Il punto di discussione verte sul problema dell’origine del male. Ora, considerare Dio artefice dei mali sarebbe assurdo. In linea con il pensiero filosofico pagano e cristiano, il primo interlocutore non mette in discussione il fatto che Dio sia «buono e creatore delle cose migliori» (Arbitr. 3,7). Tuttavia, l'esperienza diretta dei comportamenti malvagi, dell'imperfezione e la mancata somiglianza a Dio dell'uomo porta alla domanda: si Deus est, unde malum? Al tempo di Metodio vi erano correnti filosofiche medioplatoniche che, per fornire una possibile spiegazione al problema del male, adducevano teorie diadiche, dove la materia era “accanto” a Dio, materiale disponibile cosmologico o ontologico, oppure, come nello gnosticismo, un principio metafisico e intrateologico. La visione del primo dialogante assume la materia in ambito cosmologico, incaricandola di tradurre il rapporto tra Dio e il mondo. Dio avrebbe creato il cosmo da una materia a lui coeterna, priva di qualità, di forma e ordine. Il Creatore non la lasciò in questo stato di disordine, ma cominciò l'opera della creazione, dividendo ciò che era buono da ciò che era peggiore. Dalle parti buone Dio ha creato quanto piacque a lui creare, cioè il mondo che, come ha sperimentato questo primo dialogante, è bello e ordinato; dalla parte cattiva deriverebbero i mali. Se confrontiamo la visione del primo eterodosso con la dottrina medioplatonica, noteremo affinità a livello concettuale e lessicale. Alcinoo, Plutarco, Numenio sostengono che la materia sia senza qualità e forma.

Ispirazione biblica (Gn. 1,26) e linguaggio filosofico-pagano in un passo del De autexusio di Metodio d’Olimpo / franchi roberta. - In: VETERA CHRISTIANORUM. - ISSN 1121-9696. - STAMPA. - 44.2:(2009), pp. 239-256.

Ispirazione biblica (Gn. 1,26) e linguaggio filosofico-pagano in un passo del De autexusio di Metodio d’Olimpo

franchi roberta
2009

Abstract

Il punto di discussione verte sul problema dell’origine del male. Ora, considerare Dio artefice dei mali sarebbe assurdo. In linea con il pensiero filosofico pagano e cristiano, il primo interlocutore non mette in discussione il fatto che Dio sia «buono e creatore delle cose migliori» (Arbitr. 3,7). Tuttavia, l'esperienza diretta dei comportamenti malvagi, dell'imperfezione e la mancata somiglianza a Dio dell'uomo porta alla domanda: si Deus est, unde malum? Al tempo di Metodio vi erano correnti filosofiche medioplatoniche che, per fornire una possibile spiegazione al problema del male, adducevano teorie diadiche, dove la materia era “accanto” a Dio, materiale disponibile cosmologico o ontologico, oppure, come nello gnosticismo, un principio metafisico e intrateologico. La visione del primo dialogante assume la materia in ambito cosmologico, incaricandola di tradurre il rapporto tra Dio e il mondo. Dio avrebbe creato il cosmo da una materia a lui coeterna, priva di qualità, di forma e ordine. Il Creatore non la lasciò in questo stato di disordine, ma cominciò l'opera della creazione, dividendo ciò che era buono da ciò che era peggiore. Dalle parti buone Dio ha creato quanto piacque a lui creare, cioè il mondo che, come ha sperimentato questo primo dialogante, è bello e ordinato; dalla parte cattiva deriverebbero i mali. Se confrontiamo la visione del primo eterodosso con la dottrina medioplatonica, noteremo affinità a livello concettuale e lessicale. Alcinoo, Plutarco, Numenio sostengono che la materia sia senza qualità e forma.
2009
44.2
239
256
franchi roberta
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