Fino a ora la storiografia economica si è soffermata poco sui meccanismi tardo trecenteschi che dettero vita a una categoria di nuovi ricchi provenienti dagli ambienti popolari fatti di operosi inurbati; uomini e donne assai diversi dai facoltosi personaggi della tradizione patrizia e magnatizia cara a Gaetano Salvemini. Proprio tra quei nuovi ricchi, mercanti, artigiani, grossi dirigenti di aziende, si stavano evidenziando modelli di consumo che prendevano le distanza sia da quelli popolari che da quelli nobiliari; essi sembravano voler affermare una identità autonoma del ceto medio produttivo. La ricchezza era meno esibita ma più attentamente investita in attività a rischio, il cibo non necessariamente scelto per il suo costo ma per la qualità dei sapori, allo stesso modo i monili, come le suppellettili di casa, non erano sfarzosi ma fatti da orafi esperti e raffinati. Una identità separata al cui interno si trovava l’humus che dette vita ai processi di innovazione tecnica ed economica che fecero la fortuna di Firenze e della Toscana di quel periodo.
Per una analisi dei modelli di spesa e di investimento nella Toscana del XIV e XV secolo. Livelli di ricchezza o ceto di appartenenza? / G. Nigro. - STAMPA. - Ricos y pobres: opulencia y desarraigo en el occidente medieval:(2010), pp. 247-274. (Intervento presentato al convegno Ricos y pobres: opulencia y desarraigo en el occidente medieval. XXXVI semana de estudios medievales, Estella, 20-24 Julio 2009. Departamento de Cultura y Turismo, Gobierno de Navarra. tenutosi a Estella nel 20-24 luglio 2009).
Per una analisi dei modelli di spesa e di investimento nella Toscana del XIV e XV secolo. Livelli di ricchezza o ceto di appartenenza?
NIGRO, GIAMPIERO
2010
Abstract
Fino a ora la storiografia economica si è soffermata poco sui meccanismi tardo trecenteschi che dettero vita a una categoria di nuovi ricchi provenienti dagli ambienti popolari fatti di operosi inurbati; uomini e donne assai diversi dai facoltosi personaggi della tradizione patrizia e magnatizia cara a Gaetano Salvemini. Proprio tra quei nuovi ricchi, mercanti, artigiani, grossi dirigenti di aziende, si stavano evidenziando modelli di consumo che prendevano le distanza sia da quelli popolari che da quelli nobiliari; essi sembravano voler affermare una identità autonoma del ceto medio produttivo. La ricchezza era meno esibita ma più attentamente investita in attività a rischio, il cibo non necessariamente scelto per il suo costo ma per la qualità dei sapori, allo stesso modo i monili, come le suppellettili di casa, non erano sfarzosi ma fatti da orafi esperti e raffinati. Una identità separata al cui interno si trovava l’humus che dette vita ai processi di innovazione tecnica ed economica che fecero la fortuna di Firenze e della Toscana di quel periodo.File | Dimensione | Formato | |
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