Nel contesto complessivo di un rinnovato interesse per l’analisi delle borghesie ottocentesche, cui gli studi di Kocka hanno impresso una rapida accelerazione, il saggio si inserisce nel dibattito, apertosi a livello internazionale, sulla validità o meno dell’indicatore dell’impiego del servizio domestico come simbolo di status. Se da un lato infatti Banks, Hobsbawm e Adeline Daumard ne sottolineano la valenza di attestato di appartenenza di classe, dall’altro Prochaska, Higgs, Ebery e Preston, insistono invece nel valorizzarne soprattutto gli aspetti “funzionali”. Cosa ci dice in proposito l’analisi del caso toscano? Per tentare di fornire una risposta soddisfacente alla domanda si sono presi in esame due case studies rappresentativi di realtà sociali antitetiche: l’aristocratica Firenze e l’“industriosa” Prato. Se da un lato le tante inesattezze dei rilevamenti statistici di metà secolo rendono difficile tirare delle conclusioni definitive, le differenze tra le due realtà urbane balzano subito all’occhio, e non c’è dubbio che i valori della distinzione e della rispettabilità assumano nella capitale del Granducato un peso assai maggiore nel determinare l’assunzione o meno di personale di servizio, che nella vicina città tessile. E si può così ipotizzare la coesistenza di valenze diverse del servizio a seconda della diversa struttura economico-sociale dei vari contesti urbani. Ciò non toglie che nessun riscontro positivo – tale da avallare il criterio della funzionalità – sia riscontrabile tra ampiezza dei nuclei familiari e presenza di personale domestico nemmeno nella Prato popolana e “interclassista” che ci descrive Niccolò Tommaseo. Determinante per superare l’evidente stato di impasse della ricerca, appare così il cambiamento della prospettiva di analisi. Ancor più che all’interno delle realtà urbane nel loro complesso, è non a caso il delinearsi di comportamenti diversificati nel contesto delle singole aree parrocchiali il risultato più significativo della mia ricerca, a conferma della tesi di Crossick, secondo cui la migliore unità di misura per un’analisi delle realtà sociali ottocentesche resta quella del quartiere, i cui confini finiscono spesso col delimitare le esperienze di vita e gli orizzonti culturali della popolazione. E’ così il concetto di communication community formulato da Szreter – in una prospettiva di analisi di tipo microanalitico e comparato allo stesso tempo -, piuttosto che il tentativo di costruire una modellistica universalizzante, che sembra fornire gli strumenti ermeneutici più stimolanti per lo sviluppo futuro della ricerca su questi temi.

IL MODELLO ARISTOCRATICO E LA CITTÀ INDUSTRIALE. TIPOLOGIE DOMESTICHE A CONFRONTO: FIRENZE E PRATO NEL SECOLO XIX. Relazione presentata al Third European Social Science History Conference (IISG, Amsterdam 2000) / M. CASALINI. - In: POPOLAZIONE E STORIA. - ISSN 1591-4798. - STAMPA. - 1:(2001), pp. 47-69.

IL MODELLO ARISTOCRATICO E LA CITTÀ INDUSTRIALE. TIPOLOGIE DOMESTICHE A CONFRONTO: FIRENZE E PRATO NEL SECOLO XIX. Relazione presentata al Third European Social Science History Conference (IISG, Amsterdam 2000).

CASALINI, MARIA
2001

Abstract

Nel contesto complessivo di un rinnovato interesse per l’analisi delle borghesie ottocentesche, cui gli studi di Kocka hanno impresso una rapida accelerazione, il saggio si inserisce nel dibattito, apertosi a livello internazionale, sulla validità o meno dell’indicatore dell’impiego del servizio domestico come simbolo di status. Se da un lato infatti Banks, Hobsbawm e Adeline Daumard ne sottolineano la valenza di attestato di appartenenza di classe, dall’altro Prochaska, Higgs, Ebery e Preston, insistono invece nel valorizzarne soprattutto gli aspetti “funzionali”. Cosa ci dice in proposito l’analisi del caso toscano? Per tentare di fornire una risposta soddisfacente alla domanda si sono presi in esame due case studies rappresentativi di realtà sociali antitetiche: l’aristocratica Firenze e l’“industriosa” Prato. Se da un lato le tante inesattezze dei rilevamenti statistici di metà secolo rendono difficile tirare delle conclusioni definitive, le differenze tra le due realtà urbane balzano subito all’occhio, e non c’è dubbio che i valori della distinzione e della rispettabilità assumano nella capitale del Granducato un peso assai maggiore nel determinare l’assunzione o meno di personale di servizio, che nella vicina città tessile. E si può così ipotizzare la coesistenza di valenze diverse del servizio a seconda della diversa struttura economico-sociale dei vari contesti urbani. Ciò non toglie che nessun riscontro positivo – tale da avallare il criterio della funzionalità – sia riscontrabile tra ampiezza dei nuclei familiari e presenza di personale domestico nemmeno nella Prato popolana e “interclassista” che ci descrive Niccolò Tommaseo. Determinante per superare l’evidente stato di impasse della ricerca, appare così il cambiamento della prospettiva di analisi. Ancor più che all’interno delle realtà urbane nel loro complesso, è non a caso il delinearsi di comportamenti diversificati nel contesto delle singole aree parrocchiali il risultato più significativo della mia ricerca, a conferma della tesi di Crossick, secondo cui la migliore unità di misura per un’analisi delle realtà sociali ottocentesche resta quella del quartiere, i cui confini finiscono spesso col delimitare le esperienze di vita e gli orizzonti culturali della popolazione. E’ così il concetto di communication community formulato da Szreter – in una prospettiva di analisi di tipo microanalitico e comparato allo stesso tempo -, piuttosto che il tentativo di costruire una modellistica universalizzante, che sembra fornire gli strumenti ermeneutici più stimolanti per lo sviluppo futuro della ricerca su questi temi.
2001
1
47
69
M. CASALINI
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/5406
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact