La traduzione è sempre una questione di ideologia e potere, così come la traduzione della letteratura per l’infanzia. Nelle società autoritarie e totalitarie, non solo le opere in quanto tali, ma anche le loro traduzioni subiscono processi censori. Questo articolo intende descrivere come si è manifestata la censura della letteratura per l’infanzia in due contesti, in Paesi dell’Europa settentrionale e orientale dopo la seconda guerra mondiale. Il nostro punto di partenza sono le immagini del bambino presenti ad autori, illustratori ed editori, poiché i libri sono sempre – consapevolmente o meno – tradotti per determinati tipi di pubblico. Inoltre, discutiamo del background sociale visibile nella letteratura per l’infanzia, nelle sue traduzioni e ritraduzioni. Al centro della traduzione e della censura, c’è il fenomeno della transcreazione, che include le questioni centrali del brand e della brand’s voice. In questo contributo analizziamo fino a che punto una storia per bambini possa essere vista come un vettore di idee e ideologie con l’intento di educare il bambino a diventare un buon cittadino. Questo tipo di branding può essere visto come uno strumento operativo, un modo per approcciare i testi, ad esempio con un intento persuasivo. Ci occupiamo dell’argomento anche dal punto di vista dell’etica e delle questioni morali. I contenuti censurati sono spesso considerati dannosi o spaventosi per il bambino, ma è anche vero che lo scopo della censura riguarda anche la modifica di quei contenuti che potrebbero modellare la visione della vita, da parte del bambino, verso direzioni pericolose e improprie. *** Translation is always an issue of ideology and power and so is translating for children. In authoritarian societies, not only the works as such but also their translations go through the censorial processes. is article depicts the ambience and censorship of children’s literature in two contexts, the Northern and Eastern Europe after the II World War. Our starting point is the child image(s) of the authors, illustrators and publishers, as books are always – consciously or not – translated for certain kinds of audiences. Moreover, we discuss the societal background visible in children’s literature, its translations and retranslations. At the very core of translation and censorship, there is transcreation with issues such as a brand and a brand’s voice. We discuss to what extent a story for children might be seen as a conveyor of ideas and ideologies with the intent of educating the child about how to be a good citizen. This kind of branding may be seen as an operative tool, a way of approaching texts, for instance with a persuasive intention. All in all, we look at the topic from the angle of ethics and moral issues. The censored contents are often considered as harming or frightening the child. Yet, the aim of censorship is also about editing such contents that could mold the child’s outlook on life into dangerous and improper directions.

Censura e letteratura per l’infanzia: traduzione, ritraduzione, riscrittura / Sciacovelli A.; Pitkasalo E.; Oittinen R.. - In: LE FORME E LA STORIA. - ISSN 1121-2276. - STAMPA. - XV, 1-2:(2022), pp. 349-371.

Censura e letteratura per l’infanzia: traduzione, ritraduzione, riscrittura

Sciacovelli A.;Pitkasalo E.;
2022

Abstract

La traduzione è sempre una questione di ideologia e potere, così come la traduzione della letteratura per l’infanzia. Nelle società autoritarie e totalitarie, non solo le opere in quanto tali, ma anche le loro traduzioni subiscono processi censori. Questo articolo intende descrivere come si è manifestata la censura della letteratura per l’infanzia in due contesti, in Paesi dell’Europa settentrionale e orientale dopo la seconda guerra mondiale. Il nostro punto di partenza sono le immagini del bambino presenti ad autori, illustratori ed editori, poiché i libri sono sempre – consapevolmente o meno – tradotti per determinati tipi di pubblico. Inoltre, discutiamo del background sociale visibile nella letteratura per l’infanzia, nelle sue traduzioni e ritraduzioni. Al centro della traduzione e della censura, c’è il fenomeno della transcreazione, che include le questioni centrali del brand e della brand’s voice. In questo contributo analizziamo fino a che punto una storia per bambini possa essere vista come un vettore di idee e ideologie con l’intento di educare il bambino a diventare un buon cittadino. Questo tipo di branding può essere visto come uno strumento operativo, un modo per approcciare i testi, ad esempio con un intento persuasivo. Ci occupiamo dell’argomento anche dal punto di vista dell’etica e delle questioni morali. I contenuti censurati sono spesso considerati dannosi o spaventosi per il bambino, ma è anche vero che lo scopo della censura riguarda anche la modifica di quei contenuti che potrebbero modellare la visione della vita, da parte del bambino, verso direzioni pericolose e improprie. *** Translation is always an issue of ideology and power and so is translating for children. In authoritarian societies, not only the works as such but also their translations go through the censorial processes. is article depicts the ambience and censorship of children’s literature in two contexts, the Northern and Eastern Europe after the II World War. Our starting point is the child image(s) of the authors, illustrators and publishers, as books are always – consciously or not – translated for certain kinds of audiences. Moreover, we discuss the societal background visible in children’s literature, its translations and retranslations. At the very core of translation and censorship, there is transcreation with issues such as a brand and a brand’s voice. We discuss to what extent a story for children might be seen as a conveyor of ideas and ideologies with the intent of educating the child about how to be a good citizen. This kind of branding may be seen as an operative tool, a way of approaching texts, for instance with a persuasive intention. All in all, we look at the topic from the angle of ethics and moral issues. The censored contents are often considered as harming or frightening the child. Yet, the aim of censorship is also about editing such contents that could mold the child’s outlook on life into dangerous and improper directions.
2022
Sciacovelli A.; Pitkasalo E.; Oittinen R.
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