Il processo di abbandono delle attività agricole ha assunto dal dopoguerra un’estrema rilevanza nelle aree montane, favorendo nelle aree pascolive lo sviluppo di alcune specie indesiderate, che espandendosi riducono la superficie pascolabile a disposizione dei domestici e della fauna selvatica come il cervo (Cervus elephus), il capriolo (Capreolus capreolus) e il cinghiale (Sus scrofa). Una delle specie infestanti più invasive è la felce aquilina (Pteridium aquilinum) la cui presenza è riscontrata spesso in aree aperte una volta utilizzate. La vegetazione erbacea sotto la felce è limitata o pressoché assente a causa del forte ombreggiamento, dell’ostruzione fisica e della grande quantità di lettiera che questa pianta lascia accumulata al suolo, con forti conseguenze negative sulla biodiversità vegetale. Il presente lavoro espone i risultati di uno studio di sistemi di gestione contro le infestazioni della felce nelle aree aperte una volta utilizzate come pascoli e situate nel Parco Regionale dei Laghi di Suviana e Brasiamone (BO). La raccolta dei dati ha riguardato lo studio della vegetazione in termini di composizione botanica, ricchezza floristica e biodiversità prima e dopo gli interventi agronomici realizzati. Sono stati inoltre impiegati indici di brucatura per rilevare le specie maggiormente utilizzate dagli ungulati selvatici. I risultati dei rilievi sulla vegetazione hanno confermato che la qualità del pascolo risulta incrementata e l’infestazione ridotta ed hanno inoltre fornito indicazioni utili sull’effettiva utilizzazione di molte specie da parte della fauna selvatica.
Mantenimento delle aree aperte e conservazione della biodiversità in un’area protetta dell’Appennino Tosco-Emiliano / F. Cervasio; M.P. Ponzetta; G. Argenti; C. Crocetti; F. Sacconi. - STAMPA. - (2009), pp. 1207-1211. (Intervento presentato al convegno Terzo Congresso Nazionale di Selvicoltura tenutosi a Taormina (ME) nel 16-19 ottobre 2008).
Mantenimento delle aree aperte e conservazione della biodiversità in un’area protetta dell’Appennino Tosco-Emiliano.
CERVASIO, FRANCESCO;PONZETTA, MARIA;ARGENTI, GIOVANNI;CROCETTI, CHIARA;SACCONI, FRANCESCO
2009
Abstract
Il processo di abbandono delle attività agricole ha assunto dal dopoguerra un’estrema rilevanza nelle aree montane, favorendo nelle aree pascolive lo sviluppo di alcune specie indesiderate, che espandendosi riducono la superficie pascolabile a disposizione dei domestici e della fauna selvatica come il cervo (Cervus elephus), il capriolo (Capreolus capreolus) e il cinghiale (Sus scrofa). Una delle specie infestanti più invasive è la felce aquilina (Pteridium aquilinum) la cui presenza è riscontrata spesso in aree aperte una volta utilizzate. La vegetazione erbacea sotto la felce è limitata o pressoché assente a causa del forte ombreggiamento, dell’ostruzione fisica e della grande quantità di lettiera che questa pianta lascia accumulata al suolo, con forti conseguenze negative sulla biodiversità vegetale. Il presente lavoro espone i risultati di uno studio di sistemi di gestione contro le infestazioni della felce nelle aree aperte una volta utilizzate come pascoli e situate nel Parco Regionale dei Laghi di Suviana e Brasiamone (BO). La raccolta dei dati ha riguardato lo studio della vegetazione in termini di composizione botanica, ricchezza floristica e biodiversità prima e dopo gli interventi agronomici realizzati. Sono stati inoltre impiegati indici di brucatura per rilevare le specie maggiormente utilizzate dagli ungulati selvatici. I risultati dei rilievi sulla vegetazione hanno confermato che la qualità del pascolo risulta incrementata e l’infestazione ridotta ed hanno inoltre fornito indicazioni utili sull’effettiva utilizzazione di molte specie da parte della fauna selvatica.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.