il lavoro svolto, nell’ultimo trentennio, dalle scuole di storia e archeologia medievale delle Università di Cagliari e Sassari permette dunque di scorgere nuove problematiche e prospettive di ricerca sulle città, i villaggi e i centri minori dell’isola nel Basso Medioevo. Il panorama insediativo della Sardegna tra Alto Medioevo ed età giudicale appare caratterizzato da un popolamento sparso e articolato in una fitta rete di piccoli villaggi. La crescita della popolazione determinò la colonizzazione di nuovi territori e indusse profondi mutamenti in una realtà rurale nel complesso estranea a una significativa tradizione urbana, favorita e condizionata soprattutto dall’espansione economico-commerciale e politica di Pisa e Genova nel Duecento. Emersero allora quelle sette località (Alghero, Sassari, Castelgenovese, Bosa, Oristano, Villa di Chiesa e Cagliari) che avrebbero successivamente adottato il modello iberico-catalano e assunto lo status giuridico di città regie. Intanto, la complicata feudalizzazione del territorio dopo la conquista catalano-aragonese, la crisi demografica correlata alle endemiche epidemie di peste, le lunghe guerre tra Corona d’Aragona, Pisa e Giudicato di Arborea e la conseguente crisi economica causarono, nel corso del XIV e del XV secolo, la scomparsa di numerosi piccoli villaggi rurali e la concentrazione della popolazione in grossi centri di alcune migliaia di abitanti. Una scomparsa dalle fonti ma, sovente, non dalla toponomastica e dalla memoria collettiva delle genti che avrebbero continuato a frequentare quei territori.
Villaggi, centri minori e città nella Sardegna bassomedievale. Demografia, economia, società (XI-XV secolo) / Francesco Borghero. - STAMPA. - (2023), pp. 15-21. (Intervento presentato al convegno IX Ciclo di Studi Medievali tenutosi a Firenze nel 6-7 giugno 2023).
Villaggi, centri minori e città nella Sardegna bassomedievale. Demografia, economia, società (XI-XV secolo)
Francesco Borghero
2023
Abstract
Il contributo intende fornire un inquadramento e una sintesi delle più recenti acquisizioni inerenti ai modi insediativi che hanno caratterizzato le diverse realtà istituzionali della Sardegna nel Basso Medioevo, in stretta correlazione all’evoluzione del contesto demografico, politico e socio-economico. Fra gli anni ’70 e ’90 del secolo scorso, lo sviluppo della demografia storica ha dato avvio a numerose ricerche e pubblicazioni sul popolamento delle città e delle campagne della Sardegna medievale. Al contempo, il progresso della storia economica e delle indagini sulla cultura materiale ha fatto convergere l’attenzione sul tema dell’insediamento e, in particolare, sul fenomeno dell’abbandono dei villaggi, mentre il parallelo consolidamento disciplinare dell’archeologia medievale ha contribuito a rafforzare una fruttuosa collaborazione interdisciplinare tra ricerca storica e archeologica. Il lavoro svolto, nell’ultimo trentennio, dalle scuole di storia e archeologia medievale delle Università di Cagliari e Sassari permette dunque di scorgere nuove problematiche e prospettive di ricerca sulle città, i villaggi e i centri minori dell’isola nel Basso Medioevo. Il panorama insediativo della Sardegna tra Alto Medioevo ed età giudicale appare caratterizzato da un popolamento sparso e articolato in una fitta rete di piccoli villaggi. La crescita della popolazione determinò la colonizzazione di nuovi territori e indusse profondi mutamenti in una realtà rurale nel complesso estranea a una significativa tradizione urbana, favorita e condizionata soprattutto dall’espansione economico-commerciale e politica di Pisa e Genova nel Duecento. Emersero allora quelle sette località (Alghero, Sassari, Castelgenovese, Bosa, Oristano, Villa di Chiesa e Cagliari) che avrebbero successivamente adottato il modello iberico-catalano e assunto lo status giuridico di città regie. Intanto, la complicata feudalizzazione del territorio dopo la conquista catalano-aragonese, la crisi demografica correlata alle endemiche epidemie di peste, le lunghe guerre tra Corona d’Aragona, Pisa e Giudicato di Arborea e la conseguente crisi economica causarono, nel corso del XIV e del XV secolo, la scomparsa di numerosi piccoli villaggi rurali e la concentrazione della popolazione in grossi centri di alcune migliaia di abitanti. Una scomparsa dalle fonti ma, sovente, non dalla toponomastica e dalla memoria collettiva delle genti che avrebbero continuato a frequentare quei territori.| File | Dimensione | Formato | |
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