La medicina legale e la valutazione "olistica" del danno alla persona

Gli Autori, attraverso un'analisi della giurisprudenza e della dottrina in tema di risarcimento del danno alla persona in ambito di responsabilità civile, evidenziano le sostanziali incongruità che talora emergono in termini di definizione delle diverse tipologie di danno enfatizzando, per ogni tipo di danno, la componente di interesse e pertinenza medico-legale. Si soffermano, in particolare, sulla definizione di danno biologico e sui contenuti dello stesso, relativamente alla componente morale, alla personalizzazione del danno, alla permanente differenza esistente fra il concetto di “risarcimento” e quello di “indennizzo”, alla ingiusta previsione, nel Codice delle Assicurazione, di limitare la personalizzazione del danno in misura non superiore ad un quinto, alla ambigua differenziazione fra lesioni di “lieve” e “non lieve” entità. Sono enfatizzate, inoltre, le potestà del Medico Legale nella descrizione delle componenti interrelazionali, costituenti personalizzate del danno biologico. Ancora ci si sofferma sulla nozione di capacità specifica al lavoro, e sulla componente descrittiva, propria del Medico Legale, inerente l’incidenza della menomazione sulle attività pregresse, svolte e concretamente prospettiche. Si critica la dizione di capacità generica al lavoro e si formulavano motivate riserve sulla nozione di danno esistenziale ripercorrendone le interpretazioni giurisprudenziali e le competenze medico-legali relative ad esso. Si conclude affermando che l’opera del Medico Legale deve qualificarsi come sostanziale “chelante” per ogni forma di danno essendo la metodologia propria alla Disciplina la migliore garanzia per la tutela dei diritti della persona, in riferimento alla integrità, alla salute, al lavoro ed al benessere (esistenzialità e qualità della vita).