Costruito secondo una prospettiva storica di lungo periodo, il saggio si propone di individuare le connessioni che intercorrono tra la sfera della politica, le diverse percezioni del fenomeno prostituzionale e le varie fasi della sua “istituzionalizzazione”. In particolare sottolinea il valore periodizzante del Regolamento Cavour del 1860 che, prospettando per la prima volta un processo di vera e propria criminalizzazione della “devianza” femminile sul piano sessuale, si propone come testo fondante della costruzione di identità di genere destinate ad esercitare un ruolo centrale nel contesto più generale di un’operazione di nation building all’interno del quale, come ha osservato Alberto Banti, la dimensione biopolitica si rivela di rilevanza strategica. L’introduzione di un regime poliziesco straordinariamente vessatorio, che introduce la regola della “registrazione coatta” nell’Albo delle tollerate e l’internamento nelle “case chiuse” di presunte prostitute clandestine da parte delle forze di polizia viene così ad assumere un significato simbolico pregnante, nella stabilizzazione dello stereotipo di una identità femminile la cui dipendenza dal controllo della comunità e la sottomissione all’autorità maschile appaiono il fulcro. E da questo punto di vista le cartelle personali delle donne arrestate per sospetta prostituzione negli ultimi decenni dell’800 conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze appaiono straordinariamente eloquenti. Adeguata di volta in volta alle trasformazioni del quadro politico-istituzionale, sia negli anni della Sinistra storica che durante il fascismo, la legislazione sulla prostituzione avrebbe subito, com’è noto, un’ennesima, drastica revisione nel 1958 (a conclusione di un decennale iter parlamentare), in corrispondenza della cesura rappresentata a livello politico dalla nascita della Repubblica, non senza che la straordinaria impopolarità della legge Merlin – che con l’abolizione del “lenocinio di stato” avrebbe comportato l’eliminazione, almeno sul piano formale, di uno dei più evidenti elementi di discriminazione fra uomini e donne - rappresenti allo stesso tempo una dimostrazione delle continuità sul piano del costume che accompagnano nel nostro paese la conquista della democrazia.

DA CAVOUR A LINA MERLIN. PROSTITUZIONE, IDENTITA' NAZIONALE E RUOLI DI GENERE / Maria Casalini. - In: S-NODI PUBBLICI E PRIVATI NELLA STORIA CONTEMPORANEA. - ISSN 2280-6903. - STAMPA. - 9:(2012), pp. 18-44.

DA CAVOUR A LINA MERLIN. PROSTITUZIONE, IDENTITA' NAZIONALE E RUOLI DI GENERE

CASALINI, MARIA
2012

Abstract

Costruito secondo una prospettiva storica di lungo periodo, il saggio si propone di individuare le connessioni che intercorrono tra la sfera della politica, le diverse percezioni del fenomeno prostituzionale e le varie fasi della sua “istituzionalizzazione”. In particolare sottolinea il valore periodizzante del Regolamento Cavour del 1860 che, prospettando per la prima volta un processo di vera e propria criminalizzazione della “devianza” femminile sul piano sessuale, si propone come testo fondante della costruzione di identità di genere destinate ad esercitare un ruolo centrale nel contesto più generale di un’operazione di nation building all’interno del quale, come ha osservato Alberto Banti, la dimensione biopolitica si rivela di rilevanza strategica. L’introduzione di un regime poliziesco straordinariamente vessatorio, che introduce la regola della “registrazione coatta” nell’Albo delle tollerate e l’internamento nelle “case chiuse” di presunte prostitute clandestine da parte delle forze di polizia viene così ad assumere un significato simbolico pregnante, nella stabilizzazione dello stereotipo di una identità femminile la cui dipendenza dal controllo della comunità e la sottomissione all’autorità maschile appaiono il fulcro. E da questo punto di vista le cartelle personali delle donne arrestate per sospetta prostituzione negli ultimi decenni dell’800 conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze appaiono straordinariamente eloquenti. Adeguata di volta in volta alle trasformazioni del quadro politico-istituzionale, sia negli anni della Sinistra storica che durante il fascismo, la legislazione sulla prostituzione avrebbe subito, com’è noto, un’ennesima, drastica revisione nel 1958 (a conclusione di un decennale iter parlamentare), in corrispondenza della cesura rappresentata a livello politico dalla nascita della Repubblica, non senza che la straordinaria impopolarità della legge Merlin – che con l’abolizione del “lenocinio di stato” avrebbe comportato l’eliminazione, almeno sul piano formale, di uno dei più evidenti elementi di discriminazione fra uomini e donne - rappresenti allo stesso tempo una dimostrazione delle continuità sul piano del costume che accompagnano nel nostro paese la conquista della democrazia.
2012
9
18
44
Maria Casalini
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