L’aiuto ai prigionieri di guerra fu una delle prime e più gradite manifestazioni attraverso cui gli anglo-americani acquisirono la consapevolezza che s’andava costituendo una Resistenza viva e dinamica. Al momento dell’armistizio, infatti, circa la metà degli 80.000 prigionieri alleati detenuti in Italia, riuscirono a fuggire, 18.000 tra loro si salvarono senza essere più catturati. Fondamentale, in questo senso, fu la solidarietà offerta, in modi e forme diverse dalla popolazione civile, soprattutto contadina. “A strange alliance”, come la definì, nel 1946, Sir Noel Charles, ambasciatore inglese in Italia, di cui si trovano documenti ufficiali presso gli Archivi Nazionali di Washington e Londra, ma pure lunghe pagine di memorialistica e testimonianze orali. Un’inaspettata collaborazione che può divenire una lente utile, uno strumento d’osservazione della società italiana alla fine del fascismo che ci permette di scrutare più chiaramente e dal basso come una specifica realtà, quella rurale, rispose alla sconfitta e partecipò, con una pluralità e varietà di comportamenti, alla cobelligeranza e alla Resistenza; una sorta di tentativo di “riscatto nazionale degli umili”, intriso di connotati culturali, sociali ma pure di aspettative economiche e politiche, e al contempo, un pezzo ulteriore, in quella lunga storia, che mira a ricostruire e a comprendere l’atteggiamento, i dubbi, i comportamenti e le scelte dell’alleato di fronte alla Resistenza, all’Italia e alle sue genti.
Contadini italiani e prigionieri angloamericani evasi: una storia di aiuto e sopravvivenza (1943-45) / E.Corbino. - In: RIVISTA DI STUDI SULLO STATO. - ISSN 2038-4882. - ELETTRONICO. - saggi e articoli:(2011), pp. 1-18.
Contadini italiani e prigionieri angloamericani evasi: una storia di aiuto e sopravvivenza (1943-45)
CORBINO, EUGENIA
2011
Abstract
L’aiuto ai prigionieri di guerra fu una delle prime e più gradite manifestazioni attraverso cui gli anglo-americani acquisirono la consapevolezza che s’andava costituendo una Resistenza viva e dinamica. Al momento dell’armistizio, infatti, circa la metà degli 80.000 prigionieri alleati detenuti in Italia, riuscirono a fuggire, 18.000 tra loro si salvarono senza essere più catturati. Fondamentale, in questo senso, fu la solidarietà offerta, in modi e forme diverse dalla popolazione civile, soprattutto contadina. “A strange alliance”, come la definì, nel 1946, Sir Noel Charles, ambasciatore inglese in Italia, di cui si trovano documenti ufficiali presso gli Archivi Nazionali di Washington e Londra, ma pure lunghe pagine di memorialistica e testimonianze orali. Un’inaspettata collaborazione che può divenire una lente utile, uno strumento d’osservazione della società italiana alla fine del fascismo che ci permette di scrutare più chiaramente e dal basso come una specifica realtà, quella rurale, rispose alla sconfitta e partecipò, con una pluralità e varietà di comportamenti, alla cobelligeranza e alla Resistenza; una sorta di tentativo di “riscatto nazionale degli umili”, intriso di connotati culturali, sociali ma pure di aspettative economiche e politiche, e al contempo, un pezzo ulteriore, in quella lunga storia, che mira a ricostruire e a comprendere l’atteggiamento, i dubbi, i comportamenti e le scelte dell’alleato di fronte alla Resistenza, all’Italia e alle sue genti.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
La solitudine dell'uomo flessibile - di Eugenia Corbino.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Altro
Licenza:
Open Access
Dimensione
195.34 kB
Formato
Adobe PDF
|
195.34 kB | Adobe PDF |
I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.