Accanto al romanzo sceneggiato, caratterizzato dalla fedeltà filologica agli archetipi narrativi (letterari, paraletterari, storici), una produzione altrettanto significativa è rappresentata dall’originale televisivo, ideato esclusivamente per il piccolo schermo a partire dalla drammatizzazione di documenti storici o di biografie di uomini illustri. L’analisi di quest’ultima testualità – caratterizzata da una forte vocazione modellizzante dal punto di vista etico, culturale e linguistico – e il confronto con il suo “epigono” attuale, la miniserie biografica, costituiscono un’interessante chiave di lettura di alcuni cambiamenti della società italiana negli ultimi decenni. La miniserie – che per la sua funzione neoidentitaria può senza dubbio essere considerata il «vero e proprio genere televisivo nazionale» (Petrocchi 2001) – si qualifica come erede diretto dello sceneggiato da cui si differenzia però per l’intento divulgativo e non più pedagogico. La miniserie racconta storie di ogni genere, privilegiando, per la sua natura edificante e a volte celebrativa, soprattutto eventi storici, biografie e testi letterari, ma anche temi della società attuale e grandi fatti di cronaca. L’intervento propone un confronto tra Caravaggio di Blasi (1967) e Puccini di Bolchi (1973) e le due miniserie “remake” Caravaggio di Longoni (2006) e Puccini di Capitani (2009). Nell’analisi linguistica si tiene conto dei tratti relativi a intonazione, pronuncia e morfosintassi; più in dettaglio si indaga la dimensione stilistico-lessicale, al fine di restituire le dinamiche del parlato in esse simulato che assume modalità differenti. In tal senso, si profila un repertorio di stili comunicativi che va da quello artificioso e innaturale – che presenta un parlato orientato verso lo standard, ma privo di qualsiasi escursività sociocomunicativa – a quello sobrio e colloquiale – in cui si riscontra un parlato orientato verso registri stilistici medio-alti tendenti al neostandard, con un’accurata escursività sociostilistica appropriata alle diverse situazioni comunicative – a quello letterario ma semplice in cui il parlato recitato oscilla tra la lingua letteraria e un’attendibile mimesi dell’oralità seppur di tono ottocentesco.
La lingua di originali e miniserie: cinquant’anni di biografie raccontate in tv / Stefania Iannizzotto. - STAMPA. - (2012), pp. 101-126. (Intervento presentato al convegno L´Italia e i mass-media tenutosi a Bergen (Norvegia) nel 16/11/2011).
La lingua di originali e miniserie: cinquant’anni di biografie raccontate in tv
IANNIZZOTTO, STEFANIA
2012
Abstract
Accanto al romanzo sceneggiato, caratterizzato dalla fedeltà filologica agli archetipi narrativi (letterari, paraletterari, storici), una produzione altrettanto significativa è rappresentata dall’originale televisivo, ideato esclusivamente per il piccolo schermo a partire dalla drammatizzazione di documenti storici o di biografie di uomini illustri. L’analisi di quest’ultima testualità – caratterizzata da una forte vocazione modellizzante dal punto di vista etico, culturale e linguistico – e il confronto con il suo “epigono” attuale, la miniserie biografica, costituiscono un’interessante chiave di lettura di alcuni cambiamenti della società italiana negli ultimi decenni. La miniserie – che per la sua funzione neoidentitaria può senza dubbio essere considerata il «vero e proprio genere televisivo nazionale» (Petrocchi 2001) – si qualifica come erede diretto dello sceneggiato da cui si differenzia però per l’intento divulgativo e non più pedagogico. La miniserie racconta storie di ogni genere, privilegiando, per la sua natura edificante e a volte celebrativa, soprattutto eventi storici, biografie e testi letterari, ma anche temi della società attuale e grandi fatti di cronaca. L’intervento propone un confronto tra Caravaggio di Blasi (1967) e Puccini di Bolchi (1973) e le due miniserie “remake” Caravaggio di Longoni (2006) e Puccini di Capitani (2009). Nell’analisi linguistica si tiene conto dei tratti relativi a intonazione, pronuncia e morfosintassi; più in dettaglio si indaga la dimensione stilistico-lessicale, al fine di restituire le dinamiche del parlato in esse simulato che assume modalità differenti. In tal senso, si profila un repertorio di stili comunicativi che va da quello artificioso e innaturale – che presenta un parlato orientato verso lo standard, ma privo di qualsiasi escursività sociocomunicativa – a quello sobrio e colloquiale – in cui si riscontra un parlato orientato verso registri stilistici medio-alti tendenti al neostandard, con un’accurata escursività sociostilistica appropriata alle diverse situazioni comunicative – a quello letterario ma semplice in cui il parlato recitato oscilla tra la lingua letteraria e un’attendibile mimesi dell’oralità seppur di tono ottocentesco.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.