L'immagine letteraria di Napoli, "Capitale del Sud", che vede periodiche alternanze di crisi e splendore nelle arti, è sicuramente dicotomica: da un lato il locus amoenus in cui fiorisce l'inventiva e diverse tradizioni culturali si intersecano e convivono; dall'altro, il luogo simbolico di immense disparità sociali, uno scoppio di epidemie e la culla di una mentalità rilassata e reazionaria. L'immagine usata da Benedetto Croce per definire la città, "un paradiso abitato dai diavoli", risale al Medioevo, e viene negata di volta in volta dagli autori che intendono costruire un mito positivo di napoletanità, ma già agli inizi 20° secolo, e quindi soprattutto nel periodo dal 1943 (ai giorni nostri), ci sono accenti sempre più critici nei confronti di questa immagine, che risultano - più che nell'odio o nel disprezzo per la città e i suoi abitanti - nella tendenza ad allontanarsi da Napoli, per abbandonare una realtà contraddittoria che non risolve i suoi problemi, ma come una foresta vergine ricresce distruggendo ogni elemento del progresso. Gli autori esaminati nell'articolo sono: Carlo Bernari, Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Elena Ferrante. *** The literary image of Naples, "Capital of the South", with periodic alternations of crisis and splendor in the arts, is certainly dichotomous: on the one hand Naples is a "locus amoenus" in which inventiveness flourishes and different cultural traditions intersect and coexist; on the other, it is the symbolic place of immense social inequalities, an outbreak of epidemics and the cradle of a relaxed and reactionary mentality. The image used by Benedetto Croce to define the city, "a paradise inhabited by devils", really dates back to the Middle Ages, and is denied from time to time by authors who intend to build a positive myth of Neapolitanity, but already at the beginning of the 20th century, and therefore especially in the period from 1943 (to the present day), there are increasingly critical accents towards this image, which result in the tendency to move away from Naples, to abandon a contradictory reality that does not solve its problems, but like a virgin forest grows back destroying every element of progress. The authors examined in the article are: Carlo Bernari, Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Elena Ferrante.

Restare o partire? Sulle rappresentazioni non stereotipate di Napoli / Sciacovelli A. - In: ITALIANISTICA DEBRECENIENSIS. - ISSN 1219-5391. - ELETTRONICO. - 25:(2020), pp. 36-53. [10.34102/itde/2019/5553]

Restare o partire? Sulle rappresentazioni non stereotipate di Napoli

Sciacovelli A
2020

Abstract

L'immagine letteraria di Napoli, "Capitale del Sud", che vede periodiche alternanze di crisi e splendore nelle arti, è sicuramente dicotomica: da un lato il locus amoenus in cui fiorisce l'inventiva e diverse tradizioni culturali si intersecano e convivono; dall'altro, il luogo simbolico di immense disparità sociali, uno scoppio di epidemie e la culla di una mentalità rilassata e reazionaria. L'immagine usata da Benedetto Croce per definire la città, "un paradiso abitato dai diavoli", risale al Medioevo, e viene negata di volta in volta dagli autori che intendono costruire un mito positivo di napoletanità, ma già agli inizi 20° secolo, e quindi soprattutto nel periodo dal 1943 (ai giorni nostri), ci sono accenti sempre più critici nei confronti di questa immagine, che risultano - più che nell'odio o nel disprezzo per la città e i suoi abitanti - nella tendenza ad allontanarsi da Napoli, per abbandonare una realtà contraddittoria che non risolve i suoi problemi, ma come una foresta vergine ricresce distruggendo ogni elemento del progresso. Gli autori esaminati nell'articolo sono: Carlo Bernari, Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Elena Ferrante. *** The literary image of Naples, "Capital of the South", with periodic alternations of crisis and splendor in the arts, is certainly dichotomous: on the one hand Naples is a "locus amoenus" in which inventiveness flourishes and different cultural traditions intersect and coexist; on the other, it is the symbolic place of immense social inequalities, an outbreak of epidemics and the cradle of a relaxed and reactionary mentality. The image used by Benedetto Croce to define the city, "a paradise inhabited by devils", really dates back to the Middle Ages, and is denied from time to time by authors who intend to build a positive myth of Neapolitanity, but already at the beginning of the 20th century, and therefore especially in the period from 1943 (to the present day), there are increasingly critical accents towards this image, which result in the tendency to move away from Naples, to abandon a contradictory reality that does not solve its problems, but like a virgin forest grows back destroying every element of progress. The authors examined in the article are: Carlo Bernari, Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Elena Ferrante.
2020
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36
53
Sciacovelli A
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