Introduzione. L’effetto positivo del sonno sul consolidamento mnestico è stato ampiamente descritto nel giovane adulto ed è stato recentemente mostrato anche nel bambino. Tuttavia, i pochi studi svolti fino ad ora sono stati condotti quasi esclusivamente su bambini in età scolare. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’effetto del sonno diurno in bambini di età pre-scolare utilizzando un compito di riconoscimento di figure e un compito di priming, al fine di verificare se gli effetti del sonno possano rendersi manifesti in modo diverso in funzione del tipo di recupero (esplicito vs. implicito). Metodi. Sono stati reclutati 23 bambini tra i 3 e i 5 anni. Dopo una fase di apprendimento in cui i soggetti dovevano nominare 40 immagini di animali e oggetti, ciascun soggetto è stato sottoposto ad una condizione di sonno, valutato attraverso registrazione actigrafica (durata media 75 minuti), e ad una condizione di veglia di pari durata. Nella fase di recupero i soggetti sono stati sottoposti, in ordine bilanciato, a un compito di richiamo esplicito, in cui dovevano indicare se 40 immagini presentate erano nuove o già viste, e a un compito di richiamo implicito, in cui dovevano nominare 40 immagini nuove e già viste presentate a 8 livelli di filtraggio mostrati in sequenza ascendente. Risultati. Il numero di risposte corrette nel compito di richiamo esplicito è stato maggiore nella condizione di sonno rispetto a quella di veglia (p < 0.01), mentre l’effetto priming non è risultato diverso fra le due condizioni. Non sono emerse correlazioni significative fra misure actigrafiche del sonno (latenza di addormentamento, tempo totale di sonno, efficienza del sonno e veglia intra-sonno) e prestazioni mnestiche al risveglio. Conclusioni. Analogamente a quanto riportato nell’adulto, anche nel bambino in età prescolare può evidenziarsi un ruolo positivo del sonno per il consolidamento mnestico. Tuttavia, i nostri dati mostrano che il manifestarsi dell’effetto sonno sembra dipendere dal tipo di recupero effettuato. Il miglioramento post-sonno si evidenzia soltanto quando il recupero del materiale è di tipo esplicito. Quanto all’assenza di correlazioni significative fra misure del sonno e prestazioni al compito di richiamo esplicito, essa può essere dovuta al fatto che la registrazione actigrafica non consente di rilevare quelle modificazioni del sonno (ad esempio, durata degli stati NREM e REM, cicli di sonno), che si ipotizza siano correlate alle prestazioni mnestiche.
Effetto del sonno diurno su compiti di priming e recognition in età prescolare / Giganti F.; Arzilli C.; Mori G.; Baldini G.; Toselli M.; Conte F.; Viggiano M.P.; Ficca G.. - STAMPA. - (2013), pp. 13-13. (Intervento presentato al convegno XVIII Riunione Annuale della Società Italiana di Ricerca sul Sonno tenutosi a Roma nel 16 Marzo 2013).
Effetto del sonno diurno su compiti di priming e recognition in età prescolare
GIGANTI, FIORENZA;ARZILLI, CINZIA;TOSELLI, MONICA;VIGGIANO, MARIA PIA;FICCA, GIANLUCA
2013
Abstract
Introduzione. L’effetto positivo del sonno sul consolidamento mnestico è stato ampiamente descritto nel giovane adulto ed è stato recentemente mostrato anche nel bambino. Tuttavia, i pochi studi svolti fino ad ora sono stati condotti quasi esclusivamente su bambini in età scolare. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’effetto del sonno diurno in bambini di età pre-scolare utilizzando un compito di riconoscimento di figure e un compito di priming, al fine di verificare se gli effetti del sonno possano rendersi manifesti in modo diverso in funzione del tipo di recupero (esplicito vs. implicito). Metodi. Sono stati reclutati 23 bambini tra i 3 e i 5 anni. Dopo una fase di apprendimento in cui i soggetti dovevano nominare 40 immagini di animali e oggetti, ciascun soggetto è stato sottoposto ad una condizione di sonno, valutato attraverso registrazione actigrafica (durata media 75 minuti), e ad una condizione di veglia di pari durata. Nella fase di recupero i soggetti sono stati sottoposti, in ordine bilanciato, a un compito di richiamo esplicito, in cui dovevano indicare se 40 immagini presentate erano nuove o già viste, e a un compito di richiamo implicito, in cui dovevano nominare 40 immagini nuove e già viste presentate a 8 livelli di filtraggio mostrati in sequenza ascendente. Risultati. Il numero di risposte corrette nel compito di richiamo esplicito è stato maggiore nella condizione di sonno rispetto a quella di veglia (p < 0.01), mentre l’effetto priming non è risultato diverso fra le due condizioni. Non sono emerse correlazioni significative fra misure actigrafiche del sonno (latenza di addormentamento, tempo totale di sonno, efficienza del sonno e veglia intra-sonno) e prestazioni mnestiche al risveglio. Conclusioni. Analogamente a quanto riportato nell’adulto, anche nel bambino in età prescolare può evidenziarsi un ruolo positivo del sonno per il consolidamento mnestico. Tuttavia, i nostri dati mostrano che il manifestarsi dell’effetto sonno sembra dipendere dal tipo di recupero effettuato. Il miglioramento post-sonno si evidenzia soltanto quando il recupero del materiale è di tipo esplicito. Quanto all’assenza di correlazioni significative fra misure del sonno e prestazioni al compito di richiamo esplicito, essa può essere dovuta al fatto che la registrazione actigrafica non consente di rilevare quelle modificazioni del sonno (ad esempio, durata degli stati NREM e REM, cicli di sonno), che si ipotizza siano correlate alle prestazioni mnestiche.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.