Sul tema del servizio domestico negli ultimi anni si sono accumulate decine di studi, e se le interpretazioni delle caratteristiche strutturali di quello che viene ritenuto un settore chiave per la decodifica di alcuni elementi di fondo della realtà sociale ottocentesca sono spesso contrastanti, il nesso tra femminilizzazione del mestiere e “modernizzazione” è generalmente dato per scontato, a livello storiografico. Ma anche in questo caso, in realtà, sembra difficile attestarsi su un’interpretazione univoca quanto generalista delle trasformazioni in atto. Tentando una prima verifica del fenomeno a livello nazionale, non può non colpire ad esempio il fatto che, secondo i dati del Censimento del 1861, gli indici più alti di femminilizzazione, in Italia, si siano registrati proprio in Sicilia, oltre che nelle Marche e in Toscana. Non sembra quindi credibile pensare ad una defezione del mestiere da parte degli uomini – com’è stato da più parti ipotizzato – a vantaggio di nuovi e più allettanti settori occupazionali. Il primo dato di cui tener conto riguarda indubbiamente l’ampiezza e la composizione di flussi migratori dalle campagne (fondamentale bacino di reclutamento nel settore), che registrano una crescente presenza femminile. Ma è sul versante della domanda che, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo, si verificano i cambiamenti più significativi, destinati ad incidere direttamente sulla sex ratio del personale domestico, nei diversi contesti urbani, laddove del resto l’offerta di manodopera, sia maschile (di estrazione urbana) che femminile (di estrazione rurale) sembra restare mediamente alta. Mentre stazionaria, o in calo in alcuni casi, resta la richiesta degli strati nobiliari, - gli unici a impiegare servitori maschi -, in forte crescita si rivela la domanda di servizi domestici da parte di vari settori di borghesia: soprattutto quelli delle professioni, degli impieghi e del commercio, all’interno dei quali la nuova costruzione di un modello familiare, fondato sulla separazione netta tra sfera pubblica (maschile) e privata (femminile), da un lato, e sull’inattività delle mogli quale elemento fondante della “rispettabilità” dei mariti dall’altro, tende a prospettare come d’obbligo la delega delle mansioni domestiche ad un personale salariato che non può essere che di sesso femminile.

LA DOMESTICITÉ COMME INDICATEUR SOCIAL. UN ÉTUDE SUR FLORENCE AU MILIEU DU XIX SIÈCLE / M. CASALINI. - STAMPA. - XIII:(1997), pp. 51-74. (Intervento presentato al convegno LE PHENOMÈNE DE LA DOMESTICITÉ EN EUROPE / Institut de sociologie de l'Acadèmie des Sciences de la Ré publique Tchèque, faculté de Lettres de l'Universitèp Charles Centre français de Recherches en Sciences Sociales de Prague tenutosi a PRAGA nel settembre 1996).

LA DOMESTICITÉ COMME INDICATEUR SOCIAL. UN ÉTUDE SUR FLORENCE AU MILIEU DU XIX SIÈCLE

CASALINI, MARIA
1997

Abstract

Sul tema del servizio domestico negli ultimi anni si sono accumulate decine di studi, e se le interpretazioni delle caratteristiche strutturali di quello che viene ritenuto un settore chiave per la decodifica di alcuni elementi di fondo della realtà sociale ottocentesca sono spesso contrastanti, il nesso tra femminilizzazione del mestiere e “modernizzazione” è generalmente dato per scontato, a livello storiografico. Ma anche in questo caso, in realtà, sembra difficile attestarsi su un’interpretazione univoca quanto generalista delle trasformazioni in atto. Tentando una prima verifica del fenomeno a livello nazionale, non può non colpire ad esempio il fatto che, secondo i dati del Censimento del 1861, gli indici più alti di femminilizzazione, in Italia, si siano registrati proprio in Sicilia, oltre che nelle Marche e in Toscana. Non sembra quindi credibile pensare ad una defezione del mestiere da parte degli uomini – com’è stato da più parti ipotizzato – a vantaggio di nuovi e più allettanti settori occupazionali. Il primo dato di cui tener conto riguarda indubbiamente l’ampiezza e la composizione di flussi migratori dalle campagne (fondamentale bacino di reclutamento nel settore), che registrano una crescente presenza femminile. Ma è sul versante della domanda che, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo, si verificano i cambiamenti più significativi, destinati ad incidere direttamente sulla sex ratio del personale domestico, nei diversi contesti urbani, laddove del resto l’offerta di manodopera, sia maschile (di estrazione urbana) che femminile (di estrazione rurale) sembra restare mediamente alta. Mentre stazionaria, o in calo in alcuni casi, resta la richiesta degli strati nobiliari, - gli unici a impiegare servitori maschi -, in forte crescita si rivela la domanda di servizi domestici da parte di vari settori di borghesia: soprattutto quelli delle professioni, degli impieghi e del commercio, all’interno dei quali la nuova costruzione di un modello familiare, fondato sulla separazione netta tra sfera pubblica (maschile) e privata (femminile), da un lato, e sull’inattività delle mogli quale elemento fondante della “rispettabilità” dei mariti dall’altro, tende a prospettare come d’obbligo la delega delle mansioni domestiche ad un personale salariato che non può essere che di sesso femminile.
1997
Acta Demografica
LE PHENOMÈNE DE LA DOMESTICITÉ EN EUROPE / Institut de sociologie de l'Acadèmie des Sciences de la Ré publique Tchèque, faculté de Lettres de l'Universitèp Charles Centre français de Recherches en Sciences Sociales de Prague
PRAGA
settembre 1996
M. CASALINI
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/5412
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact