In questo saggio prendo in esame il più complesso e forse il più difficile dei romanzi della Austen; difficlle da comprendere perché la sua visione della possibilità di vivere una vita degna di essere vissuta sembra essere dominata da una prospettiva etica dogmatica che insiste sulla necessità di conformarsi ai principi morali, di inseguire a tutti costi ciò che si ritiene sia il proprio dovere. Questo è un impulso, secondo Lionel Trilling, che consiste nel desiderio di condannare ed escludere invece di redimere. (Sincerity and Authenticity, London, Oxford University Press, 1972). La mia lettura del testo invece prende come punto di partenza il desiderio espresso da Mary Wollstonecraft che le donne possono diventare “reasonable creatures”. Mentre nel romanzo si sviluppa un discorso che riguarda la difficoltà di rispettare sia i principi morali che un codice sociale di decoro ed ordine, si introduce anche un discorso normativo ma anche ironico, sulle difficoltà di essere raggionevoli. Un concetto sfaccettato, la ragionevolezza, riguarda sia la sfera degli atteggiamenti che il problema del giudizio o il modo di deliberare. Jane Austen si interessa dei vari meccanismi psicologici di difesa che possono impedire un buon funzionamento della capacità di ragionare e che invece portano all’ auto-inganno. Questo romanzo esplora il ruolo che il desiderio, la paura ed il risentimento possono avere nei processi di auto-convincimento, processi che sono determinanti per quanto riguarda lo svolgimento del plot o dell’azione. Ciò che emerge da questo romanzo è una considerazione sui bisogni e sugli scopi psicologici che stanno alla base di tali prassi. In Mansfield Park emerge un ideale di ragionevolezza (“reasonableness”), ma, come il filosofo John Locke, Austen è consapevole che molti sono i fattori che possono intervenire ed ostacolare quegli stati d’animo che sono necessari per una vita attiva ed altruista.

On Being Unreasonable: "Mansfield Park" and the Limits of Persuasion / V. WAINWRIGHT. - In: ENGLISH. - ISSN 0013-8215. - STAMPA. - 53:(2004), pp. 93-116.

On Being Unreasonable: "Mansfield Park" and the Limits of Persuasion

WAINWRIGHT, VALERIE LINDA
2004

Abstract

In questo saggio prendo in esame il più complesso e forse il più difficile dei romanzi della Austen; difficlle da comprendere perché la sua visione della possibilità di vivere una vita degna di essere vissuta sembra essere dominata da una prospettiva etica dogmatica che insiste sulla necessità di conformarsi ai principi morali, di inseguire a tutti costi ciò che si ritiene sia il proprio dovere. Questo è un impulso, secondo Lionel Trilling, che consiste nel desiderio di condannare ed escludere invece di redimere. (Sincerity and Authenticity, London, Oxford University Press, 1972). La mia lettura del testo invece prende come punto di partenza il desiderio espresso da Mary Wollstonecraft che le donne possono diventare “reasonable creatures”. Mentre nel romanzo si sviluppa un discorso che riguarda la difficoltà di rispettare sia i principi morali che un codice sociale di decoro ed ordine, si introduce anche un discorso normativo ma anche ironico, sulle difficoltà di essere raggionevoli. Un concetto sfaccettato, la ragionevolezza, riguarda sia la sfera degli atteggiamenti che il problema del giudizio o il modo di deliberare. Jane Austen si interessa dei vari meccanismi psicologici di difesa che possono impedire un buon funzionamento della capacità di ragionare e che invece portano all’ auto-inganno. Questo romanzo esplora il ruolo che il desiderio, la paura ed il risentimento possono avere nei processi di auto-convincimento, processi che sono determinanti per quanto riguarda lo svolgimento del plot o dell’azione. Ciò che emerge da questo romanzo è una considerazione sui bisogni e sugli scopi psicologici che stanno alla base di tali prassi. In Mansfield Park emerge un ideale di ragionevolezza (“reasonableness”), ma, come il filosofo John Locke, Austen è consapevole che molti sono i fattori che possono intervenire ed ostacolare quegli stati d’animo che sono necessari per una vita attiva ed altruista.
2004
53
93
116
V. WAINWRIGHT
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