Obbedienza e conflitti nella esperienza religiosa ed ecclesiale di Ernesto Balducci

Il saggio analizza le vicende e le riflessioni di padre Ernesto Balducci (1912-1992) relative al tema dell’obbedienza, negli anni di formazione e nel corso della sua vita come scolopio, vicende che sono significative di una stagione della storia della chiesa italiana e della vita religiosa, perché esemplari delle tensioni frequenti che attraversavano le diverse tendenze spirituali, ecclesiali e politiche che caratterizzavano la comunità ecclesiale, i diversi modi di intendere il rapporto chiesa-società e le ripercussioni che queste situazioni creavano all’interno delle istituzioni ecclesiastiche. Una realtà in mutamento, in particolare in relazione al dibattito del concilio Vaticano II, e alle attese e alle speranze che questo aveva suscitato. Il tema dell’obbedienza, anche per le modalità con le quali era stato proposto, era stato nel corso della vita di Balducci alla radice di molte tensioni non risolte ed avrebbe subito una evoluzione significativa. Il saggio analizza le riflessioni balducciane su questo tema ponendole in relazione con i dibattiti ecclesiali e politici contemporanei. Le cosiddette virtù <<passive>>, che nella tradizione ascetico-spirituale vedevano l’obbedienza al superiore come espressione della volontà divina, e che erano i presupposti di una rigida e compatta disciplina ecclesiastica, vengono rimesse fortemente in discussione fin dagli anni della formazione seminariale. Quel modello non è mai assunto acriticamente; nel tentativo di coniugare l’obbedienza, sempre esercitata, con il dialogo, l’argomentazione e la difesa di altre prospettive e orientamenti, si evidenziano alcune difficoltà incontrate da Balducci nei rapporti con le autorità ecclesiastiche, ma anche la sua forza e una capacità di mediazione tra mondi diversi e talvolta non comunicanti. Egli si poneva, come scrisse in un momento difficile a Paolo VI, <<alle frontiere dell’inquietudine>>, riuscendo a mantenere un dialogo senza reticenze.