Il testo indaga il corpus delle cento tavole, disegnate da Leonardo Savioli nei primi anni Quaranta sull’ambizioso tema della Città Ideale. Una ricerca carsicamente, quanto inspiegabilmente, risorgente nei momenti fondativi di diverse tendenze, ancorché difficilmente confrontabili tra loro: da Le Corbusier a Hilberseimer, fino alle sorprendenti declinazioni regionali della scuola fiorentina. Le tavole del Savioli costituiscono un pre-testo per la lettura di una Firenze imprevista eppur possibile, di cui i disegni dell’architetto-pittore costituiscono una sorta di viaticum: a segno e dimostrazione dell’inestricabile nesso che lega tra loro la città reale con il suo doppio ideale. Il disegno, l’elemento comune alle due vocazioni della poliedrica figura di Savioli (sempre indeciso tra architettura e pittura) viene indagato come chiave di lettura di quella indagine condotta dal protagonista sulle possibili quanto virtuali declinazioni, svolte nella irrinunciabile scelta a favore del moderno, di una città-monumento, intoccabile nella perfetta circolarità della sua esperienza storica. È così che dall’utopica città leonardesca, ri-scritta all’interno della struttura profonda della città medicea, viene a poco a poco scoprendosi l’affinità con lo stesso valore del locus: quel dilatarsi della conca fiorentina come occasione di ripetute trasfigurazioni.

La Firenze Ideale nei disegni di Leonardo Savioli / Luca Barontini. - In: U+D URBANFORM AND DESIGN. - ISSN 2612-3754. - STAMPA. - (2025), pp. 220-225.

La Firenze Ideale nei disegni di Leonardo Savioli

Luca Barontini
2025

Abstract

Il testo indaga il corpus delle cento tavole, disegnate da Leonardo Savioli nei primi anni Quaranta sull’ambizioso tema della Città Ideale. Una ricerca carsicamente, quanto inspiegabilmente, risorgente nei momenti fondativi di diverse tendenze, ancorché difficilmente confrontabili tra loro: da Le Corbusier a Hilberseimer, fino alle sorprendenti declinazioni regionali della scuola fiorentina. Le tavole del Savioli costituiscono un pre-testo per la lettura di una Firenze imprevista eppur possibile, di cui i disegni dell’architetto-pittore costituiscono una sorta di viaticum: a segno e dimostrazione dell’inestricabile nesso che lega tra loro la città reale con il suo doppio ideale. Il disegno, l’elemento comune alle due vocazioni della poliedrica figura di Savioli (sempre indeciso tra architettura e pittura) viene indagato come chiave di lettura di quella indagine condotta dal protagonista sulle possibili quanto virtuali declinazioni, svolte nella irrinunciabile scelta a favore del moderno, di una città-monumento, intoccabile nella perfetta circolarità della sua esperienza storica. È così che dall’utopica città leonardesca, ri-scritta all’interno della struttura profonda della città medicea, viene a poco a poco scoprendosi l’affinità con lo stesso valore del locus: quel dilatarsi della conca fiorentina come occasione di ripetute trasfigurazioni.
2025
220
225
Luca Barontini
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