Scopo del lavoro La pieloplastica laparoscopica sec. Anderson-Hynes rappresenta il gold standard per il trattamento della stenosi del giunto pieloureterale (SGPU). Descriviamo gli steps chirurgici della pieloplastica laparoscopica sec. Anderson- Hynes con approccio transperitoneale e posizionamento di stent per via anterograda e riportiamo i risultati morfofunzionali dopo l’esecuzione dei primi 100 interventi. Materiali e metodi Tra marzo 2005 e dicembre 2010, 100 pazienti, 47 maschi e 53 femmine (età media 31 anni, range 15-59), con diagnosi incidentale o sintomatica di SGPU, sono stati sottoposti ad transperitoneale sec. Anderson-Hynes. In 11/100 (11%) casi è stato adottato un approccio transmesocolico. In tutti i pazienti è stato utilizzato l’approccio con 3-5 porte di cui una da 12 mm (trocar di Hasson ombelicale/paraombelicale) e le restanti da 5 mm. Lo stent doppio J è stato posizionato sempre per via anterograda, al termine della sutura del piatto posteriore dell’anastomosi. L’anastomosi è stata confezionata con sutura Vicryl 5-0.intervento di pieloplastica laparoscopica transperitoneale Risultati Il tempo operatorio medio è stato di 120 min (90-390). Gli ultimi 30 casi sono stati tutti effettuati con tempi chirurgici sempre inferiori a 120 minuti. Complessivamente, 19 pazienti (19%) presentavano un vaso anomalo che ha richiesto in 15 la trasposizione (15/19, 79%); 9 (9%) avevano litiasi associata. Nessuna conversione open delle procedure è stata richiesta. Il tempo medio di inserimento dello stent ureterale è stato di 5 min (3-22 min), risultando correttamente posizionato in 99 casi (99/100, 99%). La degenza ospedaliera media è stata di 4 giorni (3-10); abbiamo riportato 4 complicanze postoperatorie (4%): perdita prolungata dal drenaggio in 2 casi, un caso di broncopolmonite trattata con antibiotici, un’emorragia sottoglissoniana, originata da un’emangioma epatico, trattata conservativamente senza la necessità di emotrasfusioni e con dimissione in VII giornata postoperatoria. Ad un follow-up medio (range) di 36 (1-72) mesi, il successo della procedura, inteso come miglioramento morfofunzionale, con assenza o riduzione dell’idronefrosi, in paziente asintomatico, è stato del 97%. In 3 pazienti (3/100, 3%) si è osservata una recidiva, ritrattata per via endoscopica o chirurgica a cielo aperto/laparoscopica. Discussione La pieloplastica vlp sec. Anderson-Hynes con posizionamento di stent per via anterograda è il gold standard per il trattamento della SGPU; essa infatti presenta risultati sovrapponibili a quelli che si ottengono con la tecnica open, con i vantaggi della chirurgia mininvasiva. Messaggio conclusivo La nostra casistica evidenzia una bassa incidenza di complicanze postoperatorie e l’assenza di conversioni in open. Inoltre, seppure con follow-up a medio termine, si conferma l’efficacia di questa tecnica, in termini di risoluzione del quadro morfofunzionale e della sintomatologia clinica, con un tasso di successo della procedura pari al 97%.

PIELOPLASTICA LAPAROSCOPICA TRANSPERITONEALE SEC. ANDERSON-HYNES: NOTE DI TECNICA E RISULTATI DOPO 100 CASI / G. Siena; A. Minervini; A. Tuccio; G. Vignolini; L. Masieri; M. Salvi; G. Vittori; A. Lapini; S. Serni; M. Carini.. - STAMPA. - atti 84° Congresso Nazionale SIU:(2011), pp. 255-255. (Intervento presentato al convegno 84° Congresso Nazionale SIU tenutosi a Roma nel 23-26 ottobre 2011).

PIELOPLASTICA LAPAROSCOPICA TRANSPERITONEALE SEC. ANDERSON-HYNES: NOTE DI TECNICA E RISULTATI DOPO 100 CASI

MINERVINI, ANDREA;L. Masieri;SERNI, SERGIO;CARINI, MARCO
2011

Abstract

Scopo del lavoro La pieloplastica laparoscopica sec. Anderson-Hynes rappresenta il gold standard per il trattamento della stenosi del giunto pieloureterale (SGPU). Descriviamo gli steps chirurgici della pieloplastica laparoscopica sec. Anderson- Hynes con approccio transperitoneale e posizionamento di stent per via anterograda e riportiamo i risultati morfofunzionali dopo l’esecuzione dei primi 100 interventi. Materiali e metodi Tra marzo 2005 e dicembre 2010, 100 pazienti, 47 maschi e 53 femmine (età media 31 anni, range 15-59), con diagnosi incidentale o sintomatica di SGPU, sono stati sottoposti ad transperitoneale sec. Anderson-Hynes. In 11/100 (11%) casi è stato adottato un approccio transmesocolico. In tutti i pazienti è stato utilizzato l’approccio con 3-5 porte di cui una da 12 mm (trocar di Hasson ombelicale/paraombelicale) e le restanti da 5 mm. Lo stent doppio J è stato posizionato sempre per via anterograda, al termine della sutura del piatto posteriore dell’anastomosi. L’anastomosi è stata confezionata con sutura Vicryl 5-0.intervento di pieloplastica laparoscopica transperitoneale Risultati Il tempo operatorio medio è stato di 120 min (90-390). Gli ultimi 30 casi sono stati tutti effettuati con tempi chirurgici sempre inferiori a 120 minuti. Complessivamente, 19 pazienti (19%) presentavano un vaso anomalo che ha richiesto in 15 la trasposizione (15/19, 79%); 9 (9%) avevano litiasi associata. Nessuna conversione open delle procedure è stata richiesta. Il tempo medio di inserimento dello stent ureterale è stato di 5 min (3-22 min), risultando correttamente posizionato in 99 casi (99/100, 99%). La degenza ospedaliera media è stata di 4 giorni (3-10); abbiamo riportato 4 complicanze postoperatorie (4%): perdita prolungata dal drenaggio in 2 casi, un caso di broncopolmonite trattata con antibiotici, un’emorragia sottoglissoniana, originata da un’emangioma epatico, trattata conservativamente senza la necessità di emotrasfusioni e con dimissione in VII giornata postoperatoria. Ad un follow-up medio (range) di 36 (1-72) mesi, il successo della procedura, inteso come miglioramento morfofunzionale, con assenza o riduzione dell’idronefrosi, in paziente asintomatico, è stato del 97%. In 3 pazienti (3/100, 3%) si è osservata una recidiva, ritrattata per via endoscopica o chirurgica a cielo aperto/laparoscopica. Discussione La pieloplastica vlp sec. Anderson-Hynes con posizionamento di stent per via anterograda è il gold standard per il trattamento della SGPU; essa infatti presenta risultati sovrapponibili a quelli che si ottengono con la tecnica open, con i vantaggi della chirurgia mininvasiva. Messaggio conclusivo La nostra casistica evidenzia una bassa incidenza di complicanze postoperatorie e l’assenza di conversioni in open. Inoltre, seppure con follow-up a medio termine, si conferma l’efficacia di questa tecnica, in termini di risoluzione del quadro morfofunzionale e della sintomatologia clinica, con un tasso di successo della procedura pari al 97%.
2011
Atti 84° Congresso SIU
84° Congresso Nazionale SIU
Roma
G. Siena; A. Minervini; A. Tuccio; G. Vignolini; L. Masieri; M. Salvi; G. Vittori; A. Lapini; S. Serni; M. Carini.
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