Il saggio mette in luce l’importanza della lezione pascoliana nella poesia di Giorgio Caproni, dalle prime prove poetiche fino alle ultime raccolte degli anni ’70 e ’80. Nel primo paragrafo, attraverso l’esame di alcuni saggi critici, interviste e documenti epistolari, vengono brevemente ripercorsi i giudizi di Caproni sulla figura di Pascoli: in essi ricorre significativamente il termine “inquietudine”. Caproni considerava infatti il poeta di Myricae il primo autore ad aver introdotto nella lingua poetica italiana il “seme” del turbamento che avrebbe caratterizzato la poesia del Novecento. Attraverso alcuni riscontri testuali, il secondo e il terzo paragrafo del saggio mostrano come nella poesia di Caproni la lezione di “inquietudine” della parola pascoliana sia legata all’emergere di alcuni temi-chiave quali il tentato ritorno ai luoghi dell’infanzia e del passato, il viaggio, il colloquio con i morti. Il quarto paragrafo tenta di individuare alcuni degli strumenti espressivi attraverso cui il “seme dell’inquietudine” gettato da Pascoli riemerge nelle pagine di Caproni: l’uso insistito della paronomasia, l’importanza attribuita ai valori fonici e alle notazioni acustiche, la funzione fondamentale della parentesi. Nell’ultimo paragrafo vengono segnalate alcune consonanze di poetica tra Pascoli e Caproni.
"Il seme dell'inquietudine da Pascoli a Caproni" / Anna Chella. - In: RIVISTA PASCOLIANA. - ISSN 1120-8856. - STAMPA. - (2014), pp. 111-136.
"Il seme dell'inquietudine da Pascoli a Caproni"
CHELLA, ANNA
2014
Abstract
Il saggio mette in luce l’importanza della lezione pascoliana nella poesia di Giorgio Caproni, dalle prime prove poetiche fino alle ultime raccolte degli anni ’70 e ’80. Nel primo paragrafo, attraverso l’esame di alcuni saggi critici, interviste e documenti epistolari, vengono brevemente ripercorsi i giudizi di Caproni sulla figura di Pascoli: in essi ricorre significativamente il termine “inquietudine”. Caproni considerava infatti il poeta di Myricae il primo autore ad aver introdotto nella lingua poetica italiana il “seme” del turbamento che avrebbe caratterizzato la poesia del Novecento. Attraverso alcuni riscontri testuali, il secondo e il terzo paragrafo del saggio mostrano come nella poesia di Caproni la lezione di “inquietudine” della parola pascoliana sia legata all’emergere di alcuni temi-chiave quali il tentato ritorno ai luoghi dell’infanzia e del passato, il viaggio, il colloquio con i morti. Il quarto paragrafo tenta di individuare alcuni degli strumenti espressivi attraverso cui il “seme dell’inquietudine” gettato da Pascoli riemerge nelle pagine di Caproni: l’uso insistito della paronomasia, l’importanza attribuita ai valori fonici e alle notazioni acustiche, la funzione fondamentale della parentesi. Nell’ultimo paragrafo vengono segnalate alcune consonanze di poetica tra Pascoli e Caproni.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.