Il volontariato in Italia sta conoscendo un periodo di forte espansione coinvolgendo categorie sociali e fasce d’età diverse (Alecci, 2006). La continuità dell’attività dei volontari rappresenta però un aspetto problematico nella realtà del no-profit dove la ricompensa monetaria per il proprio lavoro non è un incentivo per l’impegno (Barbaranelli et al., 2003). Dall’analisi della letteratura sono emersi due modelli teorici importanti nello studio delle determinanti all’azione volontaristica: la Teoria del Comportamento Pianificato (TPB; Ajzen, 1991) e il Volunteer Process Model (Omoto e Snyder, 1995). Lo studio vuole indagare se norme soggettive, controllo comportamentale percepito, autostima, auto-efficacia, funzioni motivazionali e soddisfazione risultano predittori significativi dell’intenzione di continuare l’attività in associazioni volontaristiche e se il tempo trascorso nel volontariato influisce sulla soddisfazione dei volontari. Verrà analizzata la possibile presenza di differenze significative in funzione dell’associazione di appartenenza (laica o confessionale). A 120 volontari, 60 appartenenti ad associazioni laiche e 60 ad associazioni confessionali, (età media 42anni) sono stati somministrati: un questionario volto a rilevare le dimensioni della TPB (Ajzen, 1991), il Volunteer Function Inventory (Capanna et al., 2002), una scala per la misura della soddisfazione al volontariato (Clary et al.,1998), la Self-Efficacy Scale (Sibilia et al., 1995) e la Rosenberg Self-Esteem Scale (Rosenberg, 1965). Dall’analisi di regressione multipla è emerso come norme soggettive, controllo comportamentale percepito, funzioni motivazionali, nello specifico ‘protezione’ e ‘carriera’, autostima e autoefficacia risultino predittori significativi dell’intenzione di continuare l’impegno nel volontariato. Il tempo trascorso facendo volontariato risulta predittivo della soddisfazione dei volontari. Dall’ANOVA non emergono differenze significative tra i due gruppi di partecipanti. Lo studio risulta rilevante in quanto l’individuazione dei fattori sottostanti l’intenzione di continuare l’impegno nel volontariato può rendere le associazioni maggiormente in grado di sviluppare progetti che mantengano vivo interesse e soddisfazione dei propri soci.
Fattori influenti sull’intenzione di continuare a fare volontariato: differenze tra associazioni laiche e confessionali / A. Nerini; M.Gamannossi Degl’innocenti. - STAMPA. - (2007), pp. 84-85. (Intervento presentato al convegno AIP - Associazione Italiana di Psicologia. VIII Congresso di Psicologia Sociale. tenutosi a Cesena).
Fattori influenti sull’intenzione di continuare a fare volontariato: differenze tra associazioni laiche e confessionali.
NERINI, AMANDA;
2007
Abstract
Il volontariato in Italia sta conoscendo un periodo di forte espansione coinvolgendo categorie sociali e fasce d’età diverse (Alecci, 2006). La continuità dell’attività dei volontari rappresenta però un aspetto problematico nella realtà del no-profit dove la ricompensa monetaria per il proprio lavoro non è un incentivo per l’impegno (Barbaranelli et al., 2003). Dall’analisi della letteratura sono emersi due modelli teorici importanti nello studio delle determinanti all’azione volontaristica: la Teoria del Comportamento Pianificato (TPB; Ajzen, 1991) e il Volunteer Process Model (Omoto e Snyder, 1995). Lo studio vuole indagare se norme soggettive, controllo comportamentale percepito, autostima, auto-efficacia, funzioni motivazionali e soddisfazione risultano predittori significativi dell’intenzione di continuare l’attività in associazioni volontaristiche e se il tempo trascorso nel volontariato influisce sulla soddisfazione dei volontari. Verrà analizzata la possibile presenza di differenze significative in funzione dell’associazione di appartenenza (laica o confessionale). A 120 volontari, 60 appartenenti ad associazioni laiche e 60 ad associazioni confessionali, (età media 42anni) sono stati somministrati: un questionario volto a rilevare le dimensioni della TPB (Ajzen, 1991), il Volunteer Function Inventory (Capanna et al., 2002), una scala per la misura della soddisfazione al volontariato (Clary et al.,1998), la Self-Efficacy Scale (Sibilia et al., 1995) e la Rosenberg Self-Esteem Scale (Rosenberg, 1965). Dall’analisi di regressione multipla è emerso come norme soggettive, controllo comportamentale percepito, funzioni motivazionali, nello specifico ‘protezione’ e ‘carriera’, autostima e autoefficacia risultino predittori significativi dell’intenzione di continuare l’impegno nel volontariato. Il tempo trascorso facendo volontariato risulta predittivo della soddisfazione dei volontari. Dall’ANOVA non emergono differenze significative tra i due gruppi di partecipanti. Lo studio risulta rilevante in quanto l’individuazione dei fattori sottostanti l’intenzione di continuare l’impegno nel volontariato può rendere le associazioni maggiormente in grado di sviluppare progetti che mantengano vivo interesse e soddisfazione dei propri soci.File | Dimensione | Formato | |
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