La parola “idrogeologico”, associata al rischio è passata dall’essere un termine tecnico a una di uso corrente nel giro di pochi anni. Il termine, nato e utilizzato solamente in Italia, designa principalmente due tipi di rischio: le frane (che a loro volta si articolano in tipologie anche molto differenti) e le alluvioni. Anche altri rischi come le voragini di sprofondamento, o sinkholes, sono inclusi sotto l’ombrello del dissesto idrogeologico, ma essendo meno diffusi e, complessivamente a livello nazionale, meno dannosi, sono spesso non menzionati. Il massimo comun divisore tra frane e alluvioni è l’interazione tra le piogge (“idro”) e la geologia (“geo”) e come questi due elementi, in determinate condizioni, possano portare a eventi distruttivi. Sebbene certe frane possano essere considerate come delle alluvioni con un eccezionale trasporto solido (o, viceversa, certe alluvioni possano essere paragonate a delle frane con un elevatissimo contenuto d’acqua), i due tipi di fenomeno sono sufficientemente distinti da necessitare di interventi di mitigazione differenti. La familiarità acquisita con il termine idrogeologico è stata imposta dalla cronaca che ci sottopone con frequenza crescente notizie e immagini di frane e alluvioni. Ne è un esempio ciò che è avvenuto a partire dalla notte del 2 maggio 2023 in Emilia-Romagna in cui, in certe zone, sono piovuti 200 mm di pioggia in 48 ore, il corrispettivo di un’intera primavera concentrato in due giorni. In termini più concreti, è come se in un fazzoletto di terra di un metro di lato venissero versati nell’arco di due giorni duecento litri d’acqua, poco più di due litri ogni mezz’ora. E lo stesso nel fazzoletto accanto, e in quello accanto ancora. Nell'articolo, proprio attraverso la lente dei suddetti eventi in Emilia-Romagna, verranno affrontati nel contesto dei cambiamenti climatici gli interrogativi che sempre, in occasioni come questa, la società pone alle amministrazioni e a tecnici e scienziati cioè determinare le cause (e di conseguenza le responsabilità) e individuare soluzioni per impedire che risucceda in futuro.
Dissesto Idrogeologico / Emanuele Intrieri; Carlo Alberto Garzonio. - In: QCR. QUADERNI DEL CIRCOLO ROSSELLI. - ISSN 1123-9700. - STAMPA. - (2023), pp. 91-100.
Dissesto Idrogeologico
Emanuele Intrieri;Carlo Alberto Garzonio
2023
Abstract
La parola “idrogeologico”, associata al rischio è passata dall’essere un termine tecnico a una di uso corrente nel giro di pochi anni. Il termine, nato e utilizzato solamente in Italia, designa principalmente due tipi di rischio: le frane (che a loro volta si articolano in tipologie anche molto differenti) e le alluvioni. Anche altri rischi come le voragini di sprofondamento, o sinkholes, sono inclusi sotto l’ombrello del dissesto idrogeologico, ma essendo meno diffusi e, complessivamente a livello nazionale, meno dannosi, sono spesso non menzionati. Il massimo comun divisore tra frane e alluvioni è l’interazione tra le piogge (“idro”) e la geologia (“geo”) e come questi due elementi, in determinate condizioni, possano portare a eventi distruttivi. Sebbene certe frane possano essere considerate come delle alluvioni con un eccezionale trasporto solido (o, viceversa, certe alluvioni possano essere paragonate a delle frane con un elevatissimo contenuto d’acqua), i due tipi di fenomeno sono sufficientemente distinti da necessitare di interventi di mitigazione differenti. La familiarità acquisita con il termine idrogeologico è stata imposta dalla cronaca che ci sottopone con frequenza crescente notizie e immagini di frane e alluvioni. Ne è un esempio ciò che è avvenuto a partire dalla notte del 2 maggio 2023 in Emilia-Romagna in cui, in certe zone, sono piovuti 200 mm di pioggia in 48 ore, il corrispettivo di un’intera primavera concentrato in due giorni. In termini più concreti, è come se in un fazzoletto di terra di un metro di lato venissero versati nell’arco di due giorni duecento litri d’acqua, poco più di due litri ogni mezz’ora. E lo stesso nel fazzoletto accanto, e in quello accanto ancora. Nell'articolo, proprio attraverso la lente dei suddetti eventi in Emilia-Romagna, verranno affrontati nel contesto dei cambiamenti climatici gli interrogativi che sempre, in occasioni come questa, la società pone alle amministrazioni e a tecnici e scienziati cioè determinare le cause (e di conseguenza le responsabilità) e individuare soluzioni per impedire che risucceda in futuro.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.