Quando si discute del ritardo del nostro Paese rispetto al raggiungimento di un’effettiva eguaglianza tra uomini e donne e si pianificano politiche per le pari opportunità, raramente la scuola viene interpellata e inserita nel dibattito politico. La ragione di questa noncuranza può essere ricondotta ad un motivo abbastanza semplice: la scuola viene concepita come una sorta di “luogo privilegiato” rispetto al problema della discriminazione sessuale, in cui la parità viene per definizione esercitata. Esiste un’evidenza statistica a supporto di questa credenza – in realtà facile da sfatare – che consiste in una forte presenza quantitativa delle donne, nel duplice ruolo di docenti e studentesse, nelle aule scolastiche: la scuola, si continua a ripetere con toni talvolta rassegnati, è ormai «in mano alle donne». In realtà, da un esame meno superficiale, emerge un quadro assai più complesso e contraddittorio. Se non ci si limita ad un giudizio di facciata ma si è disposti ad indagare più approfonditamente la questione si può arrivare ad affermare la tesi antitetica e cioè che la scuola italiana – nella sua struttura, nei saperi che trasmette – è il riflesso di una società sessista e, a sua volta, si configura come motore propulsore di una visione tradizionale e stereotipata dei ruoli maschili e femminili. Nel saggio si prova ad argomentare questa tesi, andando a focalizzare l’attenzione su tre ambiti: le studentesse, i libri di testo, gli insegnanti.

La presunta neutralità dei saperi. Alle origini della discriminazione di genere / Biemmi, Irene. - In: ARTICOLO 33. - ISSN 2280-4315. - STAMPA. - Anno II, n.2-3:(2010), pp. 43-52.

La presunta neutralità dei saperi. Alle origini della discriminazione di genere

Biemmi Irene
2010

Abstract

Quando si discute del ritardo del nostro Paese rispetto al raggiungimento di un’effettiva eguaglianza tra uomini e donne e si pianificano politiche per le pari opportunità, raramente la scuola viene interpellata e inserita nel dibattito politico. La ragione di questa noncuranza può essere ricondotta ad un motivo abbastanza semplice: la scuola viene concepita come una sorta di “luogo privilegiato” rispetto al problema della discriminazione sessuale, in cui la parità viene per definizione esercitata. Esiste un’evidenza statistica a supporto di questa credenza – in realtà facile da sfatare – che consiste in una forte presenza quantitativa delle donne, nel duplice ruolo di docenti e studentesse, nelle aule scolastiche: la scuola, si continua a ripetere con toni talvolta rassegnati, è ormai «in mano alle donne». In realtà, da un esame meno superficiale, emerge un quadro assai più complesso e contraddittorio. Se non ci si limita ad un giudizio di facciata ma si è disposti ad indagare più approfonditamente la questione si può arrivare ad affermare la tesi antitetica e cioè che la scuola italiana – nella sua struttura, nei saperi che trasmette – è il riflesso di una società sessista e, a sua volta, si configura come motore propulsore di una visione tradizionale e stereotipata dei ruoli maschili e femminili. Nel saggio si prova ad argomentare questa tesi, andando a focalizzare l’attenzione su tre ambiti: le studentesse, i libri di testo, gli insegnanti.
2010
Anno II, n.2-3
43
52
Biemmi, Irene
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/591313
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact