Il saggio attraverso un percorso trasversale di rilettura dello Zibaldone indaga il binomio identità/diversità nel confronto che Leopardi istituisce tra italiano (lingua scritta) e francese (lingua parlata). Leopardi ribalta in negativo quello che per Manzoni è il pregio più assoluto del francese, vale a dire l’identificazione storico-culturale, nella tradizione comunicativa transalpina, tra lingua della conversazione e lingua letteraria. Leopardi considera un elemento di univocità, e quindi di sterilità funzionale e comunicativa, il fatto che l’indole di una lingua sia modellata sulla conversazione civile o su un linguaggio di convenzione. Al contrario lingue come la greca e l’italiana, modellate e formate sin dalle loro origini sull’indole “propria” e “naturale”, hanno in sé un forte potenziale di polifunzionalità comunicativa grazie alla possibilità di creare escursività dalla “favella popolare” alla scrittura colta. A rinforzo si può rammentare anche la considerazione formulata da Leopardi a proposito della potenzialità stilistica dell’italiano di spaziare, nelle arditezze dello stile poetico, tra modi inusitati della lingua delle origini, divenuti poi desueti e quindi stilisticamente ricercati nella lingua più moderna, e modi autenticamente usuali o aulici nella lingua più attuale. Nel saggio si cerca di documentare questa problematica e di rilevare la dinamica intratestuale delle osservazioni pertinenti nello Zibaldone, al fine ultimo di ricostruire un possibile profilo in positivo della “diversità” storico-comunicativa della nostra lingua nazionale.

Una lingua “diversa”: l’italiano nella percezione storico-linguistica di Giacomo Leopardi / Stefania Iannizzotto. - STAMPA. - 1:(2007), pp. 723-736. (Intervento presentato al convegno Identità e diversità nella lingua e nella letteratura italiana tenutosi a Lovanio - Louvain-la-Neuve - Anversa - Bruxelles nel 16-19 luglio 2003).

Una lingua “diversa”: l’italiano nella percezione storico-linguistica di Giacomo Leopardi

IANNIZZOTTO, STEFANIA
2007

Abstract

Il saggio attraverso un percorso trasversale di rilettura dello Zibaldone indaga il binomio identità/diversità nel confronto che Leopardi istituisce tra italiano (lingua scritta) e francese (lingua parlata). Leopardi ribalta in negativo quello che per Manzoni è il pregio più assoluto del francese, vale a dire l’identificazione storico-culturale, nella tradizione comunicativa transalpina, tra lingua della conversazione e lingua letteraria. Leopardi considera un elemento di univocità, e quindi di sterilità funzionale e comunicativa, il fatto che l’indole di una lingua sia modellata sulla conversazione civile o su un linguaggio di convenzione. Al contrario lingue come la greca e l’italiana, modellate e formate sin dalle loro origini sull’indole “propria” e “naturale”, hanno in sé un forte potenziale di polifunzionalità comunicativa grazie alla possibilità di creare escursività dalla “favella popolare” alla scrittura colta. A rinforzo si può rammentare anche la considerazione formulata da Leopardi a proposito della potenzialità stilistica dell’italiano di spaziare, nelle arditezze dello stile poetico, tra modi inusitati della lingua delle origini, divenuti poi desueti e quindi stilisticamente ricercati nella lingua più moderna, e modi autenticamente usuali o aulici nella lingua più attuale. Nel saggio si cerca di documentare questa problematica e di rilevare la dinamica intratestuale delle osservazioni pertinenti nello Zibaldone, al fine ultimo di ricostruire un possibile profilo in positivo della “diversità” storico-comunicativa della nostra lingua nazionale.
2007
Identità e diversità nella lingua e nella letteratura italiana
Identità e diversità nella lingua e nella letteratura italiana
Lovanio - Louvain-la-Neuve - Anversa - Bruxelles
16-19 luglio 2003
Stefania Iannizzotto
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