Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza da parte dell’opinione pubblica circa i potenziali rischi legati all’utilizzo di prodotti fitosanitari chimici di sintesi e quindi è aumentato il gradimento per i metodi di lotta biologica. Se ciò è vero per gli ambienti agrari a maggior ragione tali metodi sono ben visti in ambito forestale dove si mantengono situazioni con un più alto livello di naturalità. Tuttavia la lotta biologica non è del tutto priva di potenziali conseguenze negative, infatti vari autori hanno espresso anche in passato dubbi sulla reale assenza di effetti collaterali legati alla lotta biologica classica, che talora ha inciso profondamente sulla fauna invertebrata dei territori interessati. Per questo è, in genere, riconosciuta la necessità di effettuare scrupolose indagini preliminari al rilascio di un entomofago esotico e anche successive ad esso al fine di ottenere previsioni affidabili sull’impatto di tali interventi (Wright et al., 2005; Hoelmer & Kirk, 2005; Gross et al., 2005; Barratt et al., 2010). Ad esempio per il contenimento del galligeno Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu l’introduzione in Giappone del parassitoide Torymus sinensis Kamijo, recentemente introdotto anche in Italia, ha fatto registrare nel corso di 10 anni di studio densità di popolazione crescenti a discapito di quelle del parassitoide indigeno T. beneficus Yasumatsu & Kamijo (Moriya et al., 1992). Sempre in Giappone T. sinensis ha generato fenomeni di ibridazione proprio con T. beneficus, determinando infine ripercussioni sugli equilibri naturali che regolano la biodiversità nell’ambiente in cui sono avvenuti i lanci del parassitoide esotico. Lo studio del complesso di parassitoidi indigeni è utile, quindi, sia alla verifica di eventuali interazioni (positive e/o negative) di T. sinensis con l’entomofauna indigena italiana, sia all’impiego del complesso di parassitoidi indigeni come strumento di contenimento delle popolazioni del cinipide del castagno
Parassitoidi indigeni del cinipide del castagno in Toscana / M.Bracalini ; T.Panzavolta ; R.Tiberi ; F.Croci. - STAMPA. - (2012), pp. 72-75. (Intervento presentato al convegno Stato dell’arte nella difesa delle avversità del castagno (Castanea sativa Mill.) tenutosi a Marradi (FI) nel 9 settembre 2011).
Parassitoidi indigeni del cinipide del castagno in Toscana
BRACALINI, MATTEO;PANZAVOLTA, TIZIANA;TIBERI, RIZIERO;
2012
Abstract
Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza da parte dell’opinione pubblica circa i potenziali rischi legati all’utilizzo di prodotti fitosanitari chimici di sintesi e quindi è aumentato il gradimento per i metodi di lotta biologica. Se ciò è vero per gli ambienti agrari a maggior ragione tali metodi sono ben visti in ambito forestale dove si mantengono situazioni con un più alto livello di naturalità. Tuttavia la lotta biologica non è del tutto priva di potenziali conseguenze negative, infatti vari autori hanno espresso anche in passato dubbi sulla reale assenza di effetti collaterali legati alla lotta biologica classica, che talora ha inciso profondamente sulla fauna invertebrata dei territori interessati. Per questo è, in genere, riconosciuta la necessità di effettuare scrupolose indagini preliminari al rilascio di un entomofago esotico e anche successive ad esso al fine di ottenere previsioni affidabili sull’impatto di tali interventi (Wright et al., 2005; Hoelmer & Kirk, 2005; Gross et al., 2005; Barratt et al., 2010). Ad esempio per il contenimento del galligeno Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu l’introduzione in Giappone del parassitoide Torymus sinensis Kamijo, recentemente introdotto anche in Italia, ha fatto registrare nel corso di 10 anni di studio densità di popolazione crescenti a discapito di quelle del parassitoide indigeno T. beneficus Yasumatsu & Kamijo (Moriya et al., 1992). Sempre in Giappone T. sinensis ha generato fenomeni di ibridazione proprio con T. beneficus, determinando infine ripercussioni sugli equilibri naturali che regolano la biodiversità nell’ambiente in cui sono avvenuti i lanci del parassitoide esotico. Lo studio del complesso di parassitoidi indigeni è utile, quindi, sia alla verifica di eventuali interazioni (positive e/o negative) di T. sinensis con l’entomofauna indigena italiana, sia all’impiego del complesso di parassitoidi indigeni come strumento di contenimento delle popolazioni del cinipide del castagnoI documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.