Pubblicata a Firenze tra il febbraio e l'ottobre del 1919, la rivista mensile “Il Centone” fu fondata e diretta da due giovanissimi intellettuali provenienti, in vario modo, dalle fila del Futurismo fiorentino, il pittore e scrittore Primo Conti (1900-1988) e il letterato e critico d'arte Corrado Pavolini (1898-1980), a cui si unirono alcuni giovani letterati e artisti di ambito toscano, tra cui i pittori Ottone Rosai e Achille Lega, che contribuirono alla rivista sia con testi sia con dipinti e xilografie, i quali furono riprodotti a corredo del mensile e, in alcuni casi, anche in copertina. Priva di una linea programmatica definita, la rivista uscì in soli quattro fascicoli, a cui seguì, la pubblicazione della prima monografia dedicata a Primo Conti, introdotta da un testo critico di Pavolini, che rappresentò l'unica uscita di una progettata serie di monografie dedicate all'arte figurativa, edita “a cura della Rivista Il Centone”. Nonostante la breve durata e le rare uscite, “Il Centone” rappresentò un significativo momento di riflessione culturale, e in un certo senso di ricerca di identità, di alcuni giovani artisti toscani della linea avanguardistica ansiosi di dare una nuova risposta al significato stesso della propria ricerca, all'indomani della Prima guerra mondiale, del tutto in linea, quindi, con alcuni filoni culturali nazionali ed internazionali del tempo, incentrati sulla volontà di ricostruzione dell'unità delle forme e sul superamento delle avanguardie, in un clima diffuso di “ritorno all'ordine”. Questa ambiguità di linea della rivista era rappresentata dalle differenti posizioni dei suoi principali animatori: se Pavolini avvertiva la necessità di un cambiamento rispetto alle posizioni dell'avanguardia, Conti, invece, sentiva ancora forte il legame con il Futurismo, pur esprimendo un desiderio di indipendenza e di ritorno ad un “primitivismo verginale” di matrice toscana. Questa incertezza appare anche nel confronto con la pittura metafisica di Giorgio de Chirico e Carlo Carrà. Infatti se da una parte, dalle pagine di “Il Centone”, sia Pavolini che Conti criticavano duramente la rivista “Valori Plastici”, schierandosi “contro la metafisica in arte”, dall'altra lo stesso Conti sembrava risentire di quel clima “metafisico” di ricostruzione delle forme, arrivando proprio allora a quella che molti anni dopo avrebbe definito come “una specie di Metafisica uscita dal Futurismo come un urlo, un rigurgito da bassa plebe”. L'articolo mira alla ricostruzione dettagliata della storia e delle dinamiche interne alla rivista “Il Centone”, la quale si inserisce in un momento davvero nodale della storia culturale e artistica italiana e internazionale. Il saggio intende inoltre chiarire quali fossero le linee culturali dei principali animatori della rivista, e allo stesso tempo le affinità e le divergenze con i maggiori esponenti della cultura artistica italiana del tempo, divisa tra una riproposizione dei vecchi schemi avanguardistici dell'anteguerra e un nuovo sentimento di ricostruzione delle forme, secondo un'idea di classicità e di sospensione metafisica.
La rivista fiorentina “Il Centone” (1919): oltre il Futurismo verso una “verginità di grado superiore” / Greco Emanuele. - In: RIVISTA DI LETTERATURE MODERNE E COMPARATE. - ISSN 0391-2108. - STAMPA. - LXXVII:(2024), pp. 47-58.
La rivista fiorentina “Il Centone” (1919): oltre il Futurismo verso una “verginità di grado superiore”
Greco Emanuele
2024
Abstract
Pubblicata a Firenze tra il febbraio e l'ottobre del 1919, la rivista mensile “Il Centone” fu fondata e diretta da due giovanissimi intellettuali provenienti, in vario modo, dalle fila del Futurismo fiorentino, il pittore e scrittore Primo Conti (1900-1988) e il letterato e critico d'arte Corrado Pavolini (1898-1980), a cui si unirono alcuni giovani letterati e artisti di ambito toscano, tra cui i pittori Ottone Rosai e Achille Lega, che contribuirono alla rivista sia con testi sia con dipinti e xilografie, i quali furono riprodotti a corredo del mensile e, in alcuni casi, anche in copertina. Priva di una linea programmatica definita, la rivista uscì in soli quattro fascicoli, a cui seguì, la pubblicazione della prima monografia dedicata a Primo Conti, introdotta da un testo critico di Pavolini, che rappresentò l'unica uscita di una progettata serie di monografie dedicate all'arte figurativa, edita “a cura della Rivista Il Centone”. Nonostante la breve durata e le rare uscite, “Il Centone” rappresentò un significativo momento di riflessione culturale, e in un certo senso di ricerca di identità, di alcuni giovani artisti toscani della linea avanguardistica ansiosi di dare una nuova risposta al significato stesso della propria ricerca, all'indomani della Prima guerra mondiale, del tutto in linea, quindi, con alcuni filoni culturali nazionali ed internazionali del tempo, incentrati sulla volontà di ricostruzione dell'unità delle forme e sul superamento delle avanguardie, in un clima diffuso di “ritorno all'ordine”. Questa ambiguità di linea della rivista era rappresentata dalle differenti posizioni dei suoi principali animatori: se Pavolini avvertiva la necessità di un cambiamento rispetto alle posizioni dell'avanguardia, Conti, invece, sentiva ancora forte il legame con il Futurismo, pur esprimendo un desiderio di indipendenza e di ritorno ad un “primitivismo verginale” di matrice toscana. Questa incertezza appare anche nel confronto con la pittura metafisica di Giorgio de Chirico e Carlo Carrà. Infatti se da una parte, dalle pagine di “Il Centone”, sia Pavolini che Conti criticavano duramente la rivista “Valori Plastici”, schierandosi “contro la metafisica in arte”, dall'altra lo stesso Conti sembrava risentire di quel clima “metafisico” di ricostruzione delle forme, arrivando proprio allora a quella che molti anni dopo avrebbe definito come “una specie di Metafisica uscita dal Futurismo come un urlo, un rigurgito da bassa plebe”. L'articolo mira alla ricostruzione dettagliata della storia e delle dinamiche interne alla rivista “Il Centone”, la quale si inserisce in un momento davvero nodale della storia culturale e artistica italiana e internazionale. Il saggio intende inoltre chiarire quali fossero le linee culturali dei principali animatori della rivista, e allo stesso tempo le affinità e le divergenze con i maggiori esponenti della cultura artistica italiana del tempo, divisa tra una riproposizione dei vecchi schemi avanguardistici dell'anteguerra e un nuovo sentimento di ricostruzione delle forme, secondo un'idea di classicità e di sospensione metafisica.File | Dimensione | Formato | |
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