Il saggio si incentra sulla memoria che i maggiori testi storiografici, cronistici e politici del Cinquecento serbano del cosiddetto 'Consiglio Grande', o 'Maggior Consiglio', ovvero dell'esperimento 'democratico' instaurato a Firenze dopo la cacciata di Piero de' Medici (1494) e durato fino al loro ritorno nel 1512. È una memoria fondamentale per capire come la Firenze della transizione dalla Repubblica al Principato pensò e rappresentò se stessa, nel tentativo di trasformare l'urgenza della cronaca in 'storia', in racconto portatore di significato. Il lavoro passa dunque in rassegna fonti diaristiche (Landucci, Cerretani), storiografiche (ancora Cerretani, e poi gli storici dell'età ormai ducale, Nardi, Segni, Varchi fra gli altri) e, soprattutto, le opere dei due maggiori protagonisti fiorentini di questa età, Machiavelli e Guicciardini. Si mette così a fuoco uno schema interpretativo incentrato sulla sequenza 'cacciata del tiranno/instaurazione di un regime repubblicano' che viene fatto funzionare sia per la 'mutazione' del 1512 sia per quella del 1527, che si rivela essere un portato, probabilmente, della fedeltà fiorentina alle profezie savonaroliane. Si sottolinea la diversa attitudine del Machiavelli e del Guicciardini rispetto a questo schema interpretativo e, in genere, rispetto al Consiglio Grande: quanto appassionata risulta la memoria dell'aristocratico Guicciardini, tanto fredda e indifferente appare quella del Machiavelli, rispetto ad più audace tentativo 'assembleare' della Repubblica di Firenze. This essay focuses on the memory which the main historiograph texts, chronicles and political works of the 16th century hand down of the so-called 'Consiglio Grande', or 'Maggior Consiglio', that is of the 'democratic' experiment set up in Florence after the expulsion of Piero de' Medici (1494) and which lasted until the return of the Medici in 1512. This memory is fundamental to understand how Florence, in the transition from Republic to Principality, thought of and represented itself, in the attempt to transform the urgency of fast-paced events into 'history', into a meaningful story. The work therefore reviews diaries (Landucci, Cerretani), history writing (Cerretani again, and then the historians of the Duchy period, including Nardi, Segni, Varchi) and, above all, the works of two major protagonists of Florentine life in that period, Machiavelli and Guicciardini. The focus is thus on a model of interpretation based on the sequence 'expulsion of the tyrant/establishment of a republican regime' which works both for the 'mutation' of 1512 and for that of 1527, which appears to be, probably, the outcome of Florentine loyalty to Savonarola's prophecies. The essay stresses the different attitudes of Machiavelli and Guicciardini compared to this model of interpretation and, in general, to the Consiglio Grande: the passionate memory of the aristocrat Guicciardini contrasts with the cold and indifferent one of Machiavelli, concerning the boldest attempt to establish an 'assembly' system in the Florentine Republic.

La memoria della Repubblica. Gli anni del Consiglio Grande nella letteratura fiorentina del Cinquecento / R. Bruscagli. - In: P.R.I.S.M.I.. - ISSN 1270-9530. - STAMPA. - n. 8:(2007), pp. 35-55.

La memoria della Repubblica. Gli anni del Consiglio Grande nella letteratura fiorentina del Cinquecento

BRUSCAGLI, RICCARDO
2007

Abstract

Il saggio si incentra sulla memoria che i maggiori testi storiografici, cronistici e politici del Cinquecento serbano del cosiddetto 'Consiglio Grande', o 'Maggior Consiglio', ovvero dell'esperimento 'democratico' instaurato a Firenze dopo la cacciata di Piero de' Medici (1494) e durato fino al loro ritorno nel 1512. È una memoria fondamentale per capire come la Firenze della transizione dalla Repubblica al Principato pensò e rappresentò se stessa, nel tentativo di trasformare l'urgenza della cronaca in 'storia', in racconto portatore di significato. Il lavoro passa dunque in rassegna fonti diaristiche (Landucci, Cerretani), storiografiche (ancora Cerretani, e poi gli storici dell'età ormai ducale, Nardi, Segni, Varchi fra gli altri) e, soprattutto, le opere dei due maggiori protagonisti fiorentini di questa età, Machiavelli e Guicciardini. Si mette così a fuoco uno schema interpretativo incentrato sulla sequenza 'cacciata del tiranno/instaurazione di un regime repubblicano' che viene fatto funzionare sia per la 'mutazione' del 1512 sia per quella del 1527, che si rivela essere un portato, probabilmente, della fedeltà fiorentina alle profezie savonaroliane. Si sottolinea la diversa attitudine del Machiavelli e del Guicciardini rispetto a questo schema interpretativo e, in genere, rispetto al Consiglio Grande: quanto appassionata risulta la memoria dell'aristocratico Guicciardini, tanto fredda e indifferente appare quella del Machiavelli, rispetto ad più audace tentativo 'assembleare' della Repubblica di Firenze. This essay focuses on the memory which the main historiograph texts, chronicles and political works of the 16th century hand down of the so-called 'Consiglio Grande', or 'Maggior Consiglio', that is of the 'democratic' experiment set up in Florence after the expulsion of Piero de' Medici (1494) and which lasted until the return of the Medici in 1512. This memory is fundamental to understand how Florence, in the transition from Republic to Principality, thought of and represented itself, in the attempt to transform the urgency of fast-paced events into 'history', into a meaningful story. The work therefore reviews diaries (Landucci, Cerretani), history writing (Cerretani again, and then the historians of the Duchy period, including Nardi, Segni, Varchi) and, above all, the works of two major protagonists of Florentine life in that period, Machiavelli and Guicciardini. The focus is thus on a model of interpretation based on the sequence 'expulsion of the tyrant/establishment of a republican regime' which works both for the 'mutation' of 1512 and for that of 1527, which appears to be, probably, the outcome of Florentine loyalty to Savonarola's prophecies. The essay stresses the different attitudes of Machiavelli and Guicciardini compared to this model of interpretation and, in general, to the Consiglio Grande: the passionate memory of the aristocrat Guicciardini contrasts with the cold and indifferent one of Machiavelli, concerning the boldest attempt to establish an 'assembly' system in the Florentine Republic.
2007
n. 8
35
55
R. Bruscagli
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