Questo volume nasce dall’insegnamento per l’insegnamento, alimentato da due convinzioni. La prima, ormai abbastanza condivisa, è che sono definitivamente tramontati i tempi del manuale concepito come strumento unitario ed indifferenziato di condensazione e trasmissione del sapere, destinato cioè indistintamente all’intera platea dei cultori di un certo ramo del diritto: dallo studente di primo corso al consigliere di cassazione e all’avvocato affermato. La situazione complessiva delle nostre Facoltà di giurisprudenza (e, probabilmente, più in generale della nostra Università) è tale che l’insegnamento ha bisogno di strumenti didattici appositamente forgiati per sostenere e accompagnare passo passo i discenti nel cammino, che non può più essere solitario, di assimilazione delle conoscenze, specie di quelle istituzionali. E, sia detto per inciso, questa fondamentale esigenza dovrebbe far riflettere sul rischio che la moltiplicazione e la parcellizzazione dei corsi sottragga tempo ed energie a questa esigenza fondamentale, alimentando l’illusione di una preparazione tanto apparentemente “aperta” quanto povera di reale radicamento culturale e di appropriati strumenti conoscitivi per il domani professionale. La seconda convinzione deriva da lunga e dubitosa riflessione, che si è alla fine risolta in una decisione netta e – appunto – convinta. Nonostante l’andazzo dei tempi, e anzi proprio per non assecondarlo, abbiamo ritenuto irrinunciabile la scelta a favore di un insegnamento che si snodi “per problemi”, cercando di aiutare il discente a cogliere le “ragioni fondamentali”, le radici profonde, degli istituti e dei concetti del diritto penale: al consapevole costo – e rischio – di qualche, anzi di una connaturale e generalizzata, incompiutezza definitoria della trattazione. Avendo conseguentemente rinunciato all’obiettivo di una perfetta completezza tematica, si è invece spesso indugiato in una diffusa discorsività della trattazione, forse inconsueta in opere di carattere manualistico, che si accentua nelle parti in cui la cristallizzazione della disciplina è maggiormente mutuataria della complessità dinamica dei principi. E l’espressione più evidente di questo costante rapporto e trascorrere tra disciplina e principi, intesi questi ultimi come la magmatica energia regolativa scaturente dalla “storia”, è la divisione del libro in due parti. La precedente edizione di questo Corso fu allestita per dare sommario ma tempestivo conto di quella nutrita serie di riforme della parte generale del diritto penale che l’ultima legislatura sfornò sul suo finire: le leggi del 2005 e del 2006 su prescrizione, recidiva e legittima difesa costituiscono invero, tra le mille polemiche che le accompagnarono, l’intervento riformatore più incisivo dopo quelli degli anni settanta del secolo scorso. Questa terza edizione che ora si licenzia nasce invece da motivi per così dire prevalentemente “interni”. Fermi restando intendimenti e caratteri del volume, che vuole essere uno strumento didattico e non altro, si è proceduto innanzitutto a colmare qualche lacuna e poi, e soprattutto, ad una generale revisione al fine di agevolare quanto più possibile l’apprendimento senza però rinunciare a dare il senso della complessità delle nostre categorie concettuali. E, a questo proposito, ci sembra che questa nostra scelta di fondo sia stata oggi in qualche modo confortata dalle ultime vicende della riforma degli ordinamenti didattici della facoltà di Giurisprudenza. Si è insistito in particolare nel tentativo di accompagnare il giovane discente nella ricerca di quei sentieri che dovrebbero condurlo – a costo forse di qualche sacrificio – alla conquista personale, attiva e costruttiva dei fondamentali concetti penalistici.

Corso di diritto penale. Parte generale / F. PALAZZO. - STAMPA. - (2008), pp. 1-638.

Corso di diritto penale. Parte generale

PALAZZO, FRANCESCO CARLO
2008

Abstract

Questo volume nasce dall’insegnamento per l’insegnamento, alimentato da due convinzioni. La prima, ormai abbastanza condivisa, è che sono definitivamente tramontati i tempi del manuale concepito come strumento unitario ed indifferenziato di condensazione e trasmissione del sapere, destinato cioè indistintamente all’intera platea dei cultori di un certo ramo del diritto: dallo studente di primo corso al consigliere di cassazione e all’avvocato affermato. La situazione complessiva delle nostre Facoltà di giurisprudenza (e, probabilmente, più in generale della nostra Università) è tale che l’insegnamento ha bisogno di strumenti didattici appositamente forgiati per sostenere e accompagnare passo passo i discenti nel cammino, che non può più essere solitario, di assimilazione delle conoscenze, specie di quelle istituzionali. E, sia detto per inciso, questa fondamentale esigenza dovrebbe far riflettere sul rischio che la moltiplicazione e la parcellizzazione dei corsi sottragga tempo ed energie a questa esigenza fondamentale, alimentando l’illusione di una preparazione tanto apparentemente “aperta” quanto povera di reale radicamento culturale e di appropriati strumenti conoscitivi per il domani professionale. La seconda convinzione deriva da lunga e dubitosa riflessione, che si è alla fine risolta in una decisione netta e – appunto – convinta. Nonostante l’andazzo dei tempi, e anzi proprio per non assecondarlo, abbiamo ritenuto irrinunciabile la scelta a favore di un insegnamento che si snodi “per problemi”, cercando di aiutare il discente a cogliere le “ragioni fondamentali”, le radici profonde, degli istituti e dei concetti del diritto penale: al consapevole costo – e rischio – di qualche, anzi di una connaturale e generalizzata, incompiutezza definitoria della trattazione. Avendo conseguentemente rinunciato all’obiettivo di una perfetta completezza tematica, si è invece spesso indugiato in una diffusa discorsività della trattazione, forse inconsueta in opere di carattere manualistico, che si accentua nelle parti in cui la cristallizzazione della disciplina è maggiormente mutuataria della complessità dinamica dei principi. E l’espressione più evidente di questo costante rapporto e trascorrere tra disciplina e principi, intesi questi ultimi come la magmatica energia regolativa scaturente dalla “storia”, è la divisione del libro in due parti. La precedente edizione di questo Corso fu allestita per dare sommario ma tempestivo conto di quella nutrita serie di riforme della parte generale del diritto penale che l’ultima legislatura sfornò sul suo finire: le leggi del 2005 e del 2006 su prescrizione, recidiva e legittima difesa costituiscono invero, tra le mille polemiche che le accompagnarono, l’intervento riformatore più incisivo dopo quelli degli anni settanta del secolo scorso. Questa terza edizione che ora si licenzia nasce invece da motivi per così dire prevalentemente “interni”. Fermi restando intendimenti e caratteri del volume, che vuole essere uno strumento didattico e non altro, si è proceduto innanzitutto a colmare qualche lacuna e poi, e soprattutto, ad una generale revisione al fine di agevolare quanto più possibile l’apprendimento senza però rinunciare a dare il senso della complessità delle nostre categorie concettuali. E, a questo proposito, ci sembra che questa nostra scelta di fondo sia stata oggi in qualche modo confortata dalle ultime vicende della riforma degli ordinamenti didattici della facoltà di Giurisprudenza. Si è insistito in particolare nel tentativo di accompagnare il giovane discente nella ricerca di quei sentieri che dovrebbero condurlo – a costo forse di qualche sacrificio – alla conquista personale, attiva e costruttiva dei fondamentali concetti penalistici.
2008
G. Giappichelli Editore
TORINO
9788834877852
F. PALAZZO
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/234954
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