I tumori del Sistema Nervoso Centrale sono la più comune forma di neoplasia solida dell’infanzia e la seconda forma maligna dopo la leucemia per diffusione in età pediatrica. Il concetto di grado di malignità in queste neoplasie acquista connotazioni particolari, dato che anche forme potenzialmente poco aggressive possono danneggiare in modo grave aree coinvolte in funzioni di sostentamento vitale o compromettere lo sviluppo mentale del bambino. La prognosi della malattia è molto incerta, con oscillazioni che vanno dal 20% al 70% di sopravvivenza a 5 anni. Nella presa in carico di queste patologie l’équipe dei curanti si trova esposta a fortissime sollecitazioni emotive, affrontate spesso in una situazione di stretta contiguità tra operatori, pazienti e familiari, sotto il carico di pressioni organizzative notevoli e nella necessità di una assunzione di responsabilità spesso molto gravosa (Tringali e Papini, 2004, Lauro-Grotto et al., 2007). In questo contesto il presente lavoro indaga, secondo una prospettiva fenomenologico-ermeneutica, i fenomeni che si riallacciano alla dimensione relazionale della cura, intesa sia come tessuto delle relazioni che sostanziano, rendolo efficace o ostacolandolo, l’agire terapeutico del gruppo (Carli e Paniccia, 2003; Correale, 2006), che come modalità di declinare la dimensione personale all’interno della relazione con i pazienti e con le famiglie.

La dimensione relazionale della cura: aspetti problematici e risorse in un gruppo di operatori dell'area critica di neurochirurgia pediatrica / Lauro Grotto R.; Tringali D.. - STAMPA. - (2008), pp. 181-181. (Intervento presentato al convegno Estratti deAIP- X congresso nazionale di psicologia clinica e dinamica. tenutosi a Padova nel 12-13 Settembre 2008).

La dimensione relazionale della cura: aspetti problematici e risorse in un gruppo di operatori dell'area critica di neurochirurgia pediatrica.

LAURO GROTTO, ROSAPIA;
2008

Abstract

I tumori del Sistema Nervoso Centrale sono la più comune forma di neoplasia solida dell’infanzia e la seconda forma maligna dopo la leucemia per diffusione in età pediatrica. Il concetto di grado di malignità in queste neoplasie acquista connotazioni particolari, dato che anche forme potenzialmente poco aggressive possono danneggiare in modo grave aree coinvolte in funzioni di sostentamento vitale o compromettere lo sviluppo mentale del bambino. La prognosi della malattia è molto incerta, con oscillazioni che vanno dal 20% al 70% di sopravvivenza a 5 anni. Nella presa in carico di queste patologie l’équipe dei curanti si trova esposta a fortissime sollecitazioni emotive, affrontate spesso in una situazione di stretta contiguità tra operatori, pazienti e familiari, sotto il carico di pressioni organizzative notevoli e nella necessità di una assunzione di responsabilità spesso molto gravosa (Tringali e Papini, 2004, Lauro-Grotto et al., 2007). In questo contesto il presente lavoro indaga, secondo una prospettiva fenomenologico-ermeneutica, i fenomeni che si riallacciano alla dimensione relazionale della cura, intesa sia come tessuto delle relazioni che sostanziano, rendolo efficace o ostacolandolo, l’agire terapeutico del gruppo (Carli e Paniccia, 2003; Correale, 2006), che come modalità di declinare la dimensione personale all’interno della relazione con i pazienti e con le famiglie.
2008
Estratti del X° congresso nazionale di psicologia clinica e dinamica.
Estratti deAIP- X congresso nazionale di psicologia clinica e dinamica.
Padova
Lauro Grotto R.; Tringali D.
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