ABSTRACT- A fronte della “crisi di originalità giovanile”, negli ultimi decenni si è osservato l’incremento dei disturbi psichiatrici che comportano condotte agite (anoressia, bulimia, pratiche tossicomaniche, atti suicidari), con predominanza del “vissuto” sul “pensato” (Jeammet 1985). Questo ha comportato una sempre maggiore attenzione alle vicissitudine emozionali, identificatorie e di soggettivizzazione del percorso evolutivo adolescenziale. Secondo il modello psicodinamico, l’adolescenza si configura come un periodo che impegna fortemente l’apparato psichico nell’affrontare lo svincolo dai legami familiari, il formarsi della propria “credenza”(Cahn), e l’assalto pulsionale legato alle sorprendenti modificazioni corporee e intellettive . A fronte di questo complesso processo evolutivo, vediamo specie nei casi di DCA ad esordio precoce, una significativa fragilità narcisistica, (si esprime in meccanismi di scissione, idealizzazione, negazione) che il ragazzo cerca di eludere cercando rifugio e coesione nella “gabbia d’oro” dei DCA, apparentemente l’unico modo per poter reinvestire un sentimento “forte” di sé. Contemporaneamente la particolare difficoltà a mettersi in relazione con gli affetti mina la competenza a vivere l’esperienza depressiva adolescenziale, che sembra in questi casi non evocabile, mostrando l’intreccio fra aspetti depressivi e narcisistici . Peculiare dei DCA è che la comprensione psicodinamica della sintomatologia, debba coniugarsi, nel lungo percorso, con la conoscenza dei meccanismi fisiologici in gioco, che tendono ad autoperpetuare la sintomatologia; ne risulta che l’attenzione di chi ha cura non può scindere i differenti aspetti (somatico, comportamentale, psicodinamico), pur affrontati in ottiche diverse. Nel mentre i sintomi narrano e permettono l’evidenziarsi della sofferenza soggettiva negata, il permanere nel tempo comporta movimenti antievolutivi nel processo adolescenziale, sintomi che contemporaneamente racchiudono in sé le leggi adattive e di sofferenza del corpo defedato, che attua proprie difese e mostra segni ed esiti a volte irreversibili (osteoporosi, amenorrea, ridotto accrescimento, morte). Per poter fare questo percorso, dall’eclatante sintomo somatico alla sofferenza negata, osservandolo nei diversi contesti e setting che necessariamente si intrecciano nella presa in carico di giovani pazienti con DCA, occorre il riferimento allo strutturarsi di questa patologia, in modo da individuare aspetti del percorso in senso contrario, dalla sofferenza al sintomo. La nostra ottica si è focalizzata sull’asse narcisismo-relazione d’oggetto, che attraversa, in senso trasversale e longitudinale, aree fondamentali (autonomia/dipendenza, integrità mente-corpo/scissione, omeostasi/modificazione, lutto/depressione). Questa che è stata utilizzata anche per la metodologia dell’intervento, con il complesso obiettivo di riavviare i processi evolutivi all’interno della relazione terapeutica, soprattutto nei casi ad esordio precoce, quando risulta centrale la problematica della differenziazione individuante. Verrà presentata l’esperienza clinica degli ultimi anni, inerente la fascia d’età peripuberale, attuata presso La SOD di Neuropsichiatria di Firenze. Supportando tramite casi clinici, la percezione che l’anticipazione dell’insorgenza di questi disturbi prefiguri assetti psicopatologici peculiari, differenziati rispetto ad altre fasce d’età, e che riguardano punti di criticità del nostro intervento.

Disturbi alimentari restrittivi in una casistica peripuberale. Specificità delle problematiche psicopatologiche e criticità dell'intervento terapeutico / M.G.Martinetti; M.C.Stefanini. - In: GIORNALE ITALIANO DI PSICOPATOLOGIA. - ISSN 1592-1107. - STAMPA. - 14:(2008), pp. 170-170.

Disturbi alimentari restrittivi in una casistica peripuberale. Specificità delle problematiche psicopatologiche e criticità dell'intervento terapeutico.

MARTINETTI, MARIA GRAZIA;STEFANINI, MARIA CRISTINA
2008

Abstract

ABSTRACT- A fronte della “crisi di originalità giovanile”, negli ultimi decenni si è osservato l’incremento dei disturbi psichiatrici che comportano condotte agite (anoressia, bulimia, pratiche tossicomaniche, atti suicidari), con predominanza del “vissuto” sul “pensato” (Jeammet 1985). Questo ha comportato una sempre maggiore attenzione alle vicissitudine emozionali, identificatorie e di soggettivizzazione del percorso evolutivo adolescenziale. Secondo il modello psicodinamico, l’adolescenza si configura come un periodo che impegna fortemente l’apparato psichico nell’affrontare lo svincolo dai legami familiari, il formarsi della propria “credenza”(Cahn), e l’assalto pulsionale legato alle sorprendenti modificazioni corporee e intellettive . A fronte di questo complesso processo evolutivo, vediamo specie nei casi di DCA ad esordio precoce, una significativa fragilità narcisistica, (si esprime in meccanismi di scissione, idealizzazione, negazione) che il ragazzo cerca di eludere cercando rifugio e coesione nella “gabbia d’oro” dei DCA, apparentemente l’unico modo per poter reinvestire un sentimento “forte” di sé. Contemporaneamente la particolare difficoltà a mettersi in relazione con gli affetti mina la competenza a vivere l’esperienza depressiva adolescenziale, che sembra in questi casi non evocabile, mostrando l’intreccio fra aspetti depressivi e narcisistici . Peculiare dei DCA è che la comprensione psicodinamica della sintomatologia, debba coniugarsi, nel lungo percorso, con la conoscenza dei meccanismi fisiologici in gioco, che tendono ad autoperpetuare la sintomatologia; ne risulta che l’attenzione di chi ha cura non può scindere i differenti aspetti (somatico, comportamentale, psicodinamico), pur affrontati in ottiche diverse. Nel mentre i sintomi narrano e permettono l’evidenziarsi della sofferenza soggettiva negata, il permanere nel tempo comporta movimenti antievolutivi nel processo adolescenziale, sintomi che contemporaneamente racchiudono in sé le leggi adattive e di sofferenza del corpo defedato, che attua proprie difese e mostra segni ed esiti a volte irreversibili (osteoporosi, amenorrea, ridotto accrescimento, morte). Per poter fare questo percorso, dall’eclatante sintomo somatico alla sofferenza negata, osservandolo nei diversi contesti e setting che necessariamente si intrecciano nella presa in carico di giovani pazienti con DCA, occorre il riferimento allo strutturarsi di questa patologia, in modo da individuare aspetti del percorso in senso contrario, dalla sofferenza al sintomo. La nostra ottica si è focalizzata sull’asse narcisismo-relazione d’oggetto, che attraversa, in senso trasversale e longitudinale, aree fondamentali (autonomia/dipendenza, integrità mente-corpo/scissione, omeostasi/modificazione, lutto/depressione). Questa che è stata utilizzata anche per la metodologia dell’intervento, con il complesso obiettivo di riavviare i processi evolutivi all’interno della relazione terapeutica, soprattutto nei casi ad esordio precoce, quando risulta centrale la problematica della differenziazione individuante. Verrà presentata l’esperienza clinica degli ultimi anni, inerente la fascia d’età peripuberale, attuata presso La SOD di Neuropsichiatria di Firenze. Supportando tramite casi clinici, la percezione che l’anticipazione dell’insorgenza di questi disturbi prefiguri assetti psicopatologici peculiari, differenziati rispetto ad altre fasce d’età, e che riguardano punti di criticità del nostro intervento.
2008
14
170
170
M.G.Martinetti; M.C.Stefanini
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