The Italian insolvency framework makes several restructuring tools available to firms and their creditors, so that distress does not necessarily lead to liquidation. This paper analyses two such instruments: debt restructuring agreements (DRAs) and compositions with creditors (CCs), both commonly used to reorganize distressed firms and preserve their continuity. These procedures typically involve large firms, particularly in the case of DRAs where judicial control over negotiations is milder. Firms using DRAs are in less critical economic conditions when they file for restructuring, but they do so after longer periods of distress. Despite their declared aim, the effectiveness of these instruments in terms of business continuity is limited: many firms that use them end up exiting the market, in particular in DRAs. Firms that survive display only partial recovery, which is relatively more intense in CCs. However, the apparently superior performance of CCs is overshadowed by the long duration of restructuring, which may prevent us from observing definitive outcomes. La normativa italiana sull’insolvenza mette a disposizione delle imprese e dei loro creditori diversi strumenti di ristrutturazione in modo che una situazione di crisi non conduca necessariamente alla liquidazione. Lo scritto analizza due strumenti: gli accordi di ristrutturazione del debito (ADR) e i concordati preventivi (CP), entrambi comunemente utilizzati per riorganizzare le imprese in difficoltà e preservare la continuità aziendale. Queste procedure coinvolgono tipicamente le grandi imprese, in particolare nel caso degli ADR dove il controllo giudiziario sulle negoziazioni è più blando. Le aziende che utilizzano gli ADR versano in condizioni economiche meno critiche quando accedono ad uno strumento di ristrutturazione, ma lo fanno dopo periodi di crisi più lunghi. Nonostante lo scopo dichiarato, l'efficacia di questi strumenti in termini di continuità aziendale è limitata: molte imprese che li utilizzano finiscono per uscire dal mercato, in particolare nel caso degli ADR. Le imprese che sopravvivono mostrano una ripresa solo parziale, che è relativamente più intensa nei concordati preventivi. Tuttavia, le prestazioni apparentemente superiori dei CP vengono oscurate dalla lunga durata della ristrutturazione, che potrebbe impedire di osservare risultati definitivi.

I. FORESTIERI, (con A. DANOVI, I. DONATI, T. ORLANDO e A. ZORZI), Business continuity in times of distress: debt restructuring agreements and compositions with creditors in Italy, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, luglio 2020 / zorzi. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 1-39.

I. FORESTIERI, (con A. DANOVI, I. DONATI, T. ORLANDO e A. ZORZI), Business continuity in times of distress: debt restructuring agreements and compositions with creditors in Italy, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, luglio 2020

zorzi
2020

Abstract

The Italian insolvency framework makes several restructuring tools available to firms and their creditors, so that distress does not necessarily lead to liquidation. This paper analyses two such instruments: debt restructuring agreements (DRAs) and compositions with creditors (CCs), both commonly used to reorganize distressed firms and preserve their continuity. These procedures typically involve large firms, particularly in the case of DRAs where judicial control over negotiations is milder. Firms using DRAs are in less critical economic conditions when they file for restructuring, but they do so after longer periods of distress. Despite their declared aim, the effectiveness of these instruments in terms of business continuity is limited: many firms that use them end up exiting the market, in particular in DRAs. Firms that survive display only partial recovery, which is relatively more intense in CCs. However, the apparently superior performance of CCs is overshadowed by the long duration of restructuring, which may prevent us from observing definitive outcomes. La normativa italiana sull’insolvenza mette a disposizione delle imprese e dei loro creditori diversi strumenti di ristrutturazione in modo che una situazione di crisi non conduca necessariamente alla liquidazione. Lo scritto analizza due strumenti: gli accordi di ristrutturazione del debito (ADR) e i concordati preventivi (CP), entrambi comunemente utilizzati per riorganizzare le imprese in difficoltà e preservare la continuità aziendale. Queste procedure coinvolgono tipicamente le grandi imprese, in particolare nel caso degli ADR dove il controllo giudiziario sulle negoziazioni è più blando. Le aziende che utilizzano gli ADR versano in condizioni economiche meno critiche quando accedono ad uno strumento di ristrutturazione, ma lo fanno dopo periodi di crisi più lunghi. Nonostante lo scopo dichiarato, l'efficacia di questi strumenti in termini di continuità aziendale è limitata: molte imprese che li utilizzano finiscono per uscire dal mercato, in particolare nel caso degli ADR. Le imprese che sopravvivono mostrano una ripresa solo parziale, che è relativamente più intensa nei concordati preventivi. Tuttavia, le prestazioni apparentemente superiori dei CP vengono oscurate dalla lunga durata della ristrutturazione, che potrebbe impedire di osservare risultati definitivi.
2020
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11. FORESTIERI (et. al.), Business Continuity in time of distress, QEF_574_20.pdf

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