Nell’annata agraria 2000/2001 e 2001/2002, su parte pianeggiante dell’Azienda agraria Valdastra (Borgo San Lorenzo, Fi) vicina al fiume Sieve, è stata svolta ricerca su un’area sperimentale di 8.640 m2 sugli effetti prodotti da tre tecniche di lavorazione ordinaria sul mais irriguo coltivato in biologico per la produzione d’insilato. Le tesi messe a confronto, usando un disegno sperimentale a blocco randomizzato con 4 repliche e parcelle elementare di 120 m2, sono state le seguenti: a) aratura profonda a 40 cm; b) aratura superficiale a 20 cm di profondità; c) minima lavorazione con erpice a dischi a 10 cm di profondità. I rilievi sulla coltura hanno considerato: produzione di S.S. e di tal quale allo stadio di maturazione cerosa; produzione delle t/ha di granella al 15,5 % di umidità; produzione della S.S. dei tutoli in t/ha; lunghezza, diametro e numero dei ranghi della spiga; peso ettolitrico della granella al 16 % di umidità; contenuto proteico della granella; numero di spighe colpite da piralide; altezza della pianta e inserzione della spiga; la flora infestante (n°, S.S. m2, indici di diversità di Shannon e Weaver); valore del rapporto “output/imput energetici”. I risultati delle elaborazioni statistiche hanno evidenziato come: la produzione di S.S. negli anni è stata uguale tra le lavorazioni; la produzione di tal quale nel 2001 è stata uguale mente nel 2002 è stata maggiore quella della minima lavorazione (31,59 t/ha) rispetto alla lavorazione profonda (31,59 t/ha) simile alla superficiale (29,35 t/ha); la produzione di granella nel 2001 non è stata diversa tra le lavorazioni mentre nel 2002 la produzione della lavorazione superficiale (9,378 t/ha) è stata superiore di quella profonda (7,507 t/ha) e simile a quella minima (8.677 t/ha); nel 2001 la produzione dei tutoli della minima lavorazione è stata superiore a quella della lavorazione profonda; nel 2001 la lunghezza della spiga della minima lavorazione è stata superiore a quella della lavorazione profonda; il diametro e il numero dei ranghi della spiga non sono stati influenzati dalle lavorazioni; il peso ettolitrico della granella, il contenuto suo proteico della granella; il numero di spighe colpite da piralide non sono state influenzate dalle lavorazione; altezza della pianta e l’ inserzione della spiga non sono state influenzate dalle lavorazione; la flora infestante (n°, S.S. m2, indici di diversità di Shannon e Weaver è stata, nel complesso, influenzata positivamente dalla riduzione delle lavorazione; il valore del rapporto “output/imput energetici” è stato nei die anni a favore della minima lavorazione: es. 2001, 6,722 Mj/ha rispetto a 6,188 Mj/ha (lavorazione superficiale) e 5,245 Mj/ha (lavorazione profonda). Si conclude che, per le esperienze fatte in due anni di prove, la minima lavorazione con erpice a dischi alla profondità di 10 cm per la coltura di mais per insilato appare, complessivamente, per sostenibilità agro-economica ed ecologica, più adatta rispetto all’arature a 40 e 20 cm

Mais, effetto della riduzione delle lavorazioni ordinarie / E. Raso; L. Giustini; C. Vazzana. - In: AZ BIO. - ISSN 1592-8764. - STAMPA. - 6:(2004), pp. 45-49.

Mais, effetto della riduzione delle lavorazioni ordinarie

RASO, ENRICO;VAZZANA, CONCETTA
2004

Abstract

Nell’annata agraria 2000/2001 e 2001/2002, su parte pianeggiante dell’Azienda agraria Valdastra (Borgo San Lorenzo, Fi) vicina al fiume Sieve, è stata svolta ricerca su un’area sperimentale di 8.640 m2 sugli effetti prodotti da tre tecniche di lavorazione ordinaria sul mais irriguo coltivato in biologico per la produzione d’insilato. Le tesi messe a confronto, usando un disegno sperimentale a blocco randomizzato con 4 repliche e parcelle elementare di 120 m2, sono state le seguenti: a) aratura profonda a 40 cm; b) aratura superficiale a 20 cm di profondità; c) minima lavorazione con erpice a dischi a 10 cm di profondità. I rilievi sulla coltura hanno considerato: produzione di S.S. e di tal quale allo stadio di maturazione cerosa; produzione delle t/ha di granella al 15,5 % di umidità; produzione della S.S. dei tutoli in t/ha; lunghezza, diametro e numero dei ranghi della spiga; peso ettolitrico della granella al 16 % di umidità; contenuto proteico della granella; numero di spighe colpite da piralide; altezza della pianta e inserzione della spiga; la flora infestante (n°, S.S. m2, indici di diversità di Shannon e Weaver); valore del rapporto “output/imput energetici”. I risultati delle elaborazioni statistiche hanno evidenziato come: la produzione di S.S. negli anni è stata uguale tra le lavorazioni; la produzione di tal quale nel 2001 è stata uguale mente nel 2002 è stata maggiore quella della minima lavorazione (31,59 t/ha) rispetto alla lavorazione profonda (31,59 t/ha) simile alla superficiale (29,35 t/ha); la produzione di granella nel 2001 non è stata diversa tra le lavorazioni mentre nel 2002 la produzione della lavorazione superficiale (9,378 t/ha) è stata superiore di quella profonda (7,507 t/ha) e simile a quella minima (8.677 t/ha); nel 2001 la produzione dei tutoli della minima lavorazione è stata superiore a quella della lavorazione profonda; nel 2001 la lunghezza della spiga della minima lavorazione è stata superiore a quella della lavorazione profonda; il diametro e il numero dei ranghi della spiga non sono stati influenzati dalle lavorazioni; il peso ettolitrico della granella, il contenuto suo proteico della granella; il numero di spighe colpite da piralide non sono state influenzate dalle lavorazione; altezza della pianta e l’ inserzione della spiga non sono state influenzate dalle lavorazione; la flora infestante (n°, S.S. m2, indici di diversità di Shannon e Weaver è stata, nel complesso, influenzata positivamente dalla riduzione delle lavorazione; il valore del rapporto “output/imput energetici” è stato nei die anni a favore della minima lavorazione: es. 2001, 6,722 Mj/ha rispetto a 6,188 Mj/ha (lavorazione superficiale) e 5,245 Mj/ha (lavorazione profonda). Si conclude che, per le esperienze fatte in due anni di prove, la minima lavorazione con erpice a dischi alla profondità di 10 cm per la coltura di mais per insilato appare, complessivamente, per sostenibilità agro-economica ed ecologica, più adatta rispetto all’arature a 40 e 20 cm
2004
6
45
49
E. Raso; L. Giustini; C. Vazzana
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