Fonti europee, successione di leggi e rapporti contrattuali pendenti - abstract Il saggio muove dalla constatazione della centralità assunta dal problema dei riflessi, sugli atti di autonomia e in particolare sui rapporti contrattuali pendenti, del succedersi di nuove leggi promananti dalle fonti europee, portatrici di principi e valori spesso incompatibili con quelli incarnati dalle discipline previgenti. L’A. muove dalla ricognizione dei modelli argomentativi presenti in giurisprudenza, la cui alternativa adozione è idonea a restringere o dilatare i confini posti alla applicabilità dello ius superveniens ai rapporti pendenti. L’A. rileva che la giurisprudenza, se da un lato appare permeata da una ratio decidendi tesa alla parità di trattamento, dall’altro viene ancora sorretta con argomentazioni inadeguate e contraddittorie: manca, in breve, un modello teorico condiviso che sostenga la prassi. L’A. esamina quindi criticamente i vari orientamenti costruttivi della dottrina: dalla teoria dei diritti quesiti, a quelle del fatto compiuto, dei gradi della retroattività e della c.d. efficacia immediata. Egli conclude tale disamina osservando che il susseguirsi delle formule sembra occultare, più che chiarire i termini del problema. L’A. quindi prospetta la propria ipotesi teorica, muovendo dai seguenti assunti: = l’autonomia negoziale e la libertà d’iniziativa sono condizionate, nei loro svolgimenti, dal sistema dei valori costituzionali, cui non possono contrapporsi; = l’ordine pubblico, seppure sia subordinato a questi ultimi, è criterio diverso dai precetti costituzionali, che arricchisce e specifica, in coerenza coi loro diversi possibili svolgimenti a livello della normativa ordinaria; = in tale prospettiva l’ordine pubblico intertemporale non si contrappone al controllo di ragionevolezza, ma ne diviene un momento qualificato. Così, nel mutamento apicale delle fonti europee e nella valenza assiologica di tale cambiamento, la ponderazione tra parità di trattamento e affidamento sulla certezza del diritto esige un nuovo punto di equilibrio fortemente sbilanciato a favore del primo criterio: con la conseguenza che la applicabilità del novum agli interessi ancora attuali costituisce, sul piano interpretativo, l’ipotesi normale. Segnala infine l’A. l’insidioso fenomeno, del mutamento dell’ordine pubblico che si attui non per via induttiva – cioè per effetto della innovazione della normativa ordinaria - ma ”per deduzione da nuovi valori” sovraordinati, come è caratteristico del processo costituente europeo: in tal caso, si ha una vera e propria, per quanto sfuggente evoluzione dell’ordinamento, che a fini applicativi va tenuta ben distinta dalla c.d. interpretazione evolutiva.

Fonti europee, successione di leggi e rapporti contrattuali pendenti / G. PASSAGNOLI. - In: RIVISTA DI DIRITTO PRIVATO. - ISSN 1128-2142. - STAMPA. - III:(2005), pp. 543-573.

Fonti europee, successione di leggi e rapporti contrattuali pendenti

PASSAGNOLI, GIOVANNI
2005

Abstract

Fonti europee, successione di leggi e rapporti contrattuali pendenti - abstract Il saggio muove dalla constatazione della centralità assunta dal problema dei riflessi, sugli atti di autonomia e in particolare sui rapporti contrattuali pendenti, del succedersi di nuove leggi promananti dalle fonti europee, portatrici di principi e valori spesso incompatibili con quelli incarnati dalle discipline previgenti. L’A. muove dalla ricognizione dei modelli argomentativi presenti in giurisprudenza, la cui alternativa adozione è idonea a restringere o dilatare i confini posti alla applicabilità dello ius superveniens ai rapporti pendenti. L’A. rileva che la giurisprudenza, se da un lato appare permeata da una ratio decidendi tesa alla parità di trattamento, dall’altro viene ancora sorretta con argomentazioni inadeguate e contraddittorie: manca, in breve, un modello teorico condiviso che sostenga la prassi. L’A. esamina quindi criticamente i vari orientamenti costruttivi della dottrina: dalla teoria dei diritti quesiti, a quelle del fatto compiuto, dei gradi della retroattività e della c.d. efficacia immediata. Egli conclude tale disamina osservando che il susseguirsi delle formule sembra occultare, più che chiarire i termini del problema. L’A. quindi prospetta la propria ipotesi teorica, muovendo dai seguenti assunti: = l’autonomia negoziale e la libertà d’iniziativa sono condizionate, nei loro svolgimenti, dal sistema dei valori costituzionali, cui non possono contrapporsi; = l’ordine pubblico, seppure sia subordinato a questi ultimi, è criterio diverso dai precetti costituzionali, che arricchisce e specifica, in coerenza coi loro diversi possibili svolgimenti a livello della normativa ordinaria; = in tale prospettiva l’ordine pubblico intertemporale non si contrappone al controllo di ragionevolezza, ma ne diviene un momento qualificato. Così, nel mutamento apicale delle fonti europee e nella valenza assiologica di tale cambiamento, la ponderazione tra parità di trattamento e affidamento sulla certezza del diritto esige un nuovo punto di equilibrio fortemente sbilanciato a favore del primo criterio: con la conseguenza che la applicabilità del novum agli interessi ancora attuali costituisce, sul piano interpretativo, l’ipotesi normale. Segnala infine l’A. l’insidioso fenomeno, del mutamento dell’ordine pubblico che si attui non per via induttiva – cioè per effetto della innovazione della normativa ordinaria - ma ”per deduzione da nuovi valori” sovraordinati, come è caratteristico del processo costituente europeo: in tal caso, si ha una vera e propria, per quanto sfuggente evoluzione dell’ordinamento, che a fini applicativi va tenuta ben distinta dalla c.d. interpretazione evolutiva.
2005
III
543
573
G. PASSAGNOLI
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