Il contributo intende mettere in luce il ruolo che il “principio dignità umana” ha svolto in quella giurisprudenza del lavoro che ha aperto le porte alla risarcibilità del danno non patrimoniale patito dal lavoratore a seguito della lesione, ad opera di un comportamento datoriale, di un bene meritevole di tutela non avente rilevanza economica. La lettura della giurisprudenza del lavoro che condanna al risarcimento del danno non patrimoniale, mostra – infatti - come assai di frequente i giudici invochino la dignità del lavoratore, per ammettere la ristorabilità del danno da questi lamentato. Peraltro, se talvolta la lesione della dignità rappresenta l’argomento centrale su cui la decisione di fonda, più spesso essa appare un argomento retorico, ad abundantiam, richiamato a mero sostegno della motivazione centrale consistente nella lesione di un diritto espressamente individuato dalla legge. Il diverso ruolo che la dignità svolge nelle argomentazioni dei giudici è sintomo dei diversi significati che a tale concetto sono attribuibili; un significato “alto”, pregiuridico, ereditato dalla riflessione dei filosofi del diritto, per i quali esso rappresenta l’atout da giocare quando non sia possibile rinvenirne nell’ordinamento una declinazione specifica; e un’accezione più relativa, quella accolta dalla nostra Costituzione, legata all’inserimento della persona nella società, più similmente a quanto avveniva nell’antica Roma quando la dignitas dipendeva dalla carica pubblica ricoperta. Alla luce di queste riflessioni e alla luce della giurisprudenza della S.C. che, ai fini della risarcibilità del danno non patrimoniale, richiede (quando ciò non sia espressamente previsto dalla legge) che sia leso un diritto o un bene di rilevanza costituzionale, il contributo vorrebbe verificare il grado di tenuta dell’argomentazione giurisprudenziale fondata su un principio generale quale quello di dignità umana.
L’argomento della “dignità umana” nella giurisprudenza in materia di danno alla persona del lavoratore / M.L. Vallauri. - In: GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI. - ISSN 1720-4321. - STAMPA. - 128:(2010), pp. 659-687.
L’argomento della “dignità umana” nella giurisprudenza in materia di danno alla persona del lavoratore
VALLAURI, MARIA LUISA
2010
Abstract
Il contributo intende mettere in luce il ruolo che il “principio dignità umana” ha svolto in quella giurisprudenza del lavoro che ha aperto le porte alla risarcibilità del danno non patrimoniale patito dal lavoratore a seguito della lesione, ad opera di un comportamento datoriale, di un bene meritevole di tutela non avente rilevanza economica. La lettura della giurisprudenza del lavoro che condanna al risarcimento del danno non patrimoniale, mostra – infatti - come assai di frequente i giudici invochino la dignità del lavoratore, per ammettere la ristorabilità del danno da questi lamentato. Peraltro, se talvolta la lesione della dignità rappresenta l’argomento centrale su cui la decisione di fonda, più spesso essa appare un argomento retorico, ad abundantiam, richiamato a mero sostegno della motivazione centrale consistente nella lesione di un diritto espressamente individuato dalla legge. Il diverso ruolo che la dignità svolge nelle argomentazioni dei giudici è sintomo dei diversi significati che a tale concetto sono attribuibili; un significato “alto”, pregiuridico, ereditato dalla riflessione dei filosofi del diritto, per i quali esso rappresenta l’atout da giocare quando non sia possibile rinvenirne nell’ordinamento una declinazione specifica; e un’accezione più relativa, quella accolta dalla nostra Costituzione, legata all’inserimento della persona nella società, più similmente a quanto avveniva nell’antica Roma quando la dignitas dipendeva dalla carica pubblica ricoperta. Alla luce di queste riflessioni e alla luce della giurisprudenza della S.C. che, ai fini della risarcibilità del danno non patrimoniale, richiede (quando ciò non sia espressamente previsto dalla legge) che sia leso un diritto o un bene di rilevanza costituzionale, il contributo vorrebbe verificare il grado di tenuta dell’argomentazione giurisprudenziale fondata su un principio generale quale quello di dignità umana.File | Dimensione | Formato | |
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