Nel segno di Antigone: disobbedienza femminista e queer

Mi sono posta qui tre obiettivi: in primo luogo, definire il concetto di disobbedienza, tracciando le differenze tra il concetto di disobbedienza civica e concetti limitrofi quali obiezione di coscienza, disobbedienza politica e potere destituente. Una volta delimitati i confini del concetto di disobbedienza sul piano teorico politico, il mio secondo obiettivo è ripercorrere alcune tra le principali interpretazioni della figura di Antigone offerte dalla riflessione femminista. Bonnie Honig ha osservato che nella filosofia politica contemporanea, grazie soprattutto ad alcune teoriche femministe, il richiamo alla figura di Antigone ha consentito la nascita e l'elaborazione di una nuova forma di umanesimo che si contrappone all'umanesimo illuminista. Se un tempo era Edipo la figura più spesso evocata a fondamento di un umanesimo incentrato sul valore della razionalità umana, dell'autonomia, dell'individualità, oggi Antigone è la figura cui ci si rifanno quanti vogliono ricordare l'esperienza comune e familiare a tutti gli esseri umani dell'elaborazione del lutto, della sofferenza procurata dalla perdita di una persona cara, sofferenza che è legata alla nostra natura corporea ed emotiva, alla nostra esposizione all'altro, alla nostra fragilità e vulnerabilità. Il terzo obiettivo è, quindi, offrire nelle conclusioni qualche spunto di riflessione sul modo in cui mi pare che questo “nuovo umanesimo” abbia trovato una qualche forma di circolazione nei movimenti sociali contemporanei, soprattutto mediante il ruolo politico che il corpo, per tanto tempo espulso dallo spazio pubblico, viene a giocare nell'esperienza di quella forma particolare di espressione della disobbedienza che è l'occupazione della piazza e delle strade.