Beyond Rhetoric: Echoes of Cato’s Moralism in Ammianus’ Res Gestae

L’analisi di alcuni passi delle Res gestae concernenti situazioni di quotidianità della Roma del tardo quarto secolo d. C. offre l’opportunità di notare la competenza di Ammiano Marcellino nel raccogliere singoli dettagli sui difetti dei suoi contemporanei e riferimenti ai detti e al comportamento di Catone. Sfruttando passi del famoso Censore, di cui è possibile che avesse acquistato conoscenza attraverso le citazioni dei suoi discorsi contenute nell’opera di Livio (in quegli anni apprezzata e corretta sotto gli auspici di Simmaco e della famiglia dei Nicomachi), Ammiano rappresenta il declino di Roma combinando caratteri ideali e vizi reali. In questo senso, alcune sezioni delle sue Res gestae rivelano un uso sottile della retorica allo scopo di indurre i membri dell’aristocrazia a guardare indietro al passato per riscoprire le fondamenta dell’impero romano. ABSTRACT Analysis of some passages of Res gestae containing accounts of affairs and everyday life in the late fourth-century CE Rome provides the opportunity to notice Ammianus Marcellinus’ skill in collecting individual details regarding the faults of his contemporaries as well as references to Cato’s sayings and behaviour. Exploiting passages from the famous Censor, the knowledge of which he might have acquired even through quotations from his speeches in Livy’s work, in those years appreciated and corrected under the auspices of Symmachus and the Nicomachi family, Ammianus represents Rome’s decline, combining ideal features and real vices. In this light, some sections of his Res gestae reveal a subtle use of rhetoric in order to prompt members of the aristocracy to look back to the past to discover the foundations of the Roman Empire.