Per questo lavoro ci si prefigge l’obiettivo di indagare alcuni percorsi di circolazione di idee e modelli in una data area geografico-culturale: la Basilicata tra anni Cinquanta e anni Sessanta. In particolare, si tenterà di far dialogare ricerche etno-antropologiche compiute da Ernesto De Martino, tra il 1949 e il 1959, con il documentario Magia lucana (1958) di Luigi Di Gianni e con il film di finzione Il demonio (1963) di Brunello Rondi. L’analisi di queste due rappresentazioni filmiche – chiamate a enucleare una precisa trasmissione di fonti – si prefigge di indagare i rapporti tra mondo rurale e superstizione, nonché tra magia, fede e rito. L’obiettivo primario resta quello di riscoprire un luogo arcaico, mitico e lontano dai luoghi “ufficiali”: nelle case, nei vicoli, nei campi, su corpi, volti e atteggiamenti della popolazione contadina. La proposta di intervento parte dalla considerazione dell’utilizzo del cinema come fonte storica e sociologica nonché come mezzo di maggiore espressione per sviscerare un fenomeno, in questo caso legato alla relazione conflittuale tra umano e non umano, in una terra nella quale persistono tradizioni figurative e segni di continuità ideologica e culturale. È appurato, infatti, che la figura dell’antropologo, dal secondo dopoguerra in poi, si è avvalsa delle fonti prodotte dai mass media, arrivando a sfruttarne il potenziale e facendo emergere nuovi significati e relazioni tra sistemi diversi. Ma è anche vero il rapporto inverso, ossia le ricerche scientifiche sul campo confluite nella realizzazione di sceneggiature e in seguito di opere filmiche. I risultati attesi mirano a offrire un contributo sulle modalità di rappresentazione cinematografica di una realtà tradizionale e allo stesso tempo occulta, dove cristianità e paganesimo, divino e diabolico, imperterriti coesistono. Gli approcci metodologici che si intendono adottare vanno da quello storico-culturale e antropologico a quello più strettamente legato all’analisi del testo filmico.

Tracce demartiniane sul grande schermo. La dimensione etnoantropologica ne Il demonio (1963) di Brunello Rondi / Giuseppe Mattia. - ELETTRONICO. - (2025), pp. 289-297. (Intervento presentato al convegno Forme in Movimento. Modelli, metodi e contesti tra continuità e innovazione tenutosi a Padova nel 16-17 novembre 2023).

Tracce demartiniane sul grande schermo. La dimensione etnoantropologica ne Il demonio (1963) di Brunello Rondi

Giuseppe Mattia
2025

Abstract

Per questo lavoro ci si prefigge l’obiettivo di indagare alcuni percorsi di circolazione di idee e modelli in una data area geografico-culturale: la Basilicata tra anni Cinquanta e anni Sessanta. In particolare, si tenterà di far dialogare ricerche etno-antropologiche compiute da Ernesto De Martino, tra il 1949 e il 1959, con il documentario Magia lucana (1958) di Luigi Di Gianni e con il film di finzione Il demonio (1963) di Brunello Rondi. L’analisi di queste due rappresentazioni filmiche – chiamate a enucleare una precisa trasmissione di fonti – si prefigge di indagare i rapporti tra mondo rurale e superstizione, nonché tra magia, fede e rito. L’obiettivo primario resta quello di riscoprire un luogo arcaico, mitico e lontano dai luoghi “ufficiali”: nelle case, nei vicoli, nei campi, su corpi, volti e atteggiamenti della popolazione contadina. La proposta di intervento parte dalla considerazione dell’utilizzo del cinema come fonte storica e sociologica nonché come mezzo di maggiore espressione per sviscerare un fenomeno, in questo caso legato alla relazione conflittuale tra umano e non umano, in una terra nella quale persistono tradizioni figurative e segni di continuità ideologica e culturale. È appurato, infatti, che la figura dell’antropologo, dal secondo dopoguerra in poi, si è avvalsa delle fonti prodotte dai mass media, arrivando a sfruttarne il potenziale e facendo emergere nuovi significati e relazioni tra sistemi diversi. Ma è anche vero il rapporto inverso, ossia le ricerche scientifiche sul campo confluite nella realizzazione di sceneggiature e in seguito di opere filmiche. I risultati attesi mirano a offrire un contributo sulle modalità di rappresentazione cinematografica di una realtà tradizionale e allo stesso tempo occulta, dove cristianità e paganesimo, divino e diabolico, imperterriti coesistono. Gli approcci metodologici che si intendono adottare vanno da quello storico-culturale e antropologico a quello più strettamente legato all’analisi del testo filmico.
2025
Forme in movimento. Modelli, metodi e contesti tra continuità e innovazione
Forme in Movimento. Modelli, metodi e contesti tra continuità e innovazione
Padova
16-17 novembre 2023
Giuseppe Mattia
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