Negli ultimi anni, anche dietro l’impulso delle più recenti disposizioni normative introdotte per le costruzioni in zona sismica sia a livello nazionale che europeo, si è sviluppato in Italia un interesse crescente verso gli effetti indotti dalla liquefazione sismica sull’ambiente costruito e conseguentemente si sono moltiplicati gli studi e le ricerche finalizzate alla zonazione del territorio nei confronti della pericolosità di liquefazione, specie su vasta scala, a livello di comune o di provincia o anche su scale più grandi. I metodi tradizionalmente impiegati a questo livello di dettaglio (analisi di primo livello), mostrano evidentemente alcuni limiti legati alla natura semi-empirica del metodo e al fatto di trascurare o semplificare eccessivamente l’azione sismica, ma risultano comunque di grande utilità per individuare delle zone di interesse su cui approfondire l’analisi ad una scala di maggior dettaglio. Nel presente lavoro si propone un caso di studio reale a cui viene invece applicato, seppur su vasta scala (regionale), un’analisi di secondo livello, ovvero basata sui cosiddetti metodi “semplificati”, che consentono di stimare, a partire dai risultati di prove in sito, la resistenza alla liquefazione di un deposito e di confrontarla con la domanda sismica, desunta da analisi di pericolosità sismica di base. Tali metodi, ben più complessi di quelli semi-empirici (sia in termini di parametri richiesti che di impegno di calcolo) possono essere applicati seguendo due differenti tipi di approccio: l’approccio deterministico e l’approccio probabilistico. Nel presente studio, è stato utilizzato un ampio database geotecnico costituito dai risultati di circa 3700 prove CPT e 1800 sondaggi, raccolti negli ultimi venti anni dalla Regione Emilia Romagna, su una vasta porzione, di circa 1300 km2, della costa Adriatica nord-occidentale compresa tra Milano Marittima e Misano Adriatico. Tra i metodi semplificati, basati sulle prove CPT, sono stati scelti quello proposto da Robertson & Wride, nella versione di YOUD et al. [2001], al quale sono state apposte nell’ambito di tale applicazione alcune modifiche, e il metodo probabilistico basato sull’analisi di affidabilità (First Order Reliability Method) formulato da JUANG et al. [2002]. Per esprimere in maniera sintetica e cumulata il potenziale di liquefazione dell’intera verticale esplorata è stata utilizzata, per l’approccio deterministico, l’espressione dell’indice del potenziale di liquefazione, LPI, proposta da IWASAKI et al. [1982] e modificata nel presente studio. Seguendo invece l’approccio probabilistico è stato introdotto un nuovo indice di probabilità di liquefazione, LPbI. I valori così calcolati del potenziale di liquefazione cumulato secondo i due approcci, sono stati poi confrontati e utilizzati per la costruzione di mappe della pericolosità di liquefazione, definita secondo i criteri di classificazione proposti in letteratura. Le mappe prodotte sono state infine completate e corrette sulla base delle informazioni litologiche disponibili laddove i valori calcolati del potenziale sono risultati contraddittori o carenti.

Esempio di valutazione del potenziale di liquefazione su scala regionale secondo l’approccio deterministico e probabilistico / J. FACCIORUSSO; G. VANNUCCHI. - In: RIVISTA ITALIANA DI GEOTECNICA. - ISSN 0557-1405. - STAMPA. - XLIII:(2009), pp. 34-57.

Esempio di valutazione del potenziale di liquefazione su scala regionale secondo l’approccio deterministico e probabilistico

FACCIORUSSO, JOHANN ANTONIO;VANNUCCHI, GIOVANNI
2009

Abstract

Negli ultimi anni, anche dietro l’impulso delle più recenti disposizioni normative introdotte per le costruzioni in zona sismica sia a livello nazionale che europeo, si è sviluppato in Italia un interesse crescente verso gli effetti indotti dalla liquefazione sismica sull’ambiente costruito e conseguentemente si sono moltiplicati gli studi e le ricerche finalizzate alla zonazione del territorio nei confronti della pericolosità di liquefazione, specie su vasta scala, a livello di comune o di provincia o anche su scale più grandi. I metodi tradizionalmente impiegati a questo livello di dettaglio (analisi di primo livello), mostrano evidentemente alcuni limiti legati alla natura semi-empirica del metodo e al fatto di trascurare o semplificare eccessivamente l’azione sismica, ma risultano comunque di grande utilità per individuare delle zone di interesse su cui approfondire l’analisi ad una scala di maggior dettaglio. Nel presente lavoro si propone un caso di studio reale a cui viene invece applicato, seppur su vasta scala (regionale), un’analisi di secondo livello, ovvero basata sui cosiddetti metodi “semplificati”, che consentono di stimare, a partire dai risultati di prove in sito, la resistenza alla liquefazione di un deposito e di confrontarla con la domanda sismica, desunta da analisi di pericolosità sismica di base. Tali metodi, ben più complessi di quelli semi-empirici (sia in termini di parametri richiesti che di impegno di calcolo) possono essere applicati seguendo due differenti tipi di approccio: l’approccio deterministico e l’approccio probabilistico. Nel presente studio, è stato utilizzato un ampio database geotecnico costituito dai risultati di circa 3700 prove CPT e 1800 sondaggi, raccolti negli ultimi venti anni dalla Regione Emilia Romagna, su una vasta porzione, di circa 1300 km2, della costa Adriatica nord-occidentale compresa tra Milano Marittima e Misano Adriatico. Tra i metodi semplificati, basati sulle prove CPT, sono stati scelti quello proposto da Robertson & Wride, nella versione di YOUD et al. [2001], al quale sono state apposte nell’ambito di tale applicazione alcune modifiche, e il metodo probabilistico basato sull’analisi di affidabilità (First Order Reliability Method) formulato da JUANG et al. [2002]. Per esprimere in maniera sintetica e cumulata il potenziale di liquefazione dell’intera verticale esplorata è stata utilizzata, per l’approccio deterministico, l’espressione dell’indice del potenziale di liquefazione, LPI, proposta da IWASAKI et al. [1982] e modificata nel presente studio. Seguendo invece l’approccio probabilistico è stato introdotto un nuovo indice di probabilità di liquefazione, LPbI. I valori così calcolati del potenziale di liquefazione cumulato secondo i due approcci, sono stati poi confrontati e utilizzati per la costruzione di mappe della pericolosità di liquefazione, definita secondo i criteri di classificazione proposti in letteratura. Le mappe prodotte sono state infine completate e corrette sulla base delle informazioni litologiche disponibili laddove i valori calcolati del potenziale sono risultati contraddittori o carenti.
2009
XLIII
34
57
J. FACCIORUSSO; G. VANNUCCHI
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