I Principi di Parigi (1961) hanno rappresentato il punto di riferimento teorico più importante nella storia della catalogazione; essi sono stati assunti come base per la redazione dei codici di catalogazione elaborati nel mondo a partire dalla metà degli anni Sessanta, in primis le AACR del 1967 per terminare con le RICA del 1979. Nel 2001 fu suggerito di convocare una conferenza internazionale per rileggere criticamente i Principi di Parigi e per espanderli alle problematiche contemporanee. L’analisi riguardava una serie di aspetti: l’ampliamento dell’universo bibliografico ovvero l’accresciuta tipologia dei materiali documentari; la trasformazione del catalogo in seguito all’introduzione dell’automazione prima e dell’informatica poi; le modalità con le quali gli utenti compiono le ricerche; la lingua usata dagli utenti dei cataloghi oramai proiettati in una dimensione globale; la necessità di disporre delle medesime metodologie di interrogazione degli OPAC, consultabili su scala mondiale, con la necessità di una loro architettura realizzata tramite norme condivise. I nuovi principi avrebbero dovuto presentare formulazioni chiare, essere facili da interpretare, valere in tutto il mondo, consentire di lavorare in un ambiente basato sul web, essere orientati a qualsiasi tipo di risorsa documentaria ed essere compatibili con altre regole per la descrizione e l’accesso alle risorse. Essi avrebbero dovuto tener conto della struttura relazionale del catalogo e, soprattutto, dovevano considerare i vari tipi di materiale presenti in biblioteca, nonché le risorse elettroniche a cui la biblioteca assicura l’accesso tramite collegamento internet. Il testo avrebbe dovuto riguardare l’indicizzazione descrittiva e semantica, con ampio spazio alle registrazioni d’autorità; e ancora: rivolgersi non più alla raccolta di una singola biblioteca, bensì, virtualmente, alla raccolta di tutte le biblioteche e avrebbe dovuto considerare le caratteristiche della biblioteca digitale. I principi avrebbero inoltre dovuto costituire un importante riferimento per le biblioteche e per altre comunità internazionali che si occupano di organizzazione dell’informazione. Gli ICP riflettono indubbiamente le necessità di un mondo che è cambiato rispetto al 1961, ma essi appaiono ancora imperfetti, come un unfinished draft. La consapevolezza dell’imperfezione non può che spingerci verso il loro miglioramento. Il processo di revisione è iniziato. --- Versione inglese, con testo lievemente diverso: In praise of the un-finished: the IFLA statement of International Cataloguing Principles (2009), “Cataloging & classification quarterly”, vol. 47, issue 8 (2009), p. 722-740.
Elogio del "non-finito", ovvero, presentazione e commento della Dichiarazione di Principi internazionali di catalogazione dell'IFLA (2009) / Mauro Guerrini. - In: BOLLETTINO AIB. - ISSN 1121-1490. - STAMPA. - 2:(2009), pp. [213]-231.
Elogio del "non-finito", ovvero, presentazione e commento della Dichiarazione di Principi internazionali di catalogazione dell'IFLA (2009)
GUERRINI, MAURO
2009
Abstract
I Principi di Parigi (1961) hanno rappresentato il punto di riferimento teorico più importante nella storia della catalogazione; essi sono stati assunti come base per la redazione dei codici di catalogazione elaborati nel mondo a partire dalla metà degli anni Sessanta, in primis le AACR del 1967 per terminare con le RICA del 1979. Nel 2001 fu suggerito di convocare una conferenza internazionale per rileggere criticamente i Principi di Parigi e per espanderli alle problematiche contemporanee. L’analisi riguardava una serie di aspetti: l’ampliamento dell’universo bibliografico ovvero l’accresciuta tipologia dei materiali documentari; la trasformazione del catalogo in seguito all’introduzione dell’automazione prima e dell’informatica poi; le modalità con le quali gli utenti compiono le ricerche; la lingua usata dagli utenti dei cataloghi oramai proiettati in una dimensione globale; la necessità di disporre delle medesime metodologie di interrogazione degli OPAC, consultabili su scala mondiale, con la necessità di una loro architettura realizzata tramite norme condivise. I nuovi principi avrebbero dovuto presentare formulazioni chiare, essere facili da interpretare, valere in tutto il mondo, consentire di lavorare in un ambiente basato sul web, essere orientati a qualsiasi tipo di risorsa documentaria ed essere compatibili con altre regole per la descrizione e l’accesso alle risorse. Essi avrebbero dovuto tener conto della struttura relazionale del catalogo e, soprattutto, dovevano considerare i vari tipi di materiale presenti in biblioteca, nonché le risorse elettroniche a cui la biblioteca assicura l’accesso tramite collegamento internet. Il testo avrebbe dovuto riguardare l’indicizzazione descrittiva e semantica, con ampio spazio alle registrazioni d’autorità; e ancora: rivolgersi non più alla raccolta di una singola biblioteca, bensì, virtualmente, alla raccolta di tutte le biblioteche e avrebbe dovuto considerare le caratteristiche della biblioteca digitale. I principi avrebbero inoltre dovuto costituire un importante riferimento per le biblioteche e per altre comunità internazionali che si occupano di organizzazione dell’informazione. Gli ICP riflettono indubbiamente le necessità di un mondo che è cambiato rispetto al 1961, ma essi appaiono ancora imperfetti, come un unfinished draft. La consapevolezza dell’imperfezione non può che spingerci verso il loro miglioramento. Il processo di revisione è iniziato. --- Versione inglese, con testo lievemente diverso: In praise of the un-finished: the IFLA statement of International Cataloguing Principles (2009), “Cataloging & classification quarterly”, vol. 47, issue 8 (2009), p. 722-740.File | Dimensione | Formato | |
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