Recent minimalist approaches have reduced case to independent primitives – but without any connection to its morphological expression. To solve this dichotomy, we conclude that case inflections are associated with denotational, properties. These are briefly studied with reference to Latin, and more in detail for the two-case declension of medieval Gallo-Romance and for Romanian. Specifically we construe the oblique (genitive/ dative) as the inclusion operator, saying roughly that the argument to which it attaches ‘includes’ (possesses, etc.) the head noun (genitive) or the internal argument of the verb (dative). The same quantificational properties can be read as the set forming operator yielding the plural; this explains the pervasive (and otherwise not explained) syncretism in the languages quoted between oblique singular and non-oblique plural (cf. especially -s, -i morphology). We conclude by examining pronominal systems, which preserve case differentiations in many more Romance varieties, especially in the 1st and 2nd person singular (stressed pronouns) and in the clitic series (3rd person). ************************************************** Gli approcci minimalisti recenti hanno cercato di ridurre il caso a primitivi indipendenti – ma senza spiegare come questi si connettono all’espressione morfologica del caso stesso. Risolviamo questa dicotomia proponendo che le flessioni di caso sono associate con proprietà denotazionali. Queste sono brevemente studiate in relazione al latino e più in dettaglio per le declinazioni a due casi del gallo-romanzo medievale e del rumeno. Specificamente, identifichiamo l’obliquo (genitivo/ dativo) con un operatore di ‘inclusione’, che dice grosso modo che l’argomento a cui si associa ‘include’ (cioè ‘possiede’ etc.) il nome testa del sintagma nominale (‘genitivo’), oppure l’argomento interno del verbo (‘dativo’). Le stesse proprietà quantificazionali possono essere lette come l’operatore che deriva il plurale (un sottoinsieme del lattice in cui consiste la denotazione di un predicato). Questo spiegherebbe il frequente ‘sincretismo’, altrimenti non spiegato, tra obliquo (singolare) e plurale (non-obliquo), per esempio nella morfologia latina/ romanza -s, -i. Concludiamo considerando i sistemi pronominali, che conservano differenze di caso in molte lingue romanze, specialmente nella 1° e 2° persona singolare dei pronomin pieni e nella serie clitica (di 3° persona).

Case as denotation: variation in Romance / M.R. Manzini; L.M. Savoia. - In: STUDI ITALIANI DI LINGUISTICA TEORICA E APPLICATA. - ISSN 0390-6809. - STAMPA. - XXXIX, 3:(2010), pp. 409-438.

Case as denotation: variation in Romance

MANZINI, MARIA RITA;SAVOIA, LEONARDO MARIA
2010

Abstract

Recent minimalist approaches have reduced case to independent primitives – but without any connection to its morphological expression. To solve this dichotomy, we conclude that case inflections are associated with denotational, properties. These are briefly studied with reference to Latin, and more in detail for the two-case declension of medieval Gallo-Romance and for Romanian. Specifically we construe the oblique (genitive/ dative) as the inclusion operator, saying roughly that the argument to which it attaches ‘includes’ (possesses, etc.) the head noun (genitive) or the internal argument of the verb (dative). The same quantificational properties can be read as the set forming operator yielding the plural; this explains the pervasive (and otherwise not explained) syncretism in the languages quoted between oblique singular and non-oblique plural (cf. especially -s, -i morphology). We conclude by examining pronominal systems, which preserve case differentiations in many more Romance varieties, especially in the 1st and 2nd person singular (stressed pronouns) and in the clitic series (3rd person). ************************************************** Gli approcci minimalisti recenti hanno cercato di ridurre il caso a primitivi indipendenti – ma senza spiegare come questi si connettono all’espressione morfologica del caso stesso. Risolviamo questa dicotomia proponendo che le flessioni di caso sono associate con proprietà denotazionali. Queste sono brevemente studiate in relazione al latino e più in dettaglio per le declinazioni a due casi del gallo-romanzo medievale e del rumeno. Specificamente, identifichiamo l’obliquo (genitivo/ dativo) con un operatore di ‘inclusione’, che dice grosso modo che l’argomento a cui si associa ‘include’ (cioè ‘possiede’ etc.) il nome testa del sintagma nominale (‘genitivo’), oppure l’argomento interno del verbo (‘dativo’). Le stesse proprietà quantificazionali possono essere lette come l’operatore che deriva il plurale (un sottoinsieme del lattice in cui consiste la denotazione di un predicato). Questo spiegherebbe il frequente ‘sincretismo’, altrimenti non spiegato, tra obliquo (singolare) e plurale (non-obliquo), per esempio nella morfologia latina/ romanza -s, -i. Concludiamo considerando i sistemi pronominali, che conservano differenze di caso in molte lingue romanze, specialmente nella 1° e 2° persona singolare dei pronomin pieni e nella serie clitica (di 3° persona).
2010
XXXIX, 3
409
438
M.R. Manzini; L.M. Savoia
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