Lo studio rappresenta il primo tentativo di fornire una lettura interpretativa del commento al Cantico dei cantici di Giovanni da Mantova. Tra il 1081 e il 1083 Giovanni da Mantova (che si suppone essere stato un laico) scrive un commento al Cantico dei cantici su commissione della contessa Matilde di Canossa; a lei dedicato, il commento, suddiviso in quattro libri, si propone di fornire a Matilde un testo che la introduca all'esperienza della contemplazione. Così il primo libro è centrato sulla virtù dell'umiltà, presupposto imprescindibile della vita contemplativa; ma già dal secondo libro il vertice della contemplazione è individuato nella 'dilectio Dei et prossimi', una dimensione, quindi, che rimanda alla vita attiva, alla cui base si trova la virtù della carità. Tale esperienza di perfezione, che viene descritta da Giovanni in termini che presentano numerosi riscontri con una lettera del Registrum di Gregorio VII indirizzata a Matilde, non è però di tutti: Giovanni la proclama riservata a chi "eligendus est in praelationem", ovvero a chi è chiamato a realizzare pienamente l'imitazione di Cristo attraverso il proprio agire nella storia; il terzo e il quarto libro risolvono in questo senso il contrasto tra contemplazione-azione, rivelando il carattere politico-profetico del commento, rivolto a giustificare sul piano della mistica l'azione militare condotta da Matilde a sostegno del papato contro Enrico IV. La seconda parte del saggio è dedicata alle fonti utilizzate da Giovanni: i commentari al Cantico dei cantici di Aimone d'Auxerre e di Roberto di Tumbalenia, la cui costante presenza nel corso del commento è argomentata in base a ripetuti e ragionati confronti.

Il commentario al Cantico dei Cantici di Giovanni da Mantova / Silvia Cantelli. - In: STUDI MEDIEVALI. - ISSN 0391-8467. - STAMPA. - 26:(1985), pp. 1-184.

Il commentario al Cantico dei Cantici di Giovanni da Mantova

CANTELLI, SILVIA
1985

Abstract

Lo studio rappresenta il primo tentativo di fornire una lettura interpretativa del commento al Cantico dei cantici di Giovanni da Mantova. Tra il 1081 e il 1083 Giovanni da Mantova (che si suppone essere stato un laico) scrive un commento al Cantico dei cantici su commissione della contessa Matilde di Canossa; a lei dedicato, il commento, suddiviso in quattro libri, si propone di fornire a Matilde un testo che la introduca all'esperienza della contemplazione. Così il primo libro è centrato sulla virtù dell'umiltà, presupposto imprescindibile della vita contemplativa; ma già dal secondo libro il vertice della contemplazione è individuato nella 'dilectio Dei et prossimi', una dimensione, quindi, che rimanda alla vita attiva, alla cui base si trova la virtù della carità. Tale esperienza di perfezione, che viene descritta da Giovanni in termini che presentano numerosi riscontri con una lettera del Registrum di Gregorio VII indirizzata a Matilde, non è però di tutti: Giovanni la proclama riservata a chi "eligendus est in praelationem", ovvero a chi è chiamato a realizzare pienamente l'imitazione di Cristo attraverso il proprio agire nella storia; il terzo e il quarto libro risolvono in questo senso il contrasto tra contemplazione-azione, rivelando il carattere politico-profetico del commento, rivolto a giustificare sul piano della mistica l'azione militare condotta da Matilde a sostegno del papato contro Enrico IV. La seconda parte del saggio è dedicata alle fonti utilizzate da Giovanni: i commentari al Cantico dei cantici di Aimone d'Auxerre e di Roberto di Tumbalenia, la cui costante presenza nel corso del commento è argomentata in base a ripetuti e ragionati confronti.
1985
26
1
184
Silvia Cantelli
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